Capitolo {27}

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E chi avrebbe dormito mai quella sera, anzi, quelle poche ore che rimanevano della notte.

Io no di certo.

Sentivo al petto un peso che a stento, mi permetteva di respirare.
Quel peso, non erano altro che i sensi di colpa per aver litigato pesantemente con lui prima dell'incidente.

Nessuno e nessun'altro mai avrebbe potuto togliermi dalla testa il pensiero che fossi stata io la causa di quel maledetto incidente.

Non avrei avuto mai più il coraggio di svegliarmi e andarmi a specchiare allo specchio ogni mattina.
Mi sentivo una vigliacca ad aver pensato alla mia felicità per una sola volta.

Avrei dovuto starmene con i miei amici e con lui ieri sera, così non ci sarebbe stata alcuna lite e lui sarebbe arrivato senza rabbia addosso e con nessun albero si sarebbe scontrato.

Non avrei mai dovuto pensare alla mia felicità, eppure l'avevo fatto una sola volta e ció era stato devastante.

* * *

Sharon :
Stai dormendo?

Me :
Ma chi dorme...

Sharon :
Ti ho sentita quando eravamo all'ospedale e piangevi abbracciata a Mayron...
e so al cento per cento cosa stai pensando adesso quindi io proveró a toglierti immediatamente dalla testa questo pensiero che ti sta divorando : Non é colpa tua.

Me :
Invece si Sha, é colpa mia.
Avevamo litigato pesantemente prima che venisse da voi... é solo colpa mia.

Sharon :
Amy, sarebbe potuto succedere a chiunque! É solo il destino che é super stronzo a volte.

Me :
Cazzo... Sha... come é potuto succedere! Non ci credo ancora...

Sharon :
Ehy, calmati, che poi ti vengono gli attacchi di panico... respira e cerchiamo di non pensare al peggio.

Me :
Lo spero... non me lo perdonerei mai e poi mai altrimenti...

Sharon :
Adesso prova a dormire che sennó domani sarai uno zombie.

Me :
Si, certo... buonanotte.

Sapevo per certo che quella notte, avrei fatto di tutto tranne che dormire.

Avrei sicuramente pensato.
Mi sarei ovviamente autocolpevolizzata.
Mi sarei uccisa dai sensi di colpa.
E, senza alcun dubbio, avrei pianto di rabbia per i miei stupidi comportamenti e per come rovinavo sempre tutto.

Tutto ció, si avveró come una profezia.

Mi accorsi, dal rumore della porta di casa che si chiudeva, che erano le cinque e mezza di mattina e che mia madre, aveva il primo volo per la Spagna proprio a quell'ora.

Dopo essermi accertata che non sarebbe rientrata di corsa prendendo ció che si era appena dimenticata di portare con sé, mi alzai dal mio letto su cui avevo pianto e fumato per tutta la notte e andai nel mio bagno provando a sistemare l'orrore che ero in viso.

Occhiaie e borse sotto agli occhi facevano a gara su chi era più viola, la stanchezza sempre sui miei occhi era la prima cosa che ti colpiva se provavi a guardarmi di scatto e il viso completamente spento dava il colpo di grazia all'opera d'arte.

Con gli occhi che di nuovo si erano gonfiati di lacrime ripensando, ancora una volta, alle mie colpe, provai a sciacquarmi la faccia e a cercare di riprendermi.

Era davvero più forte di me pensare che una persona, per cui io avrei dato la vita, adesso stia combattendo per la sua legata ad un letto bianco, piena di ferite e di tubi nelle braccia.

Lo stesso pensiero, unito al fatto che quella lotta per la vita fosse causa mia, mi faceva salire in corpo una rabbia al punto di prendermi a pugni da sola e fare una rissa con me stessa.

Non mi davo pace e forse non me ne sarei mai data fin quando gli occhi di Vins non si sarebbero riaperti.

...

SPAZIO AUTRICE :
La storia cresce sempre di più e io non riesco davvero a crederci! Sono al settimo cielo!
Credo che ve lo ripeteró a vita il fatto che questa storia sia nata senza alcun pretesto, senza alcuna aspirazione o speranza di successo.
E credo che la felicità più vera sia proprio quando da una cosa piccola di cui non ti aspettavi niente di niente, sia cresciuta e continui a crescere a dismisura!
Vi ringrazio infinitamente❤️

Ve saluto e ve ringrazio.
//Clelia❤️


L'arte di essere fragili.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora