Capitolo 10

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Aveva passato due giorni chiusa in casa, studiando anatomia femminile con sette ragazze diverse, almeno aveva usato bene il suo tempo.

Ma doveva ammettere a se stessa che quando passava un attimo da sola, si ritrovava a pensare alle parole che l'avevano ferita di più.

Quel giorno sapeva che non era nervosa solo per il ritardo della ragazza, ma perché si stava rendendo conto che quella stessa ragazza non era una qualunque per lei, però era ostinata a non volerlo ammettere e si comportava in quel modo.

Non poteva permettere a se stessa di affezionarsi a qualcuno, lei non credeva in queste cose. Lei credeva negli attimi ed era per questo che pensava a divertirsi e basta, non si era mai legata a qualcuno nella sua vita e non aveva intenzione di farlo ora.

Però poi era arrivata quella strana ragazza che era riuscita a tenerle testa fin dal primo momento, non si era ancora fatta imbambolare da lei e, in più, le aveva urlato contro, cosa che nessuno si era mai permesso di fare.

Di solito quelle parole se le sarebbe lasciata scivolare addosso, senza dargli importanza, ma dette da Camila assumevano tutto un altro significato.

Aveva creduto che lei fosse riuscita a vederle un minimo dentro, che aveva iniziato a capirla, invece era come tutti gli altri, fermi all'apparenza.

E se lei voleva fermarsi all'apparenza, Lauren le avrebbe mostrato solo l'apparenza, rischiando di essere odiata, ma almeno le avrebbe dato ciò che voleva vedere.

Fece una doccia veloce, indossò la sua divisa e uscì di casa, diretta verso la sua auto.

Una volta arrivata a scuola, si avviò a passo spedito verso l'entrata, non degnando di uno sguardo nessuno, nemmeno i suoi amici, sapendo che la cubana l'avrebbe seguita, sempre se era già arrivata e non era in ritardo come al solito.

Quel giorno avevano educazione fisica alla prima ora, così si diresse direttamente in palestra, mettendosi la tuta e aspettando sugli spalti che arrivassero tutti gli altri, compresa Camila.

Intanto la palestra si era riempita con tutti i Master e gli Honey, ma di Camila nessuna traccia.

Sbuffò, scocciata dal comportamento poco serio della cubana, decidendo di andarla a cercare. Stava già perdendo troppe lezioni a causa sua.

Stava percorrendo il corridoio ormai vuoto, quando sentì una serie di imprecazioni. Conosceva perfettamente quella voce, non c'era bisogno di altre conferme.

Continuò dritta fino a voltare alla sua destra, trovando Camila con le mani nei capelli, disperata, elencando una ad una tutte le imprecazioni che conosceva.

Si avvicinò lentamente, poggiandosi con una spalla all'armadietto, constatando che la cubana non l'aveva nemmeno vista, godendosi quel patetico teatrino.

"Hai finito di disperarti come una bambina o ne hai ancora per molto?" Chiese dopo poco la corvina, spazientita dall'infantilità della ragazza.

In quel momento Camila sussultò, spaventata dalla presenza della corvina al suo fianco, che ovviamente non aveva visto arrivare.

"Vuoi muoverti? La lezione è già iniziata" sospirò, portando una mano alle tempie per cercare di attenuare il nervosismo che iniziava ad assalirla.

"Oh io" tentò di trovare velocemente una giustificazione, sempre che Lauren non l'avesse ammazzata prima appena l'avesse scoperto.

Alla fine decise di dirle semplicemente la verità. Abbassò la testa già mortificata, sussurrando "Ho dimenticato la tuta"

Dalle labbra di Lauren uscì un sonoro sbuffo, accompagnato da un'imprecazione.

"Mi dispiace" si scusò, chiudendo gli occhi con forza per prepararsi alla sfuriata che da lì a poco sarebbe iniziata.

"Ho mal di testa, avverti il professore e vieni in infemeria" affermò invece la corvina, avviandosi appunto verso l'infermeria.

Questo sorprese Camila, che aprì gli occhi di scatto, stava davvero male?

Non perse comunque tempo e raggiunse velocemente la palestra, dicendo al professore che Lauren non si sentiva bene, per poi raggiungerla.

Quando entrò, chiuse la porta dietro di sé, avvicinandosi preoccupata, ma appena le fu vicina capì che stava meglio di lei.

"Non hai mal di testa, vero?" Chiese retoricamente, accigliandosi per capire il suo comportamento enigmatico.

"L'hai capito finalmente" mormorò, puntando il suoi occhi in quelli della cubana.

"Perché?" Chiese soltanto, continuando a guardarla per decifrare il suo sguardo.

Ma la corvina non rispose, incrociando le braccia al petto, dando chiaro segno che non lo avrebbe fatto.

"Grazie" sussurrò grata la cubana, ma il sorriso di Lauren non le sfuggì.

La corvina piegò la testa di lato "Oh, ma io non l'ho fatto gratis", le afferrò il polso, tirandola a sé fino a far scontrare i loro corpi.

"C-che vuoi fare?" Balbettò Camila, cercando di mostrarsi senza paura.

Lauren non disse nulla, lasciò che fossero i suoi gesti a parlare.
Con uno scatto la fece voltare, spingendola poi sul lettino e mettendosi a cavalcioni su di lei.

"Adesso non urli più?" La beffeggió, mordendosi il labbro mentre percorreva con un dito la sua mascella.

Si abbassò su di lei, facendo aderire i due corpi, tenendo il volto a pochi centimetri dal suo e facendo scontrare il suo respiro sulle labbra della cubana.

"L-Lauren ti pr-prego" sussurrò piena di terrore Camila. Impaurita dal comportamento della sua Master, non riusciva a crederci che si stesse spingendo fino a quel punto. A che scopo poi?

Lauren restò a guardarla altri due secondi, poi serrò la mascella, sbattendo ripetutamente gli occhi.
Una volta che si rese conto di quello che stava per fare si pentì, così si avvicinò lentamente per lasciarle un bacio sulla guancia prima di alzarsi e andarsene, lasciando la cubana più confusa di prima.

In un altro momento avrebbe continuato, senza farsi intenerire, ma forse la maratona con quelle sette ragazze l'aveva stancata, o forse era che a quella ragazza proprio non ci riusciva a farle del male.

Fatto sta che ora stava cercando le chiavi dell'auto nel suo zaino, doveva tornare a casa, non ci pensava proprio a rimanere e a rincontrare gli occhi impauriti della sua Honey dopo quello che stava per succedere.

Era ancora con le mani nello zaino quando sentì dei passi farsi sempre più vicini e una voce, la sua voce, chiederle "Perché?"

La corvina esultò interiormente quando riuscì a trovare le chiavi, voltandosi poi con indifferenza verso la cubana.

"Perché cosa?" Chiese fingendo di non sapere a cosa si riferisse, quando invece lo sapeva bene, fin troppo bene.

"Perché ti sei fermata? Di solito non hai tutta questa pietà" tuonò arrabbiata, ma non per quello che credeva la corvina.

Lauren si sentì ancora più ferita da queste parola, capendo che davvero Camila aveva guardato sempre e solo l'apparenza, ammettendo a se stessa che si era costruita solo fantasie sul fatto che lei potesse essere diversa.

"Non sei il mio tipo" affermò seria, indossando la sua solita maschera che le permetteva di non far trapelare nessuna emozione se non l'indifferenza.
Se tutti potevano ferirla, poteva farlo anche lei.

Entrò in macchina senza aggiungere altro, sfrecciando via senza meta.
Nel frattempo Camila guardò la macchina andare via, con le lacrime agli occhi.

Salve, come va?
In questo capitolo vediamo un po' di più quello che sta passando in questi giorni Lauren, mentre nel prossimo vedremo cosa ne pensa Camila.
Spero vi sia piaciuto, alla prossima.🌹

My Honey (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora