Capitolo {38}

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<<Sophia, non voglio più sentire quel nome, per favore, evita di dirlo in continuazione. A me non frega niente di Vins, dopotutto stava andando già tutto a rotoli, le cose iniziavano a non andare bene e me ne ero già rassegnata da un sacco di tempo.>> risposi quasi innervosita.

La mia migliore amica mi fissò per un attimo in silenzio, senza muovere le sue labbra, subito dopo mi accennò un sorriso e annuì con il suo capo come per dirmi che avesse capito.

<<Grazie.>> dissi poi tirando un lungo respiro.

<<Allora entrate o volete fare le statue di ghiaccio per tutta la sera?>> ci domandò Simon venendoci incontro e nascondendomi sotto il suo braccio destro per stringermi calorosamente.
<<L'idea sarebbe figa comunque.>> risposi ridacchiando.
<<Ho sentito che ci sarà così tanto alcool che i ragazzi hanno fatto una scommessa su chi andrà in coma etilico.>> disse lui ridendo divertito.

<<Che idioti.>> sbuffò Sophia alzando gli occhi al cielo sicuramente pensando che fine avrebbe sicuramente fatto Jò in presenza di alcool. 
<<Dai, entriamo.>> dissi poi ritornando seria e incamminandomi a testa alta dentro quel locale ornato di lucine sopra al tetto di paglia.

Una volta entrata, un'enorme pista da ballo piena di luci stroboscopiche di diversi colori facevano già girare la testa senza bere alcun drink.

Un grande e quasi immenso tavolo pieno di varie ciotole enormi con dentro vari liquidi di diversi colori di alcolici faceva diverse bollicine a pochi metri di fronte a me assieme a tantissimi bicchieri rossi che facevano da contorno.

I ragazzi già si erano divisi in varie zone della pista a cercare di andare a tempo alla musica a tutto volume che pompava sui miei timpani andando a sincronizzarsi con i miei battiti cardiaci.
Mi guardavo attorno; vedevo facce conosciute, altre meno, ma quella che cercavo veramente non riuscivo a trovarla.

Dov'era Vins e la sua ragazza?

Mentre continuavo a cercare con i miei occhi, nel lato più isolato di quella pista, nascosta quasi dalle persone che stavano entrando a poco a poco, mi sentì ad un certo punto toccare la mia spalla destra.

Mi voltai di scatto sobbalzando e mi ritrovai davanti Alex con due bicchieri lunghi pieni di chissà quale roba.
<<Diamo inizio alle danze!>> disse lui porgendomi uno di quei due bicchieri.
<<Se farà schifo questa roba, me la prenderò con te, sappilo.>> risposi afferrando l'oggetto e ridacchiando.

<<Correrò il rischio.>> mi sorrise lui.

Non mi ero mai accorta del suo sorriso solare e contagioso.
Fino ad allora, l'avevo visto sempre ridere con gli altri da lontano, ma mai aveva sorriso a me. 

Aveva un bel sorriso.

<<In Canada, avevo il tuo stesso approccio quando andavo nelle discoteche.>> disse poi avvicinandosi al mio orecchio e urlando dato che il volume della musica si era di botto alzato.
<<Perché, quale approccio avrei io?>> gli domandai avvicinandomi stavolta al suo orecchio e alzando la mia di voce.

<<Terrorizzato. Insomma, so che sono ritornato diverso, ho la barba lunga che dovrei tagliare, però sono un gigante buono.>> rispose lui scoppiando a ridere.
<<No, non mi fai paura, puoi stare tranquillo.>> dissi sorridendogli.

Ad un certo punto, il volume della musica si abbassò di colpo e fece spazio ad una colonna sonora molto da film di vichinghi o ''Pirati dei Caraibi''.
Nessuno capiva cosa stesse succedendo e ci fissavamo negli occhi come per poter capire qualcosa, ma niente.

<<Amici del sopravvissuto, ecco a voi : il Sopravvissuto!>> esclamò poi il DJ della sera al microfono.

Le porte del locale si spalancarono e fecero entrare proprio lui che erano mesi che non lo vedevo.

Vins.

Ancora pieno di qualche taglietto medicato sul labbro, il braccio ingessato nascosto dallo smoking che aveva addosso.
Il suo volto era vittorioso ma ancora dolorante come se avesse avuto ieri l'incidente.
Una gamba gli zoppicava e difatti, esattamente dopo essermi accorta di quel particolare, gli si avvicinò una ragazza che lo tenne meglio per il braccio libero senza gesso per tenerlo meglio in equilibro.

Guardai meglio quella ragazza e mi accorsi però che non si trattava di quella Vanessa incontrata all'ospedale.

Non era lei.

Gettai un fulmineo sguardo verso Sophia che lei seppe quasi voltarsi come se la mia mente fosse stata collegata per un attimo alla sua ed essa gli avesse detto ''Voltati''.

Quest'altra, chi era allora?

Intanto, Vins e la ragazza si guardarono negli occhi e si diedero un bacio abbastanza lungo a stampo seguito dall'urlo di approvazione da parte dei maschi e subito dopo un assordante applauso che mi lacerò maggiormente dentro.

Per un attimo mi sentì mancare l'aria terribilmente assistendo a quel bacio che sembrò accendermi un rogo di fuoco addosso.

Faceva un po' male.
Ma credevo mi sentissi peggio.
Forse ad attutire un po' il colpo era la rassegnazione fin da subito che io e Vins non saremmo mai potuti essere legati se non dal piacere carnale che ormai, pure quello era svanito.

...

L'arte di essere fragili.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora