Capitolo 42

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Apro gli occhi, al suono della pioggia sul cemento, che mi sveglia. Mi manca il suono della pioggia. Non pioveva molto in Oregon, figuriamo a Los Angeles. Quando in Oregon pioveva, mi sedevo sempre in veranda e guardavo, era una cosa che sembreva così travolgente. Mi giro di lato e noto che Alana non è qui. La sua metà letto era ordinamente rifatta. Alzo le sopracciglia e tiro le coperte, arrancando verso la porta, e trovo la nostra stanza d'albergo vuota. Mi acciglio e mi avvio in cucina. C'è un bigliettino piegato sul bancone, lo raggiungo prima di sentire un rumore che proviene dal divano. Dimentico per un attimo l'appunto e cammino verso il divano, doce c'è Harry che sta giocando con il suo telefono.

"Hey." Dico, rotolando sul divano e poggiando la testa sul petto di Harry. Posa il telefono a terra e mi abbraccia.

"Buon giorno." Dice, lasciando un bacio sulla mia testa. Alzo la testa e gli bacio le labbra.

"Buon giorno. Dove sono tutti?" Chiedo.

"Sono andati a fare colazione fuori, hanno lasciato un post-it, sapendo che io e te ci saremmo svegliati tardi. Comunque, grazie per avermi aspettato." Dice sorridendo, le sue fossette sono visibili. Lo bacio di nuovo e lui mette una mano dietro al mio collo, spingendomi verso di lui.

Mi bacia più forte di prima. "Hey." Dico, spostandomi un po'. "Sono appena uscito dal letto e probabilmente ho quel terribile odore mattutino." Rotea gli occhi e mi da un altro bacio a stampo. Poggio la testa sul suo petto, ascoltando il suo cuore. Passa una mano fra i miei capelli, facendomi sorridere. "Mi dirai perché hai fatto tardi ieri sera?" Chiedo.

Sbadiglia. "Sì, ma devi promettermi di non dirlo ai ragazzi, non per ora." Alzo la testa e lo guardo. Si raddrizza per mettersi al mio fianco.

"Perché no?" Chiedo, interessandomi.

"Non è un grande affare." Dice. Afferro la sua mano e aspetto che parli. "Quell'uomo, mi ha stressato così tanto, perché voleva parlare con me. Non volevo andare ieri sera, ma mi è sembrato scortese non accettare. Mi ha detto di quanto sia bravo come cantante, e quanto potenziale ho, e poi, mi ha chiesto se avevo mai considerato l'idea di essere un cantante solista. Ciò significherebbe lasciare gli One Direction, i miei migliori amici, con cui sono cresciuto." Dice. Porto la sua mano verso la mia bocca mentre parla, capendo quanto sia frustrato.

"Cosa gli hai detto?" Gli chiedo.

"No, ovviamente. Non c'è modo che io lasci gli One Direction. Non c'è modo che io lasci i ragazzi, o le fans così. Assolutamente no." Dice, ma sembra irritato.

Lo guardo. "Perché sei arrabbiato allora?" Chiedo.

"Perché, quando mi ha chiesto di diventare un solista, ho preso in considerazione l'idea. Ancora penso di lasciare il gruppo ed essere solo Harry, non Harry degli One Direction." Dice prima di premere la fronte contro la mia, e chiudere gli occhi. "Non voglio essere un solista, sono disgustato anche solo dall'idea di averlo pensato." Mi lascia un bacio sulla fronte. "Dopo che ha parlato con me, mi sono seduto da solo al tavolo dov'eravamo, e ho pensato a come mi sarei sentito se avessi lasciato gli One Direction. Sembra terribile essere un solista. Per me, lo sarebbe."

"Perché non vuoi che lo dica ai ragazzi?" Chiedo, accarezzandogli la guancia con il mio pollice.

"Perché so come sono. Cercheranno di convincermi a lasciare il gruppo. Non perché non mi vogliono più, ma perché si sentirebbero come se mi stessero facendo perdere una grande occasione. Non so se potrei vivere senza di loro." Dice, mettendo la sua mano sulla mia, che è ancora sulla sua guancia. "Mi sento colpevole per averlo pensato." Dice. Lo bacio lentamente.

"Non sentirti in colpa." Dico. "Anche loro lo hanno considerato. E' un'occasione unica, e tu devi scegliere tra i tuoi migliori amici e la fama." Dico, baciandolo di nuovo. Questa volta, lascio che mi baci quanto vuole.

StalkerStyles (Traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora