Era pomeriggio inoltrato quando Dean scese dal piano di sopra. Gli altri erano tornati in città, mentre lui aveva preferito restarsene in camera a leggere. La sola idea di accompagnarli di nuovo per bancarelle e locali era bastata per dissuaderlo ad andare con loro.
Ora però avvertiva una strana sensazione di disagio, come se si sentisse in colpa. Forse non era stato saggio lasciarli a loro stessi, visti i precedenti della sera prima. Si era raccomandato di non combinare altri guai in sua assenza, ma dubitava che lo avrebbero ascoltato. Erano come dei bambini.
Quando arrivò nella sala comune della locanda, trovandola semideserta, pensò che fosse una situazione provvidenziale. In fondo, accanto a una cristalliera di legno, c'era un vecchio telefono a gettoni, di quelli che Dean aveva visto solo quando gli capitava di visitare qualche città straniera, ma che nessuno usava più. Ormai avevano tutti il cellulare, compreso lui, ma non lo aveva portato per timore che qualcuno, chiamandolo da Bran, gli avrebbe creato problemi. Niente doveva insinuare in loro il sospetto che conservasse ancora contatti con la Congrega.
Dopo essersi assicurato che non ci fosse gente a portata di orecchio, inserì il gettone che si era fatto dare alla reception nella fessura e compose il numero di un cellulare che ormai conosceva a memoria.
Dall'altra parte squillò un paio di volte, non di più, e una voce piatta e familiare rispose: "Pronto?"
"Sono io." disse Dean, sapendo che l'altro avrebbe capito.
Dustin infatti non fece una piega. "Mossa saggia lasciare qui il telefono." commentò con una punta di compiacimento. "Come sempre non ti smentisci."
Le labbra di Dean si piegarono leggermente in un ghigno. "Volevo aggiornarvi sull'andamento della missione."
"Ti ascolto."
"Sono riuscito a convincere gli umani a partire con me. Al momento siamo a Wisdom, a qualche chilometro da Greenwood. Dovevamo andarcene stamane, ma un piccolo inconveniente ci ha costretti a restare un altro giorno." lo informò, mentre ripensava alla scena di quelle due ubriache fradicie che ridevano come pazze. "Comunque prevedo di arrivare entro la prossima settimana." In realtà, si rendeva conto che probabilmente era un azzardo fare quel tipo di pronostico, soprattutto viaggiando con soggetti del genere, ma doveva rassicurare Nickolaij che stava procedendo tutto secondo i piani. Ne andava del suo collo.
Dall'altra parte Dustin non rispose subito, sicuramente impegnato a riflettere su quanto aveva sentito. "Devo congratularmi con te. Non è un caso che Sua Grazia ti abbia scelto per portare a termine questa missione, suppongo che tu lo sappia." concluse infine, senza il minimo variare della voce. "Provvederò subito a metterlo al corrente dei tuoi progressi. Ne sarà compiaciuto."
"Bene." disse Dean, che non si sentiva per nulla lusingato. Sapeva che Nickolaij l'aveva scelto perché il suo compito al castello era occuparsi dei nuovi venuti e quindi avrebbe avuto maggior dimestichezza con un gruppo di giovani umani poco inclini all'obbedienza. Inoltre, sospettava che anche la sua non comune abilità a controllare la sete in tempo di plenilunio avesse contribuito.
"C'è altro?" gli chiese a quel punto.
"No. È tutto qui."
"Immagino che una volta fuori città ti sarà difficile metterti in contatto." osservò Dustin. "Potresti aver bisogno di comunicare eventuali ritardi..."
"No, non credo si presenterà il problema." lo interruppe Dean annoiato. Per lui la conversazione era durata anche troppo. Era arrivato il momento di chiudere. "Ora devo andare..."
Stava per riagganciare, quando d'un tratto la voce dall'altra parte della cornetta cambiò decisamente, assumendo toni femminili. "Dean." si sentì chiamare.
Non doveva certo chiedere chi fosse. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. "Che cosa vuoi?" le chiese sbrigativo. Era arrivata a una disperazione tale da strappare di mano il telefono a qualcun altro solo per parlargli.
"Ottimo. Facciamo passi avanti." rispose Mary allegra. "Ero quasi certa che mi avresti attaccato in faccia."
Dean sospirò impaziente. "È quello che farò se non ti decidi a dirmi cosa vuoi."
La sua risatina compiaciuta gli riempì le orecchie. "Niente di importante. Volevo solo accertarmi che stessi bene."
"Sto benissimo. E ora ciao..."
Mary però lo interruppe. "Aspetta!" esordì, temendo che riagganciasse. "In effetti, qualcosa da dirti ce l'ho..."
Dean alzò gli occhi al cielo, chiedendosi per quale motivo avesse ancora la cornetta attaccata all'orecchio. Senza darsi una risposta, rimase in attesa.
Lei però non parlò subito, ma rimase in silenzio qualche istante per tenerlo sulla corda. Le era sempre piaciuto fare questi giochetti. "Sono sicura che non fallirai e al tuo ritorno avrò una sorpresa per te." Lo disse quasi in un sussurro, alludendo a qualcosa che Dean conosceva bene.
"Dustin sta ascoltando quello che dici? Lo troverà interessante." esordì poco dopo in tono cinico, rovinando completamente l'atmosfera.
Mary sbuffò seccata. "Sei il solito guastafeste. Dimmi quando tornerai. Mi manchi..."
A quel punto però, Dean aveva già riattaccato.
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Bloody Castle - All'ombra della luna
Vampire- Primo capitolo della saga Bloody Castle - "...Potevamo passare una normalissima serata in tutta tranquillità e invece mi sono dovuta impuntare. Per cosa poi? Non lo so nemmeno io. E adesso che forse sto per morire ho un solo pensiero che mi rimba...