L'aria era pregna del tintinnare del vetro e della ceramica. Bagnata appena dal profumo dell'alcool e del legno vecchio, l'atmosfera del Red Lion ardeva di un calore ormai familiare.
L'angolo più remoto del locale accoglieva un cospicuo numero di clienti, alcuni intenti a tentare la fortuna alle slot machines e altri assuefatti dai pacati ritmi del biliardo. Quella sera i miei occhi correvano continuamente a loro, curiosi, e riconoscevano tra quei volti sorrisi familiari, smorfie di giovani frequentatori abituali che avevano fatto del Red Lion il proprio rifugio.
«Ecco a voi.» mormoravo, sorridendo a chi attendeva pazientemente oltre il bancone, o accomodato ai tavolini coi propri amici. Come ogni sera mi accostavo a loro, e con uno sguardo cortese porgevo ciò che avevano ordinato: i drink preparati con tanta cura da Thomas e Mike, col ghiaccio a cozzare contro il vetro dei bicchieri, e lo spicchio di lime sul bordo, di fianco a piccoli ombrellini colorati.
Quel fitto chiacchericcio era diventato il sottofondo delle mie abitudini. La mia routine nasceva e finiva lì, nel cuore pulsante di quell'attività a conduzione familiare.
«Al tavolo 7 hanno ordinato due birre e un Moscow Mule.» borbottai di ritorno al bancone, passando il block notes a Mike e aiutando Abbie a sciacquare alcuni bicchieri abbandonati nel lavello. Lei mi mostrò un piccolo sorriso, guardandomi da sopra la spalla, e Mike iniziò a lavorare ai drink.
«Disturbo?»
Sollevai lo sguardo e incontrai gli occhi di Jake, dall'inconfondibile tonalità acquamarina. Sorrisi con tepore, asciugandomi i palmi sul fazzoletto di cotone avvolto intorno ai fianchi, e mi piegai ad afferrare il collo di due bottiglie di birra.
«Come prosegue la serata?» fece, scivolando su uno degli sgabelli.
Abbie fece spallucce. «Siamo molto indaffarati, come al solito.» Poi sollevò le sopracciglia, dubbiosa. «Ti porto qualcosa da bere?»
Jake annuì appena. «Un Americano.»
Thomas, silenzioso partecipe della conversazione, si mise subito a lavoro. Io non riuscii a trattenere un sorrisetto di scherno. «Ti piacciono le cose forti, eh?» scherzai, strappandogli una smorfia divertita. In tutta risposta lui si strinse nelle spalle e finse un'espressione innocente. «Non è facile rinunciare a certi vizi.»
Alzai gli occhi al cielo. «La realtà è che non hai spirito di iniziativa.»
Il rapporto tra me e Jake era cresciuto ad un punto tale da potermi permettere azzardi simili. In quelle settimane avevo avuto modo di conoscere tutte le sfaccettature del suo carattere, e trovavo curioso come un giovane tanto gentile e cortese potesse talvolta rivelarsi vizioso. Ma non c'era arroganza nei suoi gesti, soltanto una forte considerazione di sè che mai eccedeva nella presunzione. Quella era la sfumatura che più apprezzavo della sua poliedrica personalità.
«Non essere insolente e portami da bere.»
«Vai da qualche parte o aspetti qualcuno?» cambiai argomento, porgendogli con entrambe le mani il drink che Thomas aveva preparato. Scorsi alle sue spalle Abbie zampettare in direzione del tavolo 7, e tra le sue mani un vassoio con due birre e un Moscow Mule.
«In realtà sono passato a bere qualcosa.» sorrise. «Ora me ne torno a casa. Crepo di sonno.»
Jake non poteva sapere che quella non sarebbe stata una serata come le altre. E io, d'altra parte, non avevo idea del dolore che mi avrebbe comportato quella notte maledetta.
Perché ero ingenua, e perché mi illudevo del fatto che non avessi più battaglie da combattere.
La realtà era che, finchè avessi avuto qualcuno da amare, la mia lotta contro il tempo non sarebbe mai finita. C'era troppo coinvolgimento, troppo sentimento - e sarebbe stato sufficiente vedere Harry crollare per lasciarmi sgretolare definitivamente.
STAI LEGGENDO
sangue nell'acqua [hs]
FanfictionHarry era questo, Harry era una carezza e uno schiaffo. Due occhi incastrati in un volto troppo cupo per meritare quella vitrea freddezza, quello scorcio di cielo gettato sul suo viso serio, distorto in un'espressione di puro sdegno per la vita - c...