Cap 52

61 2 0
                                    

Pov Alec

Sono passati 5 anni da allora, cinque anni da quel giorno in cui la nostra più grande battaglia si era finalmente conclusa, a pensarci ora mi sembra solo un brutto incubo durato troppo tempo ma so bene che non è così, perchè tutta quella storia mi ha portato via l'unica persona che era realmente importante per me.

Da quel fatidico giorno la mia vita è andata avanti anche se all'inizio in modo lento poi  però con il passare del tempo sono ritornato alla normalità anche se sentivo come se mi mancasse un pezzo e credo proprio che quel pezzo sia lei; quel pomeriggio avrei tanto voluto fermarla ma il suo sguardo mi supplicava di lasciarla andare e non era facile resistere a quello sguardo perchè i suoi occhi avevano un'aria stanca di chi ne aveva passate troppe ed ora voleva solo riscoprire qualcosa di bello quindi anche se riluttante l'ho lasciata andare e ora la mia vita procede bene, faccio il lavoro che amo e conduco una vita come qualsiasi ragazzo della mia età però nonostante tutto questo non posso impedire al mio cervello di pensare a lei.

Mi ricordo ancora la prima volta che Maria mi diede il fascicolo che parlava di lei, appena ho visto per la prima volta il suo viso in quella piccola fotografia ho subito pensato che fosse una normale ragazza che purtroppo si era trovata in mezzo ad una situazione più grande di lei e che si sarebbe arresa al primo ostacolo perchè per lei era troppo sopportare tutto quello che ne sarebbe conseguito; qualche anno dopo me la sono ritrovata davanti con la sua divisa da infermiera, i capelli legati in una crocchia disordinata che gli facevano ricadere alcune ciocche ai lati del suo viso incorniciandolo, poi aveva quella corporatura snella e dopo averla osservata mi soffermai sul suo viso: le labbra leggermente carnose, occhi smeraldo e che dire di quei suoi occhi che mi hanno fottuto. Quando la vidi per la prima volta nei corridoi dell'ospedale stava parlando con Sara ed io stavo ragionando su un caso difficile di un paziente con Derek quando all'improvviso lei disse di voler provare a far ragionare la paziente che si rifiutava di ascoltare noi medici, poi si mise a parlare con Derek mentre il mio guardo non poteva fare a meno di studiarla, è vero avevo letto e riletto il suo fascicolo ma scoprire com'era realmente era parte dei miei compiti, dopo un po si accorse del mio sguardo su di lei e non sembrò imbarazzata dal fatto che la stavo fissando anzi alzò un sopracciciglio come per studiarmi.

Parlando con la paziente alzò la voce e così io e gli altri sentimmo la sua storia, quella che io già conoscevo però leggerla su un fasciciolo e sentirla dire da lei stessa con quel tono di voce capace di farti sentire il suo dolore era una cosa ben diversa, dal suo tono si poteva capire la sofferenza infatti dopo la sua sfuriata la paziente si ammutolì e fece tutto quello che Cloe gli disse senza fare più storie; poco tempo dopo la portai nel mio ufficio ed è da quel preciso momento che non la vidi più come una semplice ragazzina da sorvegliare ma mi iniziò ad incuriosire, forse quello che mi colpì parecchio fu quando io cercai di intimorirla per vedere come reagiva ad un semplice affronto e devo dire che mi spiazzò perchè non solo non fu spaventata ma quando cercai di intrappolarla al muro lei si fermò e anche se eravamo ad un soffio l'uno dall'altra non smise un secondo di sfidarmi con quei suoi due occhi affilati, forse è da quel momento che capì che non era la ragazza che mi aspettavo che fosse. Con il passare del tempo continuai ad osservarla ma sempre da lontano e ogni tanto la mettevo alla prova per valutarla ma mi dimostrava di essere una ragazza che non si faceva impressionare facilmente; non per vantarmi ma molte mie colleghe avrebbero fatto di tutto per ricevere le attenzioni che dedicavo a lei ma Cloe mi teneva testa, non mi sbavava dietro anzi non mi sopportava e questo mi divertiva molto.

Successivamente andai in una palestra dove quella sera si sarebbero svolti dei combattimenti, la palestra era quella dove viveva Cloe ma questo lo scoprì in un secondo momento, quello che mi fece rimanere molto sorpreso era che lei sapeva combattere, in mezzo a quel branco di animali lei sorrideva, un ghigno che la diceva lunga infatti sconfisse i suoi sfidanti in poco tempo, prima ci giocava un po per valutare le mosse e i punti deboli dell'avversario poi reagiva e vinceva alla grande. Dalla sua postura e da come si muoveva si vedeva che era stata addestrata molto bene. Qualcosa scattò in me quando mi raccontò del suo passato, di quello che era accaduto con suo padre e la cosa mi fece raggelare, sul fascicolo non avevamo nulla che raccontasse di quello che gli era successo e da lì capì che per scoprire la vera Cloe avrei dovuto stargli accanto così da tenerla maggiormente al sicuro.
Il suo sguardo è sempre stato come un magnete per me perchè all'apparenza poteva sembrare una ragazza semplice ma anche un po enigmatica ma se leggevi bene i suoi occhi potevi notare la sofferenza dentro di essi e quello che poteva sembrare un mare calmo in realtà era una tempesta che difficilmente si sarebbe placata. Il tempo passò e successe: una carezza, un bacio, una cazzata, una litigata e alla fine mi resi conto che il mio sorvegliarla era diventato qualcosa di più, ero interessato a lei e oserei dire che iniziavo a provare qualcosa per lei. Più il tempo passava più volevo tenerla il più lontano possibile dal suo destino, avevo capito che non era una ragazza fragile come mi aspettavo, ma studiando il suo carattere avevo capito che non era una che avrebbe aspettavo il salva-gente, avrebbe nuotato con tutte le sue forze fino alla riva ed infatti così è successo... si è curata le ferite da sola e ci ha portato la vittoria su un piatto d'argento.

La forza di rialzarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora