Capitolo 1 - L'ultimo giorno di scuola (parte 2)

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"Io non capisco perché hanno messo in punizione solo noi

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"Io non capisco perché hanno messo in punizione solo noi." Claire si abbandonò su una sedia, buttando la borsa per terra in malo modo. "Che vuol dire che quelle imbecilli avevano le prove per lo spettacolo del diploma? È evidente che vengono favorite."

"Dici?" chiese Juliet, sempre fiduciosa nel prossimo. "Però non me lo aspettavo. Dopo tutte le donazioni che tuo zio ha fatto alla scuola, credevo che l'avresti scampata."

"Figurati." rispose Claire, convinta che questo non fosse sufficiente. La figlia del sindaco sarebbe sempre stata in una botte di ferro. "Tanto lo sapevo che andava a finire così. Tu piuttosto, non eri inclusa nella punizione, potevi andartene a casa."

L'amica fece spallucce. "Nessun problema. L'ho fatto per solidarietà."

Rachel a malapena le ascoltava. Si sedette in silenzio, tirò fuori un libro dalla borsa e cominciò a ripassare geografia. Dopo lo spettacolo penoso a cui aveva assistito, era certa che Ramirez non ci sarebbe andato tanto leggero. Se non altro era un modo per sfruttare quelle due ore extra. Inoltre, studiare l'avrebbe distratta dal pensiero fisso dell'esame di filosofia e da quello che aveva combinato, talmente era nervosa. Meno male che il diverbio con le cheerleader era avvenuto alla fine dell'anno e la sua domanda per Stanford era stata già accettata, altrimenti quell'episodio avrebbe segnato la fine dei suoi sogni di gloria.

Dopo aver rimandato tutti in classe, il professor Ramirez le aveva portate nell'ufficio del preside insieme alle cheerleader e lì avevano dovuto spiegare i motivi di quella scenata. Alla fine il preside si era convinto a non chiamare le famiglie, anche perché erano tutte maggiorenni, e a non prendere provvedimenti disciplinari che sarebbero finiti sui loro curricula scolastici. Lei e le amiche però si erano beccate due ore di punizione da scontare dopo gli esami del pomeriggio, mentre le cheerleader se l'erano cavata con la scusa delle prove.

Nella stanza c'erano loro tre, un tizio seduto al primo banco che sembrava strafatto, un metallaro con un giacchetto di pelle e borchie, e una ragazza dai capelli viola con il viso coperto di piercing. Infine, altri due ragazzi all'apparenza anonimi se ne stavano seduti nei banchi in fondo a farsi i fatti loro.

A controllare che non combinassero guai c'era un professore anziano, che se ne stava seduto alla cattedra intento a leggere il giornale.

Juliet decise di imitare Rachel e aprì un libro, mentre Claire metteva le braccia sul tavolo e vi appoggiava il mento, intenzionata a farsi un sonnellino. Al momento, lo studio era l'ultima delle sue fantasie.

Rachel tentò di concentrarsi sulle pagine, ma il metallaro e la ragazza con i piercing si stavano scambiando effusioni decisamente poco caste e concentrarsi risultava difficile.

"Cavolo, le sta risucchiando la faccia..." sussurrò Juliet sconcertata.

Senza staccare gli occhi dal libro, Rachel ridacchiò.

"Disgustoso eh?"

Uno dei ragazzi seduti in fondo si era avvicinato senza che se ne accorgessero. Aveva un viso familiare, probabilmente perché era capitato di incrociarlo nei corridoi, ma non si erano mai parlati. Strano però che nessuna di loro avesse ben in mente la sua immagine, visto che nel complesso non era per niente male. Alto, biondo, con profondi occhi azzurri e un sorriso smagliante. Difficile non notarlo.

Bloody Castle - All'ombra della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora