Dopo quella storia Camila aveva capito il perché si fosse arrabbiata tanto quando aveva nominato suoi genitori. Non potette far a meno di sentirsi ancora più in colpa, ma da un lato era contenta che la corvina si fosse aperta così tanto con lei.
Voltò la testa nella sua direzione, osservando il profilo illuminato dal sole, immaginando quando dolore avesse provato e quanto ancora ne stava provando sotto quella maschera che portava.
In quel momento si rese conto di quanto fosse fortunata rispetto a lei. Suo padre non le avrebbe mai detto quelle cose, ma l'avrebbe accettata senza problemi, invece i genitori di Lauren non avevano esitato a farla sentire sbagliata, solo perché c'era il rischio che intaccasse il buon nome della famiglia.
Senza pensarci portò una mano su quella della corvina poggiata sul ventre, iniziando ad accarezzarla, mettendosi poi su di un fianco e tenendo la testa poggiata sulla mano.
Lauren, sorpresa di quel gesto, voltò il capo verso la cubana, guardandola diritto negli occhi, lasciando che l'altra sua mano si poggiate su quella di Camila.
"Mi dispiace" sussurrò piano la cubana, senza il bisogno di aggiungere altro per far capire a cosa si riferiva.
"Ti ho già detto che non è colpa tua" la rassicurò, accennando un piccolo sorriso.
Camila ricambiò il sorriso, avvicinandosi per darle un bacio sulla guancia, che la fece arrossire leggermente.
"E questo per cos'era?" Chiese la corvina, iniziando a giocherellare con le dita della sua mano, ma senza distogliere lo sguardo dal suo.
"Per avermi levato di torno Austin" rispose la cubana, portando lo sguardo sulle loro mani, anche per non far vedere il rossore sulle sue guance.
"È sempre un piacere ricordargli di non mettersi contro di me" dichiarò accennando un sorriso beffardo, facendo roteare gli occhi alla cubana.
"Anche se devo ammettere che mi è un po' dispiaciuto" portò di nuovo il capo dritto, guardando il cielo su di lei "Per tutti questi anni ho dato sempre la colpa a lui, quando invece è sempre stata tutta colpa di quella stronza di Alexa"
"Ti stai pentendo?" Chiese aggrottando la fronte confusa Camila.
"Certo che no, ha comunque le sue colpe, come io ho le mie" affermò sospirando "Se fossi stata sincera dall'inizio forse le cose sarebbero andate diversamente"
"Avevi solo quindici anni, è normale che tu avessi paura" la fermò Camila, stringendole la mano come per darle conforto.
Entrambe stettero per un po' in silenzio, ascoltando solo il suono del mare, perse nei loro pensieri. Fino a quando Lauren si voltò di nuovo nella direzione della cubana.
"Camila" Le chiamò, osservando lei stavolta il suo profilo illuminato dal sole, aspettando che anche la cubana si voltasse verso di lei.
"Prima, quando ho detto ad Austin che quello che riguardava te era anche affare mio, dicevo sul serio" dichiarò seria, lasciando che i suoi occhi esprimessero tutta la sua sincerità.
Camila aprì la bocca, ma nessuna parola uscì, così ci pensò Lauren a completare il suo discorso.
"Voglio tu sappia che puoi fidarti di me, qualunque cosa accada io per te ci sarò sempre""Laur" sussurrò a bassa voce la cubana, dovendo ancora metabolizzare per bene il tutto, decidendo di avvicinarsi per abbracciarla.
Forse le parole non le uscivano dalla bocca, ma quel abbraccio valeva molto più di qualunque cosa.
Si strinsero forte. In quel momento entrambe ammisero a loro stesse di aver bisogno l'una dell'altra. Facendosi la tacita promessa di esserci sempre, in qualunque situazione.
Quando si staccarono Camila rimase comunque con la testa poggiata sul petto della corvina, entrambe con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, fino all'ora di pranzo, quando la pancia della cubana si fece sentire.
"Credo sia il momento di dover andare" disse Lauren, trattenendo a stento una risata.
Camila si coprì la faccia imbarazzata, ma scoppiò a ridere anche lei quando sentì un altro rumore, ma questa volta non dal suo stomaco.
"Cosa? Non sei l'unica ad aver fame" finse il broncio la corvina, decidendo che era il momento di alzarsi, porgendole poi la mano per aiutare anche l'altra ragazza.
"Ti va di venire a casa mia?" Le chiese senza pensarci Camila, sorprendendo anche se stessa.
"Beh, se proprio vuoi" alzò le spalle indifferente la corvina, non dandole, come al solito, nessuna soddisfazione.
Insieme tornarono alla macchina, arrivando fino a casa della cubana.
"Cucini tu?" Chiese scettica la corvina, facendo sbuffare la ragazza.
"Vedi qualcun altro?" Chiese retoricamente, lasciandole uno sguardo sinistro.
"Allora inizio a chiamare i pompieri" scherzò, afferrando il cellulare.
"Potrei sorprenderti" si pavoneggió invece la ragazza, iniziando a prendere una pentola "Cosa vuoi mangiare?" Le chiese poi, voltandosi verso di lei.
"Sorprendimi" stette al gioco la corvina, offrendosi di apparecchiare la tavola.
Venti minuti dopo erano sedute intorno alla tavola, con il piatto fumante davanti ai loro nasi.
"Assaggia" la incitò la cubana, vedendo che non aveva intenzione di mangiare.
"Sicuro sia commestibile e che non è un trucco per farmi fuori?" Chiese la corvina, facendo una smorfia scherzosa.
"A dire il vero si. Nel tuo piatto c'è anche del veleno, ma tranquilla, non morirai subito" Scherzò anche la cubana, aspettando che Lauren prendesse il primo boccone.
"Allora?" Chiese Camila, sperando che le piacesse davvero, ma l'espressione impassibile di Lauren le rendeva difficile capirlo.
"La pasta è scotta" affermò seria, prima di iniziare a tossire, afferrando il bicchiere d'acqua e bevendo tutto d'un sorso "Quanto sale ci hai messo?"
Non credendo alle sue parole, Camila prese un boccone anche lei, ottenendo la stessa reazione della corvina.
"Forse un po' troppo" disse con una smorfia disgustata.
"Non dovevo chiamare i pompieri, ma l'ambulanza" affermò Lauren, con una smorfia anche lei.
"Oh andiamo! È solo un po' salata" si finse offesa, sapendo però di avere completamente torto questa volta, ma non voleva che questo diventasse motivo di scherno nei suoi confronti, aveva già perso al bowling, almeno qualcosa voleva dimostrare di saperla fare.
"Un po' salata? Ci hai messo mezzo barattolo di sale!" Ribatté la corvina, incrociando le braccia al petto.
"Dai vieni!" Esclamò subito dopo, alzandosi e levando velocemente i piatti dal tavolo.
"Dove?" Chiese confusa la cubana, seguendola fino alla porta.
"A mangiare qualcosa di commestibile" dichiarò, afferrandole la mano e portandola con sé, fino alla macchina.
"Dovresti imparare a chiedere anche il mio parere" ribatté la cubana, mettendosi la cintura.
"Signorina Camila Cabello, mi concede di portarla a pranzo in un posto niente male con vista mare?" Chiese Lauren voltandosi verso di lei e allungando una mano, mantenendo un tono serio, anche se si capiva che stava scherzando.
"Quanto sei idiota" le schiaffeggió la mano, facendo scoppiare a ridere la ragazza alla guida.
"È proprio vero che rispondi di sì solo quando ti chiedo se sono una cogliona" disse la corvina, mantenendo lo sguardo sulla strada.
"Ancora non lo avevi capito signorina Lauren cogliona Jauregui?" Domandò seria, ma scoppiando poi in una fragorosa risata, seguita a ruota dalla corvina.
Hello guys! Come va? Piccolo capitolo di passaggio, ma comunque fondamentale per capire in che rapporti siano Lauren e Camila. Nel prossimo però le cose torneranno movimentate. Mi scuso per eventuali errori e vi chiedo di dirmi, se vi va, cosa ne pensate.
Un bacio🌹
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My Honey (Camren)
FanfictionNella Miami High School esistono due particolari gruppi di studenti: i Masters e gli Honeys. I Masters sono un gruppo di studenti molto ricchi, che possono instaurare un accordo con gli studenti meno facoltosi, gli Honeys. Con questo accordo essi si...