Capitolo 7

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Era ormai metà ottobre e a Miami continuava a far caldo come se fosse ancora estate.

La corvina camminava indifferente verso la sua auto, felice che un'altra giornata scolastica era finita, in questo modo poteva avere tutto il pomeriggio per se stessa.

Aprì la portiera della auto posando lo zaino sul sedile del passeggero, prima di sedersi, ma quando stava per chiudere la portiera, una figura la fermò.

Alzò gli occhi incontrando quelli color nocciola della sua Honey.
Aggrottò le sopracciglia, erano passate due settimane dal loro ultimo scambio di battute in quel bagno, dopo avevano iniziato ad ignorarsi, rivolgendosi la parola a stento, solo per le questioni scolastiche. Le sembrava strano che la ragazza l'avesse raggiunta.

"Ti serve qualcosa?" Le chiese, cercando di non risultare troppo dura come al solito, infondo non le aveva fatto niente in quei giorni.

"E che fra qualche giorno iniziano le interrogazioni e quelle devi farle per forza tu" spiegò, tentando di apparire più disinvolta possibile.

A differenza della corvina, lei non riusciva a nascondere le sue emozioni, e il fatto che per tutto quel tempo si erano ignorate l'aveva fatta sentire strana, quasi le mancava parlare con la corvina, roteare gli occhi perché non era d'accordo con lei, stare a guardarla e ad aspettare che finisse le sue due sigarette perché non le andava di seguire qualche lezione, in pratica le mancava il suo rapporto odio-amore con la ragazza dagli occhi verdi.

"Lo so! È per questo che verrai a casa mia oggi alle cinque" dichiarò distaccata, provando a chiudere di nuovo la portiera dell'auto, per qualche strano motivo aveva pensato che la ragazza si fosse avvicinata per tentare di risistemare il loro rapporto, e invece continuavano a parlare solo e soltanto di scuola.

"Aspetta! Non so nemmeno dove abiti e poi chi ti dice che io sia libera oggi pomeriggio?" Si alteró la cubana, ma più per l'ordine che le aveva imposto, era arrabbiata per il tono che aveva usato.

La corvina afferrò subito un pezzo di carta, sfilò una penna dal portaoggetti e scrisse velocemente il suo indirizzo.
"Puntuale" sentenziò porgendole il pezzo di foglio, chiudendo poi la portiera e mettendo in moto per tornare a casa.

Camila restò a guardarla incredula, non capiva perché continuava a comportarsi così, infondo era stata lei a oltrepassare la linea quel giorno nel bagno, non lei.

Sbuffò, rimettendosi in cammino verso la sua casa, prendendo in considerazione l'idea di non presentarsi all'appuntamento, forse così avrebbe capito una volta per tutte che non poteva essere sempre lei a decidere.

O forse questa volta ti ammazza per davvero

Roteò gli occhi, credendo che fosse stato meglio decidere soltanto dopo essersi riempita lo stomaco.

-

Stava dondolando sui talloni da dieci minuti ormai, torturandosi le mani, non sapendo se era stata una buona idea o meno, dopotutto non sapeva mai come comportarsi per evitare di complicare la situazione.

Fatto sta che adesso Camila si trovava davanti la porta della casa della sua Master, ma non era più tanto sicura di quello che aveva premeditato quel pomeriggio.

Però ogni sua mossa fu preceduta dalla porta che si apriva, rivelando Lauren stagliata davanti a lei mentre la guardava con sguardo serio, cercando di nascondere un sorriso divertito.
"Ce l'hai fatta a venire"

"Si... ecco...sono venuta... cioè non in quel senso... insomma sono ven...Dio!" Balbettò la cubana non aspettandosi quella situazione, dandosi, non solo mentalmente ma anche nella realtà, uno schiaffo sulla fronte, sbuffando.

Come diavolo ci sono finita in questa situazione?

"Tu che balbetti? Questa mi è nuova" la derise la corvina, portando le braccia al petto. In realtà l'aveva sentita balbettare anche quel giorno, ma quella era un'altra storia, di solito non si lasciava intimorire facilmente.

"Mi hai spaventata!" Si difese Camila "Stavo per bussare e tu apri di scatto la porta, cosa ti aspetti?"

"Stavi per bussare? Sono minimo dieci minuti che stai impalata davanti la porta, sono venuta ad aprirti prima che ti venisse una paralisi"

"Ma taci e fammi entrare" affermò la cubana cercando di scappare da quella situazione di imbarazzo, che per altro aveva creato lei, cambiando argomento.

Ma mentre stava per mettere un piede dentro, Lauren le si parò davanti impedendole il passaggio.
"Nel mio Paese si chiede il permesso prima di entrare" dichiarò, sfidandola con lo sguardo.

"Beh non mi sembra che quando tu entri chiedi il permesso, o sbaglio?" Ammiccó la cubana, cercando di darsi un certo tono, non volendo risultare ancora più un'idiota ai suoi occhi.

Appena vide che la ragazza sgranò gli occhi capendo il doppio senso, ne approfitto sgusciando dentro l'abitazione.

"Che c'è? Sono stata troppo spinta per te?" La derise Camila stavolta.

Ma la corvina non se lo fece ripetere due volte, chiuse con un tonfo la porta, facendo sussultare la ragazza, che la guardò confusa. Poi si voltò e con uno sguardo più che malizioso le si avvicinò.

"Non ho bisogno di chiedere il permesso, vuoi provare?" sussurrò al suo orecchio una volta vicina, al che la cubana deglutì trovandola troppo vicina per i suoi gusti.

Ora non le era sembrata più una buona idea.

"C-cosa st-stai f-facendo?" Chiese deglutendo a fatica, cercando di schiacciarsi il più possibile al muro.

"Cosa? Prima mi provochi e poi ti tiri indietro?" Le fece un'occhiolino divertita, leccandosi il labbro inferiore, prima di allontanarsi "Non giocare con il fuoco, potresti bruciarti"

Soltanto una volta che la corvina si allontanò, iniziando a salire le scale, ritornò a respirare, capendo che doveva finirla con questo gioco prima di bruciarsi davvero.

Fece due/tre respiri a fondo prima di seguire la ragazza al piano di sopra, giurando a se stessa che non avrebbe mai più osato fare nulla di avventato con lei, non poteva permetterselo.

"Da cosa dobbiamo iniziare?" La voce di Lauren le arrivò ovattata alle orecchie.
Era troppo concentrata ad osservare la stanza per poter dar attenzione a quello che le chiedeva.

Era super ordinata, luminosa e per niente sobria. Aveva un letto matrimoniale al centro, un armadio stratosferico a muro, una scrivania e una libreria il triplo della sua. Tutto in legno pregiato.

Solo ora si rese conto di essere entrata in una delle case più grandi e ricche di tutta Miami e soltanto adesso si ricordò che la corvina era una di quelle spocchiosi figlie di papà, eppure non le aveva mai rinfacciato quell'aspetto, forse per questo si era dimenticata di quel piccolo particolare.


My Honey (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora