Capitolo 4

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L'aveva cercata per tutta la scuola, in palestra, nel giardino, perfino nel suo solito posto non c'era, le mancava da controllare solo i bagni, quindi prese a cercarla lì, ma solo quando arrivò al bagno dell'ultimo piano capì di averla trovata.

"Vai Lauren! Cazzo! Più veloce" sentì urlare da una delle cabine, con tanto di gemiti come accompagnamento.

Oh merda! Deve scopare anche nei bagni questa. Che schifo!

Adesso l'idea di cercarla non le sembrava più la cosa giusta, di certo ci avrebbe messo un po' a levarsi la voce squillante della tizia che stava urlando dalla mente.

Decise comunque di aspettarla fuori, non volendo rifare di nuovo tutta la scuola per trovarla.

"Mi chiami tu?" Chiese la ragazza uscendo dal bagno, con un sorriso pervertito in volto. Aveva ancora tutti i capelli arruffati, la faccia rossa e i vestiti stropicciati.

"Certo piccola" le rispose Lauren con un sorriso malizioso, avvicinandosi al lavandino per lavarsi le mani.

La cubana aspettò che la ragazza se ne fosse entrata per entrare nel bagno, poggiandosi con la schiena alla porta e incrociando le braccia al petto.

"Lo sa che non la chiamerai?" Le chiese, soffermandosi a guardare il suo aspetto. Anche i suoi capelli erano arruffati e la divisa stropicciata, altra conferma di quello che era avvenuto poco fa, ma sembrava tranquillissima, come se la sua mano non fosse mai entrata nei pantaloni di nessuna ragazza.

La corvina trasalì, non aspettandosi di vedere la ragazza, ma cerco cercò di non darlo a vedere, concentrandosi sulle sue mani "E tu che cazzo ci fai qui?"

"Ho girato tutta la scuola per trovarti, non ti avrei lasciato per rifare il giro d'accapo" spiegò brevemente, con la faccia ancora disgustata.

"Ok. E comunque chi ti dice che non l'avrei chiamata più?" Chiese, voltandosi nella sua direzione, imitando la sua postura.

"È vero, ci conosciamo da poco, ma penso di aver imparato a conoscerti un minimo" alzò le spalle la cubana, non facendosi intimidire da quegli occhi magnetici.

"Tu non mi conosci" dichiarò com tono duro, irrigidendo le spalle.

"È vero! Ma conosco quello che vuoi far credere alla gente" si avvicinò piano Camila, sapendo perfettamente di star iniziando a oltrepassare la linea invisibile che creava la corvina per tenere lontani tutti.

"E cosa voglio far credere alla gente?" Chiese iniziando ad incuriosirsi.

In un'altra occasione e con qualcun altro lo avrebbe sicuramente zittito malamente, minacciandolo di starle lontana, ma con la cubana era diverso, sentiva che era diversa dalle altre persone, non si lasciava intimidire, e in più l'aveva fermata dall'andare a prendere Austin, cosa che neanche Normani era riuscita.

"Di essere menefreghista, stronza e una che si è fatta e continua a farsi tutta la scuola" rispose, restando poco distante da lei.

"Non tutta, non te" la contraddí, facendo un sorriso malizioso.

"Non sono lesbica" affermò prontamente, irrigidendosi subito.

"Neanche io" le fece l'occhiolino con un sorriso divertito, prima di andarsene, lasciandola lì, in mezzo al bagno, inerme.

Come diavolo fa ad avere sempre lei l'ultima parola.

Sbuffò, scocciata dall'impertinenza di Lauren, ma ormai doveva imparare a conviverci.

Due minuti dopo era già tornata a cercarla per tutta la scuola, maledicendosi interiormente.

Maledizione! Mi ha fregato ancora. Ti doverti proprio a farti correre dietro.

Per fortuna non dovette cercarla a lungo, perché la vide uscire fuori verso il suo usuale posto.

Quando la raggiunse la vide appoggiata all'albero, con una sigaretta penzolante tra le labbra già accesa e le mani in tasca.

"Sono così prevedibile?" Le chiese la corvina, lanciando uno sguardo alla cubana che stava richiudendo la porta dietro di sé.

"Beh, dopo due settimane che veniamo qui ogni volta che vuoi fumare e saltare le lezioni, penso sia abbastanza prevedibile" affermò, sedendosi sui gradini, aspettando come ogni volta che la corvina si decidesse a rientrare per seguire le lezioni.

La breve conversazione finì lì, portando entrambe le ragazze a perdersi tra i loro pensieri, finché la campanella suonò, riportandole alla realtà.

"Credo sia meglio andare ora. Stiamo perdendo troppe lezioni" annunciò Lauren, sistemandosi la camicia bianca.

Chissà di chi è la colpa

Roteò gli occhi la cubana, alzandosi per farla passare.

"Oggi pomeriggio devo scontare la mia punizione restando a pulire la biblioteca, se vuoi puoi andare a casa" l'avvertí, mentre le passava a fianco, per entrare di nuovo a scuola.

"Davvero mi stai dicendo di non venire a pulire io la biblioteca?" Si sorprese la cubana, non credendo che una cosa fosse mai potuta uscire dalla bocca della corvina.

"Domani dobbiamo consegnare i due temi e tutti i compiti di matematica, qualcuno deve pur farli" spiegò con il suo solito tono da menefreghista.

Ma Camila rimase comuqnue sorpresa, due settimane fa l'avrebbe prima fatta andare a pulire la biblioteca e poi le avrebbe ordinato di fare tutti i compiti. Invece ora le aveva praticamente ordinato di fare soltanto i compiti.

Forse non è così stronza dopotutto.

Non fece domande, sapeva che doveva esser grata di aver avuto quella piccola gioia, se avesse chiesto il perché probabilmente si sarebbe arrabbiata e non l'avrebbe più lasciata tornare a casa, quindi si limitò solo ad annuire e a seguirla verso la prossima lezione.

Dall'altro canto anche la corvina si era sorpresa delle sue stesse parole, non era da lei prendersi la sua punizione senza obbligare la sua Honey a scontarla a posto suo. Ma ormai lo aveva fatto e lei non era una che si rimangiava le parole.

Storse il naso contrariata mentre guardava il cielo dalla finestra, non riusciva a credere a quello che era successo quel giorno.

Era uscita dalla presidenza con solo un unico scopo, quello di pestare a sangue il coglione di Austin, e invece la cubana si era messa in mezzo, facendole cambiare idea, come era possibile?

Si voltò nella direzione della cubana, soffermandosi sul suo volto concentrato a seguire la spiegazione, poi scese sulle sua bocca, intenta a mordicchiare il tappo della penna.

Sorrise appena, trovando carinissima quella scena, ma appena la cubana si voltò nella sua direzione, sentendosi osservata, devió lo sguardo, fingendo di essere interessata alla lezione, però ormai Camila l'aveva vista e non poté non nascondere un piccolo sorriso.

My Honey (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora