Capitolo {39}

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<<Ragazze ma l'avete vista a Denis? Sembra una cornacchia con quel vestito di piume nero, è stra ricca ma non puoi pagarti lo stile, insomma!>> esclamò Angie con un tono schifato.
<<Chi?>> domandò Sophia incuriosita.
<<La ragazza di Vins.>> spiegò Angie.
<<Ah, non pensavo si chiamasse Denis, non la conosco.>> rispose infine Sophia sentendomi i suoi occhi addosso a me ma io ero con la testa ferma ancora alla scena del bacio di Vins con questa famosa Denis.

<<Oh, ragazze, non avete idea cosa ho sopportato in queste settimane. A casa di Yuri ogni sera c'era questa qui, non appena apre bocca ti cadono i capelli, mia cugina di tre anni fa ragionamenti più maturi dei suoi. E poi ha un carattere maligno, insomma, a molti non va a genio questa ragazza ma se è contento così Vins.>> aggiunse poi Angie sbuffando.

Subito dopo non poté più deliziarci con i difetti di quella Denis dato che si avvicinò Sal che prelevò la sua ragazza come se avesse pescato il pesce più pregiato in mezzo al mare.
I due si allontanarono e rimanemmo solamente io, Sharon, Sophia e Alyssa.

<<A me non ispira molte vibrazioni positive.>> disse poi Alyssa aprendo finalmente bocca dopo aver ascoltato i giudizi di Angie prima che scappasse letteralmente con Sal.
<<Boh, io abbastanza indifferente sono.>> ammise Sharon.
<<Diciamo che anch'io.>> infine affermò Sophia.

Subito dopo, mi sentì gli occhi di tutte le mie amiche puntati addosso aspettando anche una mia prima impressione sulla ragazza di Vins.
<<Tu, cosa pensi invece?>> mi domandò Alyssa.
<<Eh? Nulla.>> fu solamente la mia risposta facendo ridere tutte quante.
<<Perché ridete?>> domandai non capendo ma nessuna di quelle tre mi diede risposta,anzi, scoppiarono a ridere ancora più forte.

Insomma, non pensavo avessi una vena comica sul gruppo.

Infastidita dalla loro reazione, mi allontanai a passo svelto, presi le mie sigarette dalla borsetta che avevo lasciato sopra ad un tavolino assieme a tante altre borsette, cercai il mio accendino e subito dopo quasi scappai all'aperto accendendomi una sigaretta provando a distendere i miei nervi dato che, in quel momento, non erano per niente saldi.

Non era nemmeno arrivata la mezzanotte e io già non ne potevo più di quella serata, decisamente la peggiore di tutta la mia vita.
Aveva iniziato pure a tirare un freddo abbastanza tagliente che tranciava le mie guance.
Mi fece sobbalzare il rumore della porta del locale che si era aperta e richiusa in un attimo e una figura accanto a me si accostò.

Voltai la mia testa ed era proprio Vins che provava ad accendersi una sigaretta anche lui.
Era abbastanza ostacolato dal venticello che aveva iniziato a tirare che impediva la fiamma del suo accendino nonostante si coprisse con l'altra mano libera.

Al che, mi venne d'istinto, avvicinargli il mio accendino.
Lui alzò lentamente lo sguardo verso di me, mi accennò un sorriso e prese quell'accendino provando a far schioccare la fiamma, ma ancora niente da fare e forse pure quella volta, ancora d'istinto, mi venne di aiutarlo a coprire il vento con l'altra mia mano libera nell'intento di far schioccare la fiamma di quell'accendino.

Finalmente uscì la fiamma e poté fumarsi quella sigaretta che pendolava dalle sue labbra.
<<Grazie.>> disse poi restituendomi l'accendino.
<<Prego.>> risposi solamente riprendendomi l'oggetto.
Quelle due semplici e sole parole, fecero gelare ancor di più la serata.

Sembravamo due sconosciuti.
Era davvero patetico.

<<Ti stai divertendo?>> mi domandò poi quasi forzando le parole per farle uscire dalla sua bocca.
<<E' davvero bella la tua ragazza.>> affermai ignorando completamente quella domanda che mi sembrava la cosa più stupida che mi avesse potuto chiedere in tutta la sua vita.
<<Amy...>> provò a dire.

<<Come hai detto che si chiama?>> continuai ad ignorare la sua voce.
<<Amy, mi dispiace.>> disse poi facendomi zittire di colpo.

Ci fu poi un momento di completo silenzio, ci fissavamo negli occhi e basta.

<<Perché ti dispiace?>> gli domandai provando a mostrarmi calma.
<<Beh, non lo so... però mi dispiace... ti vedo come se stessi soffrendo.>> rispose lui facendo poi un tiro dalla sua sigaretta.
<<Io sto benissimo, non ti devi scusare di niente, non capisco nemmeno perché tu ti sia dispiaciuto.>> dissi provando a ridicolizzare ciò che mi aveva detto prima.

<<Meglio così allora, starei male se dovessi sapere che tu non stia bene.>> affermò poi accennando un timido e poco convinto sorriso.
<<Sto benone.>> continuai ad dire sviando il suo sguardo.

<<Perché non sei venuta nemmeno una volta a vedermi in ospedale? Ti aspettavo.>> mi chiese poi dopo un altro attimo di silenzio.

Quella era la mia occasione per poterlo uccidere dentro esattamente come lui uccise me.
Dovevo pur averla una sorta di vendetta nei miei confronti.

<<Perché ho avuto molto da fare.>> risposi solamente.
<<Così tanto da fare da non avere nemmeno un momento per vedere come stessi?>> mi chiese quasi infastidito.
<<Beh cosa ti poteva cambiare la mia presenza, dopotutto.>> affermai in tono molto strafottente.

<<Nulla, hai ragione.>> disse lui percependo perfettamente che lo avessi ferito.
<<Non credo ti sarebbe servita la mia presenza dato che ne hai avute parecchie di presenze durante la convalescenza.>> continuai a provocarlo per fargli ancora più male.
<<No, infatti... però ci tenevo a te, lo sai.>> rispose lui impavido.

<<Ci tenevi?>> gli domandai non capendo perché avesse usato quel tempo verbale.
<<Si, ci tenevo. Ci ho sofferto tantissimo non ricevere nemmeno una tua visita, credevo ti fosse successo qualcosa anche a te, ho pensato di tutto, e per cosa? Per sentirmi dire solo adesso che ''avevi avuto molto da fare''.>> rispose lui iniziando ad alterarsi.

<<Beh, come vedi sono viva e vegeta.>> dissi con il tono più sfrontato che potessi avere.

Vins non controbatté, non disse niente di niente, le sue labbra non si mossero di un millimetro, era come se quelle parole lo avessero toccato nel profondo ma che davanti a me provasse ancora a tenere la sua aura da duro impassibile.

Ormai lo conoscevo fin troppo bene, sapevo quando una cosa gli importava o no, non poteva nascondersi, eppure continuava a farlo con me in quel momento.

<<Bene, almeno ci siamo chiariti e credo abbiamo avuto le nostre risposte o meglio, io ho avuto le mie risposte. Buon proseguimento di serata Amy, tante belle cose, che la vita ti possa sorridere sempre.>> disse finalmente e poi, senza esitare o aspettare che io gli potessi rispondere, girò i tacchi e rientrò dentro lasciandomi da sola a gelare in quella veranda.

Mi sembrava che avessi un incontro di boxe, mi parse di impersonificare il personaggio di Rocky Balboa, sfinito dai pugni dell'avversario ma ancora in piedi.
Quella sera, ci facemmo del male gratuito a vicenda, solo che a me quelle sue parole servirono proprio per chiudere definitivamente quel capitolo della mia vita.

Fu la mia spinta dal fondo degli abissi.


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