CAP 5

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CAP 5

Eccoci nella capitale.

Città eterna.

Città dalle mille sfacciettature.

Città che riesce a far innamorare del suo splendore anche un rozzo e burbero ragazzo come me!

Città dai mille colori e mille profumi.

Roma città eterna!

Io è i ragazzi avevamo fatto il viaggio insieme da Macerata.

Viaggiare da solo non mi era mai piaciuto.

La solitudine non mi apparteneva.

Solo quando ero veramente incazzato preferivo esiliarmi nella mia solitudine!

Ma erano rari i casi in cui mi arrabbiavo seriamente.

Potevo contarli su una mano.

-Ragazzi siamo quasi arrivati, finalmente! La prossima volta che qualcuno decidete di fare il viaggio in macchina giuro che lo meno di santa ragione!

-Bara ma perché cavolo ti devi sempre lamentare? Sei peggio di una donna!

-Senti chi parla, Kovar sono figo, sono bello peccato che non faccio il fotomodello!

-E questa da dove ti è venuta fuori?

-Frappò mi vengono spontanee, questo è il problema! Ahahah

Una risata generale si era propagata nell'autovettura che ci stava conducendo agli alloggi che ci avrebbero ospitato.

Il navigatore ci aveva condotto davanti all'ingresso di un comprensorio.

Lo stesso che ormai conoscevamo tutti bene.

Ogni anno sempre la stessa routine.

Ritrovo a Roma con presentazione della squadra e primi allenamenti.

Ci andavamo ad aggiungere ai neo entrati in nazionale che si trovavano già qui da qualche settimana.

Compito principale, appena arrivati era la divisione delle camere.

Come una scolaresca alla prima gita all'estero erano iniziati i primi battibecchi per chi doveva stare in camera con chi.

Altro che ragazzi maturi in ritiro per costruire una World League, noi eravamo come dei ragazzini di quattordici anni indaffarati a decidere con chi dividere le stanze per i prossimi giorni.

Solo perché mister Berruto non aveva fatto ancora il suo ingresso.

Se ci fosse stato lui non sarebbe volata nemmeno una mosca.

Lui sapeva come far regnare il silenzio.

I suoi metodi funzionavano perfino con Travica!

Nella stanza principale a poco poco stavano arrivando tutti i componenti della nazionale che erano partiti dalle città in cui giocavano con i loro club.

Strano a dirsi l'ultimo a ad arrivare fu il Vetto.

Colpa da attribuire alle linee ferroviarie statali, ritardo di 2 ore e 20.

Non avevo mai visto Luca così in ansia per essere arrivato in ritardo, si era scusato con il mister e con tutti noi.

Era sempre troppo preoccupato di far dispiacere agli altri che non si era accorto di essere senza i bagagli.

Dal fondo della sala, Anzani gli disse...

-Vetto ma le valige le hai lasciate fuori?

-Cazzo! Cioè scusatemi...volevo dire cavolo le ho lasciate sul taxi, che si sarà fermato qua fuori ad aspettarmi! 

Ma merda mi partirà di sicuro uno stipendio per quanto è rimasto fermo lì!

Così dicendo corse i fuori alla velocità della luce a recuperare tutte le sue cose.

Fortunatamente il tassista fu comprensivo, volle in cambio una foto e un autografo per le due figlie, la moglie e la suocera con tanto di dedica!

I ritiri erano anche quello.

Siparietti comici che ci facevano passare le giornate così.

Almeno non ci si annoiava.

Fortuna che eravamo arrivati da neanche tre ore...

Chissà cosa ci attendeva nei giorni che sarebbero seguiti!

Lo avremmo scoperto ben presto!

Dopo l'assegnazione delle stanze da parte del mister ci sistemammo per disfare i bagagli.

Un piccolo riposino per recuperare le forze ci sarebbe stato volentieri.

Ma io in camera ero con il Drago, e con lui non si riesce a riposare nemmeno per un minuto!

Così decidemmo di andare a fare un giro in esplorazione del quartiere.

Il mister ci aveva concesso il pomeriggio tutto per noi.

Questo significava che fino a contrordine potevamo fare quello che volevamo, sempre ricordandoci per quale motivo eravamo lì.

Non facemmo in tempo a mettere un piedi fuori dagli alloggi che fummo letteralmente assaliti dalle fans.

Ci volle più di quaranta minuti per riuscirci a liberare.

A me personalmente piaceva far contente le mie fan.

Si sa mai che tra quelle ragazze un giorno o l'altro avrei incontrato la donna della mia vita.

Ma fino quel momento mi sarei limitato a chiedere il numero a quelle più fighe!

Travica doveva prendere esempio dal sottoscritto.

Puntare la preda, chiederle il numero, uscirci e concludere in grande stile!

Ecco quello che doveva fare.

Ma il dongiovanni Dragan Travica sembrava essere andato in letargo.

Aveva detto di volersi concentrare solo sulla pallavolo e lo stava facendo per davvero. Nessuna distrazione per lui.

non me la raccontava giusta, forse aveva lasciato qualche bella pulzella in quel della Russia, e non voleva dirlo a nessuno.

Ci fermammo a bere una bibita in un bar il vicino, per non allontanarci troppo dalla base.

Volevo scucire qualche informazione in più sulla vita privata al palleggiatore, ma lui sembrava essere una tomba.

Di parlare non ce l'aveva proprio nell'anticamera del cervello!

Travica mi era mancato, un anno a Macerata senza lui non era stata la stessa cosa.

La sua mancanza si era fatta sentire.

Non sono una persona mielosa, ma il signor Travica per me è come un fratello!

Adesso che ci eravamo rincontrati dopo il campionato dovevamo raccontarci un mucchio di cose.

Così ci pensai io ad intrattenerlo con i miei aneddoti e con i racconti delle sere passate da Gino.

Anche a lui era mancato Gino e le sue mitiche medie rosse!

Gino era un istituzione per chi era passato per la Lube.

Il festeggiare la vittoria da lui era un uso e consuetudine che ormai c'era da tanto di quel tempo che nessuno si ricordava quando sia nata di preciso

Amore Con La A MaiuscolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora