Un porto sicuro

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Non c'è il sole.
Oggi manca anch'esso.

Il cielo è annuvolato, ma non ha intenzione di piovere . Non pioverà, così dicono i meteorologi e Mario ringrazia, per questo. Ha cercato sul cellulare prima di proporre a Claudio di uscire, evitando di agitarlo anche per una cazzo di pioggia. Così la definisce Mario.... una cazzo di pioggia...

Sta incazzato, cupo dentro, nero, mentre quell'aria fresca gli solletica il viso.
Sta incazzato con se stesso, incazzato con il mondo, con quella merda vivente, di cui non sa nemmeno il nome.
Sta incazzato perché si sente impotente in questo momento. Impotente di fronte ad un dolore che non può calmare da solo. Impotente di fronte a due occhi che urlano e chiedono soltanto di essere amati, come è giusto che sia...

È incazzato. Punto.

Stringe la sua mano, trasportandolo fuori da casa, mentre Claudio, con una felpa grigia indosso, si copre il viso, incappucciato, nascondendosi dal mondo intero.
Però Mario, anche questa volta, non dice niente, lo lascia semplicemente così, coperto, per non destabilizzarlo ulteriormente.

Claudio si sente al sicuro, protetto, dal resto della gente, lo crede per davvero, almeno in parte e Mario rimane a guardarlo, silenzioso, mentre il cuore diventa sempre più piccolo, diventando ancora più spaccato...
Quando in realtà, vorrebbe soltanto urlare. Prenderlo tra le braccia, strattonarlo, provando a svegliarlo, del tutto. Gridando, con quel cuore che brucia fino all'anima...

CI SONO... SONO QUI CON TE. Non c'è bisogno di una cazzo di felpa,di cappelli oppure coperte ... non c'è bisogno di tutto quello.

Mario è lì, urla dentro, mentre fuori cerca di reagire, per lui, per il suo orsetto. E così sta insieme a lui.... e aspetta...in silenzio...

Claudio si accuccia di colpo, stretto tra le sue stesse braccia, appena entra in macchina. Guarda la strada dal finestrino, mentre Mario guida, osservando, con la coda dell'occhio, ogni suo movimento. Quando arrivano al parco, Mario scende dalla macchina, aprendogli la portiera, subito dopo.

"Siamo arrivati" mormora dolcemente, mentre l'altro si gira intorno, un po' spaesato. Sussultando agitato, appena sente il frastuono della città, rimbombargli nelle orecchie.

"Ehi ehi ehi... alza lo sguardo" sussurra con un tono rassicurante, inginocchiandosi di fronte a Claudio, vedendolo in preda al nervoso...
"Non devi avere paura, Cla. Non si avvicinerà nessuno, non lo permetterei mai, piccolo." Aggiunge, ottenendo, poco dopo, l'attenzione del più piccolo.

"Fidati di me, Cla." Mormora ancora, in tono pacato, avvicinandosi alle sue labbra, per un piccolo, fugace bacio.

Fidati...

Dopo prende la sua mano, l'intreccia con la propria, tirandolo fuori dalla macchina. Sentendosi stringere. Afferrando, in un gesto impacciato, la sua maglia, da dietro.

Camminano piano, uno accanto all'altro, cercando un angolo, appartato e tranquillo. Lontano dalla confusione e dalle persone. Quindi, appena vede una panchina disponibile, lo fa sedere per un paio di minuti, il tempo di sistemarsi. Stende un lenzuolo, preso da casa di Claudio, per poi sedersi sopra di esso, invitando il più piccolo a seguirlo. Quest'ultimo ci pensa un po', prima di sedersi accanto a lui, guardandosi un po' intorno, intimidito.
Poi, punta i suoi occhi neri, in silenzio, prima di abbracciarlo, spiazzando lo stesso Mario, appena sente le sue braccia, stringerlo timido.

Il più grande sorride. Sorride il cuore, l'anima, ogni granello del suo corpo. Tutto. Accarezzando i suoi capelli, lo stringe dolcemente al suo petto, ricambia quel dolce abbraccio, sentendo il più piccolo, rilassarsi, tranquillizzarsi, poco dopo. Percependo quel dolce respiro, formicolargli il collo.

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