Brividi di cristallo

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Il piccolo specchio appeso alla parete restituiva il mio riflesso, ma sentivo di guardare occhi che non conoscevo. Quelle iridi spente, inespressive come biglie, affondavano dritte nel volto di una giovane che non sapeva quale posto occupasse nel mondo.

L'incontro con mio padre mi aveva scosso inevitabilmente, macellandomi dalle fondamenta.

Dopo quel diverbio la mia pelle aveva conservato le tracce prepotenti del suo sguardo, tagli profondi che bruciavano sotto la pelle, brulicando implacabili.
E ora che guardavo i miei occhi attraverso me stessa, compresi che lo spettro di Alexander Dekker avrebbe sempre fatto parte di me.

Fuggire non era servito, e nascondermi si era rivelato insufficiente. Ovunque mi trovassi, in qualunque angolo di mondo andassi a rifugiarmi, il mio passato mi avrebbe seguita nel silenzio in cui io stessa lo avevo rilegato.

Io, lì, sulla soglia della mia distruzione...mi vedevo una volta per tutte incapace di resistere a quella nuova, miserabile realtà.

Sentivo la nuca grattare piano, attraversata da spilli di angoscia, e trattenevo nei miei anfratti il timore di una nuova tempesta...

...dopotutto ero troppo abituata alla devastazione per riuscire a vivere senza di essa.

Trascinai le dita tra le ciocche dei miei capelli, spettinando un poco la chioma dai riflessi autunnali che si adagiava dolcemente sulle mie spalle strette, colandovi come miele odoroso.
Accolsi quella nuova sofferenza senza che intaccasse la porcellana della mia maschera, vestendomene come con l'ennesima cicatrice.

Grace sarebbe arrivata a momenti. Quella mattina i suoi occhi curiosi avevano scorto ombre più cupe nella mia aura solitamente inquieta, e senza esitare si era proposta per colmare il vuoto delle future ore pomeridiane...insieme. Lei non poteva sapere cosa quel gesto significasse per me, che avevo imparato a nascondere la mia interiorità reprimendola fino alla soppressione. Lei...non poteva sapere che soltanto tra le sue mani io trovavo il coraggio di fiorire.

Controllai distrattamente l'orologio appeso alla parete: avevo ancora mezz'ora a disposizione prima che Grace passasse a prendermi, ma quando tornai ad affogare nel mio riflesso mi resi conto che quel nuovo entusiasmo mi aveva spinta ad una fretta e ad un'impazienza ingiustificate. Ero già pronta per uscire.

Avevo i piedini stretti in un paio di sneakers bianche, e i jeans che mi fasciavano le gambe lasciavano tintinnare liberamente la mia cavigliera in argento coi gigli. Più su, un maglioncino bianco dal taglio corto mi proteggeva il busto dalle gelide sferzate novembrine, ma un piccolo pendente scuro spezzava quel candore coi suoi riflessi blu marini. Si trattava di un abbigliamento semplice, poco studiato, che nell'insieme conferiva alla mia figura un'aura giovane e vivace. Il filo di trucco per cui avevo optato, inoltre, risaltava i miei lineamenti fanciulleschi senza forzarli o caricarli di colore, ma dando loro vita in un tiepido cangiare di toni pastello. Due cerchietti pendevano dalle mie orecchie, perdendosi nella morbidezza della mia chioma.

Accolsi quell'immagine con un piccolo sorriso.

Molto tempo era passato dall'ultima volta che avevo curato il mio aspetto, e quella che avvertivo sulla pelle era una sensazione di calore e pienezza che avrei voluto non mi lasciasse una volta indossate le mie consuete vesti...

Un colpo improvviso alla porta ruppe l'atmosfera silenziosa. Mi voltai in direzione del suono, dubbiosa, ma l'inconfondibile taglio felino dello sguardo di Harry mi tenne ancorata sul posto.

Era abbandonato languidamente contro lo stipite della porta, immobile sulla soglia, ma i suoi occhi ardevano della vitalità sottesa e latente che ogni volta riusciva farmi vacillare. In quell'immobilismo quasi inquietante, il mio sguardo cercò nel suo una risposta ad un silenzio tanto denso e saturo di aspettativa. Ma come sempre, Harry mi tagliò fuori prima che potessi scorgere in lui crepe d'ostinazione.

sangue nell'acqua [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora