Capitolo 18 - In ricordo di questa serata

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"Sei solo un bastardo! Come hai potuto?" urlò Elizabeth furiosa contro l'uomo che le stava davanti

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"Sei solo un bastardo! Come hai potuto?" urlò Elizabeth furiosa contro l'uomo che le stava davanti. Adesso che aveva scoperto la verità si sentiva delusa e umiliata. Per tutto il tempo non aveva fatto altro che mentire. Anche se aveva giurato più volte di amarla, si era trattato solo di uno stratagemma per guadagnarsi la sua fiducia e servirsi di lei per i propri scopi. Avrebbe dovuto dare ascolto a Margaret fin dall'inizio e mai come in quel momento avrebbe voluto che fosse lì, per implorare il suo perdono. Ma ormai era troppo tardi. Tutta la sua famiglia era stata assassinata da quel mostro e dai suoi seguaci.

"Ho semplicemente restituito il favore." rispose serafico.

Elizabeth conosceva la storia della sua famiglia e sapeva in quale modo avesse conquistato il potere, ma non le importava. Non c'erano scusanti per ciò che le aveva fatto. "Noi ti abbiamo accolto senza riserve e nonostante questo hai continuato a mentire, a fingere di amarmi..." Un singulto le bloccò le parole in gola, ma si trattenne dallo scoppiare in lacrime. Si rifiutava di perdere la dignità davanti a lui. "Voglio che tu subisca la stessa sorte che hai inflitto alle mie sorelle." sibilò poi, implacabile.

Lui la guardò intensamente, rivolgendole un sorriso. "È per questo che sei venuta? Per vendicarti?" le chiese, fingendosi stupito. "Ma come? Credevo di farti piacere. Credevo che le odiassi."

Quel suo prendersi gioco di lei non fece altro che alimentare la rabbia e la disperazione che già la pervadevano, dandole un'energia inaspettata.

Senza pensare, si scagliò contro l'uomo che le aveva tolto tutto, ma lui la bloccò prima ancora che potesse sfiorarlo e la spinse contro la parete della sala, tenendola ferma con un braccio.

Elizabeth lottò per liberarsi, ma fu tutto inutile. Non aveva la forza di guardarlo, così serrò gli occhi e lasciò che le lacrime, ormai incontenibili, le rigassero il viso. Si sentiva così impotente. "Io ti amavo..." mormorò, mentre smetteva a poco a poco di dibattersi.

"Anch'io. È per questo che devo ucciderti." rispose lui in tono freddo. "I sentimenti che provo per te non sono altro che una distrazione." Con l'altra mano prese ad accarezzarle il viso. Dalla guancia scese lungo il collo, fino a toccare la catena d'oro del suo medaglione. Lo prese tra le dita, fissandolo come incantato per qualche istante, prima di strapparglielo via. "In ricordo di questa serata." le sussurrò all'orecchio.

In quel momento, lo odiò più che mai e, approfittando di quell'attimo di esitazione, afferrò il pugnale che teneva in tasca e lo piantò dritto nel petto del suo aguzzino.

Colpito al cuore, l'uomo lanciò un urlo e si ritrasse piegato in due dal dolore, lasciandola libera.

"Questo è per la mia famiglia!" esclamò Elizabeth trionfante. Aveva vinto. Uccidendo quel verme avrebbe vendicato tutti coloro che avevano sofferto a causa sua, compresa se stessa. Purtroppo la sua gioia durò molto poco, perché non trascorsero che pochi attimi prima che lui si risollevasse, ansante come in seguito a una lunga corsa, ma inaspettatamente incolume.

Bloody Castle - All'ombra della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora