Capitolo 2 - Il piano (parte 3)

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Juliet raccolse l'ultimo fumetto da sotto il letto, riponendolo con cura sulla mensola della libreria, accanto agli altri

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Juliet raccolse l'ultimo fumetto da sotto il letto, riponendolo con cura sulla mensola della libreria, accanto agli altri. Si era perfino assicurata che fossero in ordine di numero e di altezza. Meglio di così non si poteva fare.

Al suo rientro, aveva scoperto che il fratello non era ancora tornato e aveva deciso di mettersi a pulire e riordinare la sua stanza, sperando in quel modo di ingraziarselo. Impresa da non prendere assolutamente alla leggera.

Una volta entrata, però, non si era ritrovata in una camera bensì direttamente nelle fognature di Greenwood. C'erano vestiti sporchi ovunque. Sul letto, sul pavimento... Per non parlare delle cataste di fumetti che invadevano la stanza. Come se non bastasse, la sera prima Richard aveva invitato un gruppo di amici a giocare con un nuovo videogioco e avevano ridotto quel posto alla stregua di un covo di senzatetto. I cartoni della pizza giacevano in un angolo e c'erano lattine vuote di birra disseminate qua e là. Quella mattina poi era uscito senza preoccuparsi di pulire e la madre non si era azzardata a metterci piede. Davanti a quello spettacolo indegno, stava per pentirsi della decisione presa, ma poi si era fatta coraggio. In fondo, era per una buona causa.

Solo Richard poteva aiutarla. Suo fratello, infatti, lavorava in municipio come tecnico informatico, sebbene sapesse che le sue capacità andassero ben oltre, quindi sarebbe stato uno scherzo per lui trovare delle copie di quei biglietti e modificarli con i loro nomi. Ovviamente Juliet sapeva che quello che stava per chiedergli non era del tutto legale e che avrebbe dovuto faticare parecchio per convincerlo, ma contava sulla gratitudine che le avrebbe dimostrato una volta vista la camera in ordine.

Le voci al piano di sotto la avvertirono del ritorno del fratello. Sua madre gli stava domandando se volesse qualcosa da mangiare e lui stava rispondendo come al solito in tono piatto e monosillabi.

Dopodiché lo sentì salire le scale e quando aprì la porta la trovò ancora lì. Chiunque l'avesse visto per la prima volta avrebbe stentato a credere che fosse un Peterson. Nella sua famiglia erano di norma tutti biondi e con gli occhi chiari, lui invece aveva i capelli più scuri e, a differenza della sorella, non aveva ereditato le iridi verdi dal padre.

"Che ci fai qui?" chiese infastidito.

Juliet incrociò le braccia offesa. "Adesso non saluti nemmeno?"

"Ciao." mugugnò, tanto per farla contenta. Si tolse la borsa da dosso e fece per appoggiarla sulla sedia, quando si accorse che qualcosa non andava. Era troppo vuota. Si voltò allarmato verso la sorella. "Che hai fatto?" chiese, guardandosi intorno.

"Ho ripulito quel deposito di rifiuti che chiamavi camera." si giustificò lei. "Non si sapeva più dove mettere i piedi."

"Quante volte ti avrò detto che non voglio che tocchi la mia roba? Avrei rimesso a posto io." Si diresse alla libreria e prese a trafficare con fumetti e statuette dei supereroi. "Adesso non trovo più niente! Guarda qua che casino!"

Bloody Castle - All'ombra della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora