Capitolo 1

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Il tintinnio incessante della sveglia era l'unico suono, o meglio rumore fastidioso, che si poteva sentire quella fredda mattina.
Prima di sentire, alcuni minuti dopo, dei lamenti provenire da sotto le coperte.

Non era mai stata amante della scuola, della sveglia alle sei, del doversi subire otto ore di lezioni, figuriamoci adesso che andava, già da due settimane, in una nuova scuola, la scuola dei ricchi viziati, figli di papà, e che era stata scelta addirittura come Honey da una ragazza che non conosceva l'etica morale. Era già consapevole che lei era stata classificata come la sfigata della scuola, ma a lei non importava più di tanto, preferiva essere cresciuta con umiltà e con dei principi piuttosto che avere tutto e sentirsi superiore agli altri solo perché il paparino aveva una ingente somma di denaro nel conto in banca e lavorava come medico o architetto a livello internazionale.

Non si era mai lamentata della sua vita. Aveva un padre che si spaccava la schiena giorno e notte per portare qualche soldo a casa e garantirle una vita dignitosa, che le voleva un bene nell'anima, due amiche fantastiche, che avrebbero solcato mari in tempesta per raggiungerla se avesse avuto un problema, sempre pronte a difenderla, e la cosa era reciproca.

L'unica cosa che odiava della sua vita era aver perso sua madre. Aveva solo sei anni all'epoca, non ricordava molto della donna che le aveva dato la vita, non ricordava i suoi baci della buonanotte, le canzoncine che le cantava prima di metterla a dormire, i suoi abbracci, i suoi sorrisi, nulla, ma avrebbe dato tutto pur di ricevere un ultimo abbraccio e dirle che le voleva bene.

Ogni giorno si sentiva in colpa di non averle detto abbastanza Ti voglio bene,  ma suo padre era sempre lì, in quei momenti, a ripeterle che non doveva pensarci e che era stata una bambina perfetta, e tutt'ora era una ragazza perfetta.

Fin dal primo giorno che aveva messo piede a scuola, era sempre stata molto dedita allo studio, forse perché, una volta grande, avrebbe voluto regalare una vita migliore a suo padre facendo un buon lavoro, sentendosi perennemente in colpa vedendo, ogni giorno, il solco nella fronte dell'uomo sempre più pronunciato, a causa della fatica. Nonostante lui non gli avesse mai fatto vedere la sua stanchezza, rivolgendosi sempre con un sorriso verso la figlia, nascondendo molto bene quello che provava.

Adesso però era entrata in un nuovo sistema scolastico in cui, oltre a dover continuare ad andare bene a scuola, doveva compiere ogni incarico che la sua Master le ordinava, in questo modo aveva assicurato il pagamento della sua retta scolastica, era difficile e lo sapeva bene, ma avrebbe fatto di tutto pur di alleggerire il peso economico di suo padre.

Un sonoro sbuffo uscì dalle sue labbra, prima di tirar fuori un braccio per spegnere quel maledetto aggeggio, trattenendosi dal scaraventarlo a terra.
Avrebbe voluto restare a dormire per tutta la mattina, ma il suo senso di dovere era più forte, così, con un ultimo lamento, si tirò su, venendo subito pervasa da un brivido di freddo.

Facendo appello a tutta la sua forza di volontà si alzò, afferrando l'intimo e chiudendosi nel bagno per una doccia veloce. Dieci minuti dopo era già fuori, ferma davanti la divisa nera e bianca, distorcendo il naso, ancora contraria a dover andare in quella stupida scuola.
Non che fosse male, anzi dava molte più possibilità, ma erano i ragazzi che la frequentavano a renderla un ambiente immorale.

Dovette comunque indossarla alla fine, si aggiustó i capelli e afferrò lo zaino per poi scendere al piano terra. Suo padre era già uscito, come sempre, però le aveva lasciato i pancakes sul tavolo ancora caldi, segno che era uscito da poco.

Sorrise per la costante premura del padre, sedendosi a fare colazione. Una volta finito scrisse un messaggio alla sua migliore amica che sarebbe dovuta andarla a prendere, essendo l'unica ad avere l'auto, e uscì fuori ad aspettarla, distorcendo ancora una volta il naso per la pessima idea che aveva avuto, fuori faceva davvero freddo.

Per fortuna ci volle poco prima
di vedere accostare l'auto davanti al vialetto, aspettando che la ragazza salisse per raggiungere la loro scuola.

"Pronte?" Chiese la più grande con un sorriso rassicurante per trasmettere un po' di conforto, soprattutto alla più piccola, che per tutto il tragitto non aveva smesso di torturarsi le mani.

"Prontissima ad eseguire ogni ordine immorale" rispose con una smorfia, deglutendo quando diede un'occhiata all'edificio, l'unica cosa positiva era che la sua Master non era ancora arrivata, quindi per questa mattina si era risparmiata il cazziatone.

"Avanti non può essere così terribile" dichiarò la bionda, dandole un caldo abbraccio prima di incitarla a seguirle.

"Facile dirlo per te, ti è capitata una santa che ti tratta come una regina" mormorò distorcendo il naso, non che fosse gelosa, anzi era addirittura contenta che le sue amiche fossero state scelte da ragazzi per bene, ma si domandava perché a lei, invece, era toccata una ragazza che non conosceva dove stava di casa l'educazione.

-

"Vuoi spegnere quella cazzo di sveglia?" Chiese con sgarbo, già infastidita dal troppo contatto che aveva avuto con la ragazza al suo fianco, la quale era rimasta attaccata alla sua schiena per tutta la notte, nonostante avesse provato più volte a farla allontanare.

Non che non le piacesse il contatto fisico, ma amava avere i suoi spazi e soprattutto odiava le smancerie d'affetto dopo una maratona di sesso.

La sua vita era questa, padre e madre, due medici internazionali, non erano mai a casa, quindi lei aveva via libera di fare tutto quello che voleva. Non aveva sorelle o fratelli, solo un'unica migliore amica con cui condivideva tutto e di cui si fidasse ciecamente. Aveva molti altri amici, ma sapeva che stavano con lei e accondiscevano a tutto quello che lei diceva solo perché era la più popolare a scuola. Non solo per il suo fascino e i suoi occhi accattivanti, ma anche per la sua reputazione da brava ragazza che si era costruita. Insomma o facevi parte della suo cricca oppure era meglio starne alla larga.

Fumo, alcol, sesso, erano le tre parole all'ordine del giorno per lei. Una festaiola di prima categoria in pratica.

Ma forse, dietro quegli occhi magnetici si nascondeva qualcosa, qualcosa di diverso da quello che lei voleva dimostrare. Però nessuno si poneva mai questa domanda, nessuno voleva rischiare di entrare nella sua lista nera, perché tutti sapevano che chi commetteva errori nei suoi confronti, era spacciato.

Si tirò su mettendosi a sedere, un po' grata alla sveglia per averle dato una scusa perfetta per staccarsi dalle braccia della sua conquista. Non era un segreto le lei fosse bisex, non le era mai importato nascondere chi veramente fosse, ne tantomeno il giudizio degli altri, forse è per questo che la consideravano la regina della scuola. Non si teneva nulla per sé, era menefreghista e l'unica persona a cui dimostrava affetto era solo ed esclusivamente la sua migliore amica, perfino le ragazze che si portava a letto trattava male, ma loro, pur di vantarsi di essere entrate nelle sue grazie, accettavano qualunque cosa, senza sapere che in verità erano solo sfruttate per i suoi bisogni fisici.

Afferrò i vestiti sparsi per il pavimento e li indossò, salutando velocemente la ragazza ancora sdraiata nel letto con un cenno della mano, entrando subito in macchina per tornare a casa a cambiarsi.

Non vedeva l'ora di andare a scuola e divertirsi con la sua piccola e ingenua Honey.

Ed ecco ragazze il primo capitolo.
Spero vi piaccia, fatemelo sapere nei commenti.
Da qui la storia parte già avviata, ma non preoccupatevi perché è come se fossero ancora all'inizio in quanto i comportamenti di Lauren saranno uguali.
Vi aspetto al prossimo, un bacio 🌹

My Honey (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora