Capitolo 25

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Camila era stanca.

Stanca di essere ignorata dalla corvina, stanca di vedere quei due smeraldi verdi guardarla con odio, anche se di sfuggita, stanca di sapere di averla delusa, ma ora iniziava ad essere stanca anche di quella stupida relazione con quell'idiota di Austin e di seguire i consigli di Alexa.

Era consapevole che fosse stata tutta colpa sua, ricordava ancora quando aveva accettato. Ma cazzo! In quel momento non aveva mica pensato che così facendo avrebbe solo complicato le cose, non aveva pensato che non solo avrebbe fatto del male alla corvina, ma anche a se stessa.

Stordita da quella frase -prova qualcosa per te- non era riuscita a capirci più niente, non aveva distinto il bene e il male, il giusto e il sbagliato. Si era semplicemente fatta trasportare dalla paura, ma paura di cosa? Avrebbe dovuto soltanto parlarle e risolvere tutto, invece aveva creato solo casini.

Ma ora era giunto il momento di riprendersi la sua vita in mano. Era maggiorenne ed era perfettamente in grado di prendere delle decisioni da sola, senza seguire i consigli senza senso di Alexa o quelli di Austin, che oltre al basket conosceva il nulla.

Quella mattina si alzò con uno spirito diverso, era impaziente di sistemare tutto, anche se era più che consapevole che non sarebbe stato facile, ma almeno ci avrebbe provato.

Appena arrivò a scuola prese in disparte Austin, spiegandogli senza molti giri di parole che aveva chiuso con quella storia, non dandogli neanche il tempo di realizzare che era già dentro l'edificio, pronta a cercare in ogni angolo la ragazza.

Tuttavia c'erano due posti dove poteva essere: o al loro posto o nel bagno all'ultimo piano a tenersi impegnata con qualcuna, e dal momento che nel primo non c'era, si diresse verso le scale.

Quando entrò nel bagno era preparata a sentire qualche urla, accompagnato da gemiti, da dentro di una delle cabine, quello che non si aspettava era di trovare la corvina sola a rimirare il suo riflesso nello specchi, con le braccia flesse e le mani poggiate sul bordo del lavandino.

Camila rimase perplessa, di tutto quello che si aspettava questa era l'ultima in fondo alla lista. Ora si chiedeva se era vero quello che le aveva riferito Shawn sulle giornate movimentate della ragazza davanti a lei.

Quello che non sapeva era però che Lauren, si, aveva avuto le sue giornate movimentate, ma poi ogni sera si ritrovava da sola nel letto a ripensare a due occhi marroni, appartenenti alla ragazza che le era entrata dentro senza farsene accorgere, aveva scavalcato le mura che si era creata e si era insediata nel posto più sensibile di ogni essere umano.

La cubana sospirò, dimenticandosi per un momento cosa fosse venuta a fare, poi però la corvina la precedette.

"Perché l'hai fatto?" Le chiese semplicemente, continuando a guardare davanti a lei, dando finalmente voce alla domanda che più l'aveva tormentata durante quelle sere.

"L'ho fatto per te" affermò sincera, intercettando nel riflesso dello specchio il suo sguardo.

"Per me?" Scoppiò in una breve risata sarcastica "Ti rendi conto che hai fatto lo stesso suo errore? Pensavo fossi più intelligente di così" si voltò nella sua direzione per guardarla negli occhi.

"Mi dispiace" sussurrò piano la cubana, ma senza abbassare lo sguardo, mantenendo quello della corvina per farle capire che era realmente dispiaciuta.

"Anche a me dispiace di essere stata male per una persona che non merita nulla di me" dichiarò con tono dispiaciuto Lauren, avviandosi verso la porta sotto gli occhi attenti della cubana, ma invece di uscire si fermò a pochi passi da lei.

"Vorrei solo sapere perché ti sei fidata di lei? Perché hai seguito i suoi consigli?" Le chiese, incrociando ancora una volta il suo sguardo.

"Forse perché tu non mi hai mai detto quello che era successo, ma l'ho dovuto scoprire da sola" rispose con un pizzico di irritazione nella voce. Sapeva di aver torto, ma c'era una spiegazione dietro.

My Honey (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora