Capitolo 5

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"Mila stasera ci sarà una festa, vieni?" Chiese allegra Dinah, battendo le mani. Era sempre stata una a cui solo sentire la parola festa la metteva di buon umore.

"Non credo" rispose indifferente, al contrario dell'amica non le erano mai piaciute le feste e di certo non sarebbe iniziata ad andarci ora.

"Perché no? Avanti ci sarà da divertirsi" le fece il labbruccio, sapendo che in questo modo non avrebbe potuto dire di no.

"Infatti Camila! Non puoi stare rinchiusa in casa per sempre" tentò di convincerla anche Ally, non sopportando l'idea di farla stare a casa.

"Ho molti compiti da fare" mentì, appellandosi alla priam bugia che le venne in mente "E sapete tutte e due com'è Lauren"

"Ma verrà anche lei, non ti dirà nulla" continuò imperterrita la polinesiana, non accettando un no come risposta, appoggiata anche da Ally.

"Ho detto no Dinah! Non ci vengo" sentenziò, alzandosi dal letto e infilandosi le scarpe.

"Dove stai andando?" Le chiese confusa la bionda, non capendo il comportamento della sua migliore amica.

"Torno a casa. Ci vediamo domani" le salutò con un veloce bacio sulla guancia, poi afferrò la borsa e se ne andò, lasciando le sue due amiche più confuse che mai.

La verità era che Camila letteralmente odiava le feste, tutte quelle persone accalcate a ballare, ubriache e fatte, la puzza di canne e sudore, l'alcool, la musica troppo alta. Le dava il disgusto stare tra quelle persone, solo il pensiero le faceva avere i brividi, preferiva di gran lunga restare a casa a leggere un buon libro guardare qualche film.

Ed era così che aveva pensato di passare la serata, se solo fosse andata come aveva progettato.

Erano poco più le dieci di sera, si era fatta la doccia, aveva cenato e ora stava guardando una nuova serie alla tv quando sentì suonare il campanello, suo padre non era ancora tornato, quindi pensò che fosse lui e si alzò velocemente, non volendo far aspettare l'uomo un secondo di più, immaginando già stanco per la giornata, così aprì la porta felice, ma quando vide che non si trattava affatto dell'uomo, spalancò gli occhi.

"Che ci fai tu qui?" Chiese confusa, chiedendosi se avesse visto bene chi aveva davanti o aveva iniziato ad avere le allucinazioni.

"Non mi inviti neanche ad entrare?" Chiese divertita la ragazza, dando una rapida occhiata all'outfit della cubana.

Era normale che con solo un pantalone di tuta blu e una maglia più larga di almeno tre taglie era così fottutamente attraente?

La cubana aprì bocca per parlare, ma la corvina era assorta nei suoi pensieri tanto che spalancò gli occhi quando si rese conto a cosa avesse pensato.
Come diavolo le era venuto in mente di pensare quelle cose? E soprattutto da quando trovava attraente la cubana?

Era indubbiamente una bellissima ragazza, questo lo sapeva bene, ma non l'aveva mai guardata in quel modo, primo perché era la sua Honey e secondo perché le aveva esplicitamente detto e fatto capire che non le interessavano le ragazze, quindi aveva evitato di farsi fantasie dall'inizio, sapendo di perdere già in partenza. Ma ora, guardandola con i capelli spettinati e in tenuta casalinga, le venne spontaneo pensarci.

"Mi hai sentito?" Si sentì scuotere un braccio Lauren, ritornando così alla realtà.

"Cosa?" La guardò cercando di capire cosa le avesse chiesto, dal momento che non era stata a sentire neanche mezza parola.

"Ti ho chiesto cosa ci fai qui" ripeté per la terza volta la cubana, roteando gli occhi.

"Secondo te?" La guardò scocciata la corvina, cancellando subito quei pensieri dalla mente "Hai detto alle tue amiche che non venivi alla festa per i compiti e perché io mi sarei arrabbiata. Beh, sono venuta a prenderti"

"Ma io non voglio venire alla festa" ribatté la cubana, maledicendo mentalmente le sue due amiche.

"Guarda che non mi arrabbio se vieni" ritentó guardandola negli occhi per farle capire che era sincera, poggiandosi allo stipite della porta, visto che la ragazza non voleva farla entrare.

"A me non importa se ti arrabbi o no, io alla festa non voglio venirci e basta" alzò di poco la voce, sorprendendo la corvina.

"E allora per che cazzo hai detto che non venivi per colpa mia?" Si alteró anche Lauren, rimettendosi in posizione eretta, rimanendo male per quello che aveva detto, ma senza darlo a vedere.

"Era l'unico modo per far sì che Dinah smettesse di provare a convincermi" spiegò ritornando ad un tono normale, rendendosi conto di aver esagerato.

In fondo Lauren era solo venuta a prenderla pensando che fosse lei la causa se non andava alla festa, si era comportata bene, cosa che la sorprese, quindi si sentì un po' in colpa ad averle urlato contro, non se lo meritava.

"Beh la prossima volta inventa altre scuse, non posso sprecare il mio tempo a venirti dietro perché tu dai la colpa a me" l'avvertí con tono freddo, prima di voltarsi e raggiungere la sua auto.

E io che volevo fare una cosa carina, poi si chiedono perché tratto tutti male.

Ponderó, mentre si metteva la cintura e accendeva l'auto, rivolgendo un ultimo sguardo verso la cubana che stava ancora sull'uscio della porta.

La cubana d'altro canto si sentì ancora più in colpa, non era sua intenzione reagire in quel modo e soprattutto per una stupidaggine del genere, alla fine, forse, sarebbe potuta anche andarci, non sarebbe morta. Anche per soli cinque minuti e poi avrebbe potuto inventare una scusa ed andarsene. In questo modo non avrebbe mentito alle sue amiche e non avrebbe fatto incazzare Lauren.

Ma ovviamente aveva rovinato tutto.
Sbuffò rientrando in casa. Le era passata anche la voglia di continuare a guardare la serie, così salì in camera, infilandosi nel letto e ripensando a quanto era successo.

Se solo l'avesse fermata, le avrebbe potuto dire che odiava le feste per questo aveva mentito, forse l'avrebbe capita e non si sarebbe arrabbiata.

Ormai però aveva combinato il guaio e domani le aspettava sicuramente una giornata d'inferno.

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My Honey (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora