Cap 6

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La signora parve calmarsi o così credevo perchè dopo un'attimo si agitò di nuovo.

"No! voi mi dite solo cazzate, devo tornare a casa dalla mia bambina, ha bisogno di me!" riprese ad urlare ed io stavo iniziando a perdere la pezienza, sentì la porta della camera aprirsi ma non ci feci tanto caso perchè ora mi era finita la pazienza.

"Senta signora: 1 la smetta di urlare, 2 lei non tiene così tanto alla sua famiglia perchè se così fosse starebbe zitta e si lascerebbe curare senza tante storie, non capisce che così facendo si prolunga da sola il tempo di permanenza in ospedale? e 3 lei è un'egoista, se vuole poter riabbracciare la sua bambina deve prendere i farmaci" dissi facendo una sfuriata tantè che la signora rimase ferma e zitta a guardarmi, probabilmente non se lo aspettava ma ero riuscita a stare zitta per un po poi basta, lo so che non dovevo perchè bisogna essere gentili con i pazienti ma purtroppo non sono mai stata una tipa calma e paziente, ho sempre avuto quel carattere un po ribelle.

Dopo un minuto di silenzio presi un lungo respiro e mi calmai

"Senta signora, noi siamo qui per aiutarla e se ce lo permette capiremmo prima cosa c'è che non và e la potremmo aiutare dopodichè una volta risolto il problema potrà ritornare dalla sua famiglia.                                                                                                                            Io gli parlo come una figlia, vorrei anche io avere una mamma da abbracciare, una mamma che combatte per stare con la sua bambina o soltanto averla una mamma perchè io l'ho persa alcuni anni fa e tutt'ora ci stò male, è una ferita che mai guarirà. La mia mamma non c'è più, mi è stata portata via e sono rimasta da sola, quindi anche se lei adesso stà poco bene però ci torna da sua figlia e la sua bambina potrà riabbracciare sua madre. Io questo non posso più farlo, l'unica cosa che posso fare è aiutare lei per far si che la bambina abbia sua madre di nuovo con lei" dissi ad occhi lucidi ma senza versare una lacrima.

Dopo pochi minuti la signora mi porse il braccio ed io sorridendogli gli feci il prelievo, poi prese i farmaci ed io feci per uscire ma  girandomi per andare verso la porta trovai Sara, il dott. Sheperd e il dott, Scott guardarmi fermi ; presa dalla situazione non mi ero accorta che la porta si era aperta e che tre persone avevano sentito tutto così non volendo leggere nei loro occhi le loro emozioni abbassai lo sguardo, chiusi la porta e senza dire nulla mi diressi in laboratorio analisi per portare la provetta di sangue.

Ritornata al mio piano trovai sempre Sara, Sheperd e Scott che stavamo parlando di un paziente così dopo un sospiro mi avvicinai e il dott. Sheperd vedendomi  mi sorrise

"Ottimo lavoro Cloe, sei stata brava!"

"Grazie dottore" risposi solo con un sorriso tirato

"Ti informo che avrai dei turni anche con il dott. Scott" disse e inevitabilmente guardai il dottore in questione e vidi che già mi stava fissando.

"Ehm ok.. va bene " dissi solamente, poi il mio sguardo ritornò al dott. Scott e da lì credo che iniziò una battaglia di sguardi, vedevo che mi voleva intimorire ma non aveva capito che io non sono una di quelle che arrosisce e abbassa lo sguardo, ne ho passata già tante per fare la parte della liceale in preda agli ormoni. Ad un certo punto fu lui a parlare

"Tu. vieni con me"disse solamente e nonostante fossi infastidita dal suo comportamento decisi di seguirlo e poco dopo arrivammo a quello che penso sia il suo studio, mi fece entrare e poi tranquillamente si appoggiò alla scrivania incrociando braccia e gambe, poi mi osservò.

Iniziai ad innervosirmi e così decisi di prendere la parola

"Mi doveva parlare?" chiesi in tono scocciato

"Dato che dovrà assistermi nei prossimi giorni volevo capire che tipo di persona fosse". Dopo un'attimo di silenzio riprese "È stata troppo emotiva prima con la paziente"

"Se non avessi fatto quello che ho fatto a quest'ora sarei ancora lì"

"Forse o forse no" disse sempre continuando ad analizzarmi senza mai distogliere lo sguardo dal mio. Non so come mai ma questa persona la trovo leggermente diversa, è da quando ci siamo conosciuti che mi stà analizzando come se aspettasse una qualche mia mossa.                                

Mi stavo agitando e non poco, questo tipo già mi dà sui nervi.

"Senta, se non deve dirmi altro io ritornerei al mio lavoro"

"La metto a disagio signorina..." lesse il mio nome sul cartellino " Dallas?. Sembra che voglia scappare" disse avvicinandosi e sfidandomi con lo sguardo

"Non per essere maleducata ma lei non si è nemmeno presentato punto primo e punto secondo e ad essere completamente sinceri, non mi fa sentire a mio agio stare quì con lei che mi fissa "

Lui più si avvicinava e più io facevo un passo indietro, stava cominciando ad invadere il mio spazio personale e questo mi dava parecchio fastidio, poi girando di poco la testa di lato vidi che mi stavo avvicinando al muro e così non arretrai più. Mi impuntai decisa ad affrontarlo, una delle prime cose che si impara nel combattimento è di non farsi mai mettere con le spalle al muro ed io infatti non lo avrei permesso.

"Sei coraggiosa a sfidarmi Cloe" il mio nome pronunciato all'improvviso da lui ad una distanza ravvicinata mi faceva uno strano effetto.

"Sono il dott. Scott, Alec Scott" si presentò con un sorrisetto beffardo

Restammo lì fermi a sfidarci con gli occhi per un tempo che a me parve durare fin troppo, ma in questa gara di sguardi non mi sfuggì il modo in cui lui mi guardò, era come se cercasse di leggermi dentro poi si soffermò sulle mie labbra per finire poi ai miei occhi.

Stanca di questa situazione decisi di reagire " Bene, io allora andrei se lei non deve chiedermi altro" feci per girarmi e non so se era stata la mia immaginazione o lo aveva detto realmente ma mi parve di sentire:       "non mi sfuggirai sempre... Cloe" ma non me ne assicurai perchè chiusi la porta ed andai via. 

La forza di rialzarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora