Trauma

2.1K 146 123
                                    

Scoprii ben presto che si era ormai fatta ora di pranzo. Il mio primo istinto fu quello di togliere il disturbo, impacchettando le mie cose e tagliando la corda. Ma Jake, sorpreso dalla mia irruenza, mi invitò a restare - a rimanere con loro almeno per pranzo. Non gli ci volle molto a convincermi: la prospettiva di saltare il pasto mi aveva fatto rabbrividire.

Dunque mi detti una sistemata, e intanto lo ascoltai parlare: con voce melliflua e occhi gentili mi raccontò ogni segreto che si celava tra le pareti del Red Lion. Si trattava di un pub molto antico, ereditato da Tom Styles quando ancora era un giovane ragazzino. Sotto locale, sopra appartamento - di fianco alla mia si trovavano altre tre stanze, e poi una piccola cucina, e un bagno, il tutto spaccato da un lungo corridoio ligneo. La mia era solo una delle tante camere vuote che attendevano, spente, nella speranza di essere riempite.

Tuttavia, era proprio in questa zona dell'edificio che la famiglia Styles trascorreva le proprie lunghe nottate di sonno: di fianco alla mia camera, Harry Styles giaceva nel suo letto sfatto, col capo abbandonato contro il cuscino e le braccia a penzolare nel vuoto - o almeno, così Jake mi aveva raccontato. La camera di Tom, invece, si trovava appena di fronte alla mia.

«Il Red Lion è forse il locale più frequentato in città. È solo grazie a questo posto se io ed Harry ci siamo conosciuti.»

Io annuii. La sua eloquenza mi metteva a mio agio, ma non avevo acquisito confidenza a sufficienza per partecipare attivamente alla conversazione. Mi limitavo ad ascoltarlo, seduta sul bordo del letto.

Ma poi, lui: «Tu che ne pensi, Maia?»

E io, di conseguenza: «È davvero un bel locale.» ammisi, un poco bugiarda, dato che non avevo mai frequentato un luogo simile in precedenza. «Anche tu...per caso, anche tu - vivi qua?»

«Oh, no.» rise un poco, «io abito con la mia famiglia nel quartiere adiacente. Ma diciamo che passo qui gran parte delle mie giornate.»

E così faceva Steve, da quanto disse dopo. E anche Grace e Jenna, che ancora non avevo conosciuto. E che non volevo conoscere, avrei aggiunto.

Ma il modo in cui parlava...le parole che pronunciava, la nota di grazia che le avvolgeva...mi facevano pensare che lui sperasse che io restassi lì.

Quel vedrai, farai subito amicizia con loro, oppure sono sicuro che questo posto inizierà a piacerti davvero.

Jake, il gentile ragazzo dagli occhi celesti come un cielo vivido e profumato di stelle, non aveva preso in considerazione la realtà dei fatti: ovvero che io, lì, non ci sarei rimasta.

Ma poi...ma poi l'ora di pranzo giunse, inesorabile, e mi incastrò maligna in un tavolo ligneo, tra i corpi caldi di Harry, a destra, e Jake, alla mia sinistra.

Il riccio...lui ancora non mi aveva rivolto uno sguardo, né quando (poco prima) ero scesa al fianco dell'amico, né adesso che i miei gomiti tesi gli sfioravano le braccia flesse. E poi la sua schiena inarcata verso il basso, i capelli ribelli ad avvolgergli le orecchie vigili, le spalle forti irrigidite dal disagio. Non sembrava contento di avermi al proprio fianco. Eppure qualcosa mi suggeriva che non fosse per l'episodio spiacevole che ci aveva coinvolti pochi giorni addietro...no, quello era ormai accantonato. Ad Harry non piacevo io.

Inizialmente non ne capii la ragione, ma la sola idea di non andargli a genio mi riempii di una tristezza lampante. Avevo il vizio di voler piacere a tutti. Di essere gradita a chiunque. Eppure Harry non mi guardava, Harry non mi voleva accanto, e ciò mi lacerava il petto e lo riempiva di insicurezze, di che cos'ho di sbagliato?

Non credevo che l'indifferenza di uno sconosciuto potesse infastidirmi a tal punto, ma in quel momento giurai di sentirmi completamente fuori posto, e l'idea di andarmene si fece ancora più vivida nella mia testa.

sangue nell'acqua [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora