Capitolo {19}

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<<Vins, credo che ne abbiamo già parlato... e ne abbiamo trovato pure un punto d'incontro che ci é andato bene ad entrambi mi pare.>> dissi deglutendo forzatamente.

<<E a te basta?>> mi chiese voltandosi di scatto e guardandomi fisso nei miei occhi.
<<Credo di si...>> risposi quasi balbettando e alzandomi lentamente da quel letto per allontanarmi da lui.

Ancora una volta, ci fu silenzio in quella stanza, così io andai davanti alla mia scrivania e tirai fuori dal cassetto sotto a quel mobile, il mio pacco di Marlboro gold e me ne portai una fra le mie sottili labbra.

<<E a te basta?>> osai domandare con la voce ovattata per via della sigaretta che non mi faceva muovere bene le labbra.

<<Si.>> rispose solamente dopo qualche altro minuto di silenzio.
<<Bene.>> dissi io infine mentre con il mio clipper nero, mi accendevo la sigaretta.

Vins si alzó velocemente dal mio letto e si avvicinó minacciosamente a me.
<<Stavolta non vai in fondo?>> mi domandó avvicinando le sue labbra al lato del mio collo facendomi sobbalzare.

<<Vins, per favore.>> dissi allontanandomi di scatto.
<<Amy, a tutti e due non va bene per un cazzo questa situazione, non ci basta, ammettiamolo!>> esclamó lui innervosendosi.

<<Fa' piano, dannazione! C'é mia madre nell'altra stanza che sta dormendo!>> esclamai sussurrando violentemente.
<<Non cambiare discorso.>> disse lui ritornando a parlare piano.

<<Basta Vins, avevamo deciso di non parlarne più.>> risposi io velocemente e avvicinandomi alla finestra della mia stanza mentre aspiravo nervosamente dalla mia sigaretta.

<<Amy, so che hai paura.>> insistette lui provando ad avvicinarsi di nuovo.
<<Io non ho paura.>> risposi subito iniziando a stufarmi della sua insistenza.

<<Si invece, fai la dura con gli altri, cerchi di essere sempre sicura su tutto, mostri un sorriso che non é il tuo, ma anche tu hai le tue debolezze e insicurezze, permettimi di aiutarti, per favore...>> disse lui avvicinandosi ancora di più a me.

<<Basta, vattene.>> risposi stavolta arrivata al limite mentre sentivo le lacrime salirmi fino ai miei occhi marroni.
Vins, finalmente, non disse più nulla, aveva il respiro più veloce, probabilmente perché non si aspettava quella mia reazione.

Ancora una volta, il silenzio ebbe la meglio dentro quella stanza che ormai iniziava a pesarmi in presenza di lui e dopo un altro momento di esitazione, Vins si avvicinò alla finestra aperta pronto a scavalcare.
Una volta uscito fuori dalla mia stanza, mi guardò intensamente nei miei occhi ormai lucidi e senza dirmi nemmeno un ''Ciao'', scese dagli alberi e finì a toccare il suolo.

Lo seguì attenta ad ogni suo movimento, i miei occhi furono solamente addosso a lui fin quando non riuscì a scendere dai rami di quei grandi alberi e toccó l'asfalto tiepido di quella notte di fine maggio.

Non appena lo vidi entrare nella sua auto sbattendo con violenza la portiera per chiudersi dentro la vettura, gli tolsi il mio sguardo di dosso e subito dopo mi buttai sul mio letto prendendo a pugni il mio cuscino per la rabbia che avevo in corpo in quel preciso momento.

La paura era da sempre stata la mia peggior nemica sopratutto in campo dei sentimenti.
La paura di amare, la paura di buttarsi, di mettersi in gioco, mi divorava ogni volta che cercavo anche per metà volta che provavo a fare quel passo avanti.

E alla fine, il cerchio si richiudeva con io che rovinavo qualsiasi rapporto o relazione con chi provava a scavarmi dentro l'anima.

...

L'arte di essere fragili.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora