La mattina seguente mi svegliai di soprassalto - un scossone improvviso e poi gli occhi e il cuore che dolevano, una fiamma latente a renderli sensibili.
Fu così che riemersi in un batuffolo di lenzuola candide, le gambe morbide affondate in quei profumi.
Come se mi avessero strappata all'incoscienza con uno strattone indolente.Impiegai una manciata di secondi per riassumere il controllo delle mie percezioni: occhi attenti, captanti, dita tremule e intirizzite, labbra secche e prive di colore. Rimasi immobile col capo affondato nel cuscino, una pulsione irrazionale e incontenibile a dimenarsi in quella cancrena di malinconia.
I miei pensieri, in uno stridio incontrollato e istintivo, furono immediatamente ricondotti ad Harry, e fu soltanto una colata di brividi sulla schiena, e sulla pelle che lui aveva consacrato a se stesso.
Perché se chiudevo gli occhi e mi concentravo sul pacato ritmo dei miei battiti, potevo ancora avvertire il contorno compatto delle sue labbra contro la mia bocca tremula, e il suo bacio morbido, di velluto, sensuale.
E, ancora, il suo sapore sul mio palato, la sua lingua come il cuore maturo di un frutto tropicale, il suo respiro affannato nelle orecchie e sulle guance, laddove le antiche lacrime avevano lasciato spazio al rossore.
Un pensiero germogliò in me come un bocciolo primaverile, attecchendo pacato tra i nervi della mia vulnerabilità - un pensiero che avevo escluso, annullato, nascosto nella parte più recondita del mio subconscio...eppure quel contatto mi aveva riportato in vita, restituendomi i colori della primavera che tanto a lungo avevo cercato.
Ma quando ne venni privata, strappo improvviso e doloroso, tornai ad essere una ragazzina indocile e instabile, fragile come un cuore di vetro soffiato.
Dunque me ne stavo lì, spenta, vuota tra quelle lenzuola, gli occhi socchiusi, l'anima che tremava in ogni sua tenera fibra. Ormai consapevole che nulla sarebbe stato come prima.
Perché avevamo ceduto entrambi, avvinti dalla necessità incontrollata di starsi vicini, guidati da un odio fittizio che ricordava vagamente la passione d'amore.
Ma questo non ero ancora pronta ad ammetterlo.
Ché ciò avrebbe comportato arrendersi a lui, piegarsi alla sua volontà e al suo arbitrio, donargli un cuore molle, bisognoso, spaventosamente sensibile e sanguigno.E la sola idea di rivelare ad Harry i timori che mi stroncavano il respiro e i battiti continuava a rivelarsi fallace e improbabile.
Infattibile. Impossibile, perché nel mio mondo di rovi e fiamme la vulnerabilità era una regina altezzosa, presuntuosa, crudele.
E quel pomeriggio spento e annoiato di novembre segnò il crollo definitivo del mio castello di menzogne, perché una ferita mortale fu inferta proprio alla regina che sedeva in trono, lì nel costato, un po' più sinistra, dove il mio cuore gridava per la speranza di una nuova primavera.
Fu una ferita che sobillò un dolore sconfinato e meraviglioso, talmente profonda e irriducibile da far bene... una ferita che Tom, artefice inconsapevole, mi avrebbe prima procurato e poi ricucito con mani di angelo.
Si presentò col fare pacato che la natura gli aveva cucito sottopelle, incerto sulla soglia della camera da letto, quasi a disagio nel violare i miei spazi - ed io, lieta della sua visita, lo accolsi in quel piccolo ritaglio di mondo col più luminoso dei miei sorrisi.
Tuttavia la sua eccessiva placidità si rivelò specchio di un'insicurezza che andava oltre il timido rapporto tra due conoscenti.
Dunque: «Va tutto bene?» domandai all'erta, lo sguardo attento, i capelli disordinati sulle spalle tese.
STAI LEGGENDO
sangue nell'acqua [hs]
FanfictionHarry era questo, Harry era una carezza e uno schiaffo. Due occhi incastrati in un volto troppo cupo per meritare quella vitrea freddezza, quello scorcio di cielo gettato sul suo viso serio, distorto in un'espressione di puro sdegno per la vita - c...