Capitolo 8 - Punti da una rosa

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Dean salì gli ultimi gradini della scala a chiocciola, trovandosi nell'atrio principale della grande torre est, la più alta del maniero, dove Nickolaij si era stabilito al loro arrivo

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Dean salì gli ultimi gradini della scala a chiocciola, trovandosi nell'atrio principale della grande torre est, la più alta del maniero, dove Nickolaij si era stabilito al loro arrivo. Quella era già la seconda volta che veniva convocato nel suo studio in meno di ventiquattro ore; la prima era stata dopo l'avvertimento di Mary, per fare rapporto sugli ultimi avvenimenti. Era consapevole di doverlo informare, ma aveva cercato fino all'ultimo di rimandare quel momento, sperando di avere più tempo per preparare una storia che avesse senso. Invece, l'assenza di quella ragazza alla cerimonia non doveva essere passata inosservata allo sguardo attento di Nickolaij e sarebbe toccato a lui pagarne le conseguenze. Come previsto, infatti, lo aveva trovato in piena collera e molto poco incline ad ascoltare le sue giustificazioni. Gli aveva spiegato come erano andate le cose nel bosco, dall'attacco dei lupi al suo ferimento e di come, semicosciente, avesse sentito gli umani discutere della scena a cui avevano assistito alla cerimonia, una volta tornati al castello.

Alla fine, si era prostrato ai suoi piedi, chiedendo perdono per non essere stato in grado di impedire loro di scappare. Visibilmente infastidito, Nickolaij gli aveva lanciato uno dei suoi sguardi raggelanti, per poi cacciarlo in malo modo, assicurandogli che sarebbero tornati sulla questione più avanti. Del resto, non si sarebbe aspettato niente di meno.

Come previsto, infatti, neanche un giorno dopo era di nuovo lì, davanti a quella porta, pronto a prendersi le proprie responsabilità.

Bussò due volte e una voce all'interno lo invitò subito ad entrare. L'ambiente era immerso nella penombra, ma non se ne stupì. Era al corrente da anni dell'ostilità di Nickolaij per la luce del sole, ciò nonostante i suoi occhi si abituarono presto alla semioscurità e impiegò solo pochi istanti a individuare la sua figura, intenta a prendersi cura di un vaso di rose. Così, senza aspettare una sua parola, mise il ginocchio a terra e chinò il capo in segno di sottomissione. "Mi avete fatto chiamare, mio Signore?" chiese, mantenendo lo sguardo fisso sul pavimento.

Troppo concentrato nel togliere le foglie secche dal mazzo di fiori, lui sembrò non prestare attenzione alla domanda. "La poca luce non giova alle mie rose." rifletté poco dopo in tutta semplicità, prima di concedergli di alzarsi con un breve gesto della mano. Dalla voce sembrava aver ritrovato la calma, eppure Dean si guardò bene dal trarre conclusioni affrettate.

"Le rose sono belle, ma con esse ti puoi pungere... Ti ha mai punto una rosa?" gli domandò, voltandosi per la prima volta a guardarlo.

Come sempre, Dean cercò di non dare troppo peso a quello sguardo che sembrava scrutarti l'anima e rimase concentrato sulla sua domanda apparentemente innocua, ma contenente chissà quali significati nascosti.

"No Signore, non mi è mai capitato." rispose perplesso.

"Sai, ammiro molto le rose, sono fiori straordinari. All'apparenza così innocenti e delicati, non ti aspetteresti mai di essere tradito da loro." Prese uno dei fiori e lo sollevò all'altezza del viso, contemplandolo alla luce fioca delle lampade.

Bloody Castle - All'ombra della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora