Le sue iridi appassirono come fiori, riducendosi a sottili anelli pallidi avvolti attorno una pupilla nera come il carbone. Rimase così, lui. Fisso su di me come un chiodo alla parete.
In attesa di tornare a respirare.«Harry...» ripetei quindi, questa volta bisbigliando, come se pronunciare il suo nome a voce alta significasse rivelare un segreto troppo grande. Lo plasmai contro il palato con lingua tremula, timorosa, col cuore che sembrava esplodermi nel petto ad ogni battito.
«La porta non si apre...è bloccata - la serratura si è bloccata.» balbettai.
Me ne stavo lì, con la schiena al muro, le mani come due pugni tremuli contro i fianchi, e gli occhi acquosi, fissi sul ragazzo con cui condividevo la medesima agitazione mordente.
Speravo di scovare nel suo sguardo una traccia evidente di razionalità e sangue freddo, perché io, dalla mia parte, mi ero già abbandonata al panico: la sola idea di trovarmi rinchiusa in una stanza con Harry, da sola, incapace di nascondere il tumulto che premeva per nascere, mi faceva piegare le ginocchia.
Invece annegai in occhi spaventati, in occhi da ragazzino, in occhi screziati di panico.
Harry soffocò sotto la lingua un sospiro feroce che gli fremeva nel petto, e in poche falcate si gettò contro la porta, avvolgendo la maniglia con le forti mani nel tentativo di trascinarsela addosso.Arretrai di tutta fretta, rimanendo dietro alle sue spalle, e queste ultime si piegavano sotto la forza contrita che le sue braccia crudeli esercitavano per dar sfogo al terrore che trasudava da ogni poro della sua pelle.
La sua agitazione si fuse alla mia: i miei battiti cardiaci impennarono e il cuore mi finii in gola, e iniziarono a bruciarmi gli occhi e i palmi sudati delle mani.
«Non si apre.» tubò lui, cupo come un cielo notturno. «Non si apre, cazzo.»
Tutte le volte che Harry mi era vicino, egli pareva perdere la capacità di nascondere il proprio malcontento, e senza vergognarsi permetteva al suo veleno di scivolarmi addosso - eppure lo faceva senza lasciarsi trasportare, non trasudava la minima screziatura di emozione e mi guardava in quel modo, nel suo modo, con occhi che ardevano di un fuoco gelido, di distacco e privazione.
Ma in quel momento, invece, Harry era tutto un'emozione, un fascio di nervi, una fiamma viva a corrodere la pelle. Si era già voltato a cercarmi, selvaggio come una bestia randagia, senza preoccuparsi di celare il nervosismo che lo scuoteva da capo a piedi: un terrore che mi apparve esagerato, troppo vivo, troppo crudele.
E d'improvviso mi resi conto di avere il coltello dalla parte del manico - per la prima volta. Perché io avevo paura di me stessa, della vulnerabilità che Harry avrebbe potuto percepire celarsi al di sotto delle mie palpebre tremule, del mio stesso cuore selvaggio, ardente di antipatia e attrazione, di quell'attrazione fottuta che nutrivo per domande a cui lui non avrebbe mai risposto - perché mi odi, perché non riesci a starmi vicino, perché non mi guardi con occhi buoni?
Ma lui, Harry, aveva paura davvero, Harry aveva una paura fottuta. E più tentava di masticarla tra i denti serrati e buttarla giù, più quella si faceva collosa e gli si bloccava in gola, e intanto il suo cuore continuava a correre, e lo potevo vedere dimenarsi nelle sue iridi sfuggenti.
«È mai successo prima?» chiesi, e avevo il fiato corto. Lo osservavo muoversi per la stanza con le braccia incrociate sopra il capo, e i muscoli tesi, letali, pronti a scattare. Lo seguivo con occhi ingordi, affamati, e intanto lui continuava ad affannarsi come un pazzo - tanto che iniziai a chiedermi se non vi fosse qualcosa di più. Qualcosa che non vedessi, nascosto ancora più a fondo, intimo e avido, come un ricordo.
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sangue nell'acqua [hs]
FanfictionHarry era questo, Harry era una carezza e uno schiaffo. Due occhi incastrati in un volto troppo cupo per meritare quella vitrea freddezza, quello scorcio di cielo gettato sul suo viso serio, distorto in un'espressione di puro sdegno per la vita - c...