Capitolo 12

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Se ne stava con la schiena poggiata al tronco dell'albero e una sigaretta penzolante tra le labbra, mentre aspettava, al suo usuale posto, il verdetto della cubana.

Non era sicura che rimanesse come sua Honey, anzi era quasi certa che avesse preso la palla al balzo per liberarsi finalmente di lei, e un po' doveva ammettere che ne era dispiaciuta.

Sbatteva ripetutamente il piede a terra, sperando di smorzare così la sua ansia. Impaziente di sapere cosa avesse scelto, quella notte non aveva neanche dormito e aveva fumato quasi un pacchetto delle sue amate sigarette, cosa che non aveva mai fatto prima.

Era impaziente, come non lo era mai stata, di conoscere la sua decisione.
Non sapeva come avrebbe reagito.
Probabilmente sarebbe stata contenta se avesse scelto di rimanere, in fondo per la prima volta aveva trovato una Honey che davvero facesse quello che lei le chiedeva, se invece avesse scelto di andarsene se ne sarebbe fatta una ragione e, come aveva già detto, non avrebbe fatto niente per impedirlo, avrebbe accettato la sua scelta.

Doveva però ammettere a se stessa che ci sarebbe davvero rimasta male, iniziava davvero a credere che fosse diversa da tutte le altre, e in cuor suo sperava di avere la possibilità di dimostrarle che lei era tutt'altro di quello che dimostrava.

Dall'altro lato anche Camila era impaziente, infatti era pronta già da quindici minuti e, proprio per essere in orario, aveva deciso di partire in anticipo, così, una volta afferrato lo zaino, uscì di casa non senza aver lasciato un tenero bacio sulla guancia del padre.

Si mise subito in cammino, sbuffando per non aver ancora preso la patente,  sicuramente adesso le sarebbe servita per arrivare subito e invece, doveva farsi tutta la strada a piedi, sperando di arrivare in anticipo come aveva previsto.

Nel mentre camminava continuava a pensare se avesse fatto la decisione più giusta e sperava che Lauren fosse stata almeno un minimo contenta della sua scelta.

Finalmente giunse davanti il cancello della scuola, ancora spoglio di persone, visto l'orario. Per una volta in vita sua non era in ritardo, ma perfino in anticipo.

Si affrettò a raggiungere il posto, convinta che Lauren non fosse ancora arrivata, in modo da prepararsi un discorso e comunicarle la sua scelta una volta trovata davanti.

Ma quando spinse la porta per uscire nel piccolo giarndinetto, trovò una figura femminile poggiata all'albero, con occhi chiusi e una nuvoletta di fumo sopra la sua testa.

Non dovette neanche faticare molto per capire chi fosse, anche perché soltanto loro due sapevano quel posto, così le aveva raccontato la corvina.

Rimase ferma, pensando un modo per parlare senza farla spaventare, se fosse stato possibile, ma in realtà rimase ferma in silenzio solo per avere l'opportunità di guardarla senza pudore.

"Hai finito di guardarmi?" Chiese d'un tratto la corvina, continuando a tenere gli occhi serrati.

"Uhm- io" balbettò in imbarazzo la cubana, abbassando la testa per essere stata colta in flagrante, eppure era convinta che non potesse vederla.

"Dalla tua presenza deduco che hai deciso di restare" affermò poi, andando diritta al sodo e aprendo lentamente gli occhi per fissare quelli della ragazza poco distante da lei.

Camila restò in silenzio per alcuni minuti, prima di annuire, non sapendo più cosa dire.

"Spero non te ne pentirai, in quel caso non avrai più un'occasione del genere" continuò tranquilla, buttando il mozzicone ormai consumato a terra, schiacciandolo poi con la suola delle scarpe per spegnerlo.

Attese qualche altro minuto che la cubana parlasse, ma sembrava che quella mattina il gatto le avesse mangiato la lingua, così sospirò e si avviò verso la porta per andarsene.

Fu a quel punto che la cubana si decise a muoversi, afferrandola per un polso e facendola voltare nella sua direzione.

"Perché?" Chiese soltanto, osservando bene la sua espressione confusa.

"Perché cosa?" Chiese infatti, non capendo a cosa si riferisse con quella domanda.

"Perché mi hai offerto questa possibilità" si spiegò quindi, vedendo come la corvina si irrigidì.

Solo a quel punto si ricordò della sua mano ancora ferma in una presa intorno al suo polso, così la levò di scatto, infilandola poi nella tasca del suo giubbotto.

"Da quando devo darti spiegazioni delle mie azioni?" Ribatté la corvina, con il chiaro intendo di farle capire che non le avrebbe detto nulla, portando poi lo sguardo sul punto in cui la cubana aveva appena tolto la sua mano.

In qualche modo entrambe avevano sentito una scossa, ma entrambe, ancora una volta, fecero finta di nulla, decidendo che ignorare era meglio che affrontare.

"Credo di meritarmela" dichiarò seria "Non è un'opportunità che dai a molte"

A quel punto Lauren si arrese, sapendo quando testarda fosse la ragazza.

"Beh, per cominciare mi hai urlato contro, poi mi hai offeso, mi hai giudicata" iniziò, elencando tutto sulle punte delle dita.

"Io aggiungerei anche che hai cercato di stuprarmi!" Tuonò, infastidita da tutte quelle accuse.

"Stuprarti? Per chi cazzo mi hai presa!" Esclamò seria, stringendo i pugni lungo il suo busto.

"Per una che si porta a letto tutte, anche contro la loro volontà" le urló contro, non capendo da dove uscisse tutta quella rabbia.

Ora nessuna delle due sapeva perché l'altra stesse reagendo in quel modo, ma a dirla tutta neanche loro stesse capivano il loro comportamento, fatto sta che la situazione degeneró in pochi secondi e le due iniziarono ad urlarsi contro e a cominciare una nuova discussione per l'ennesima volta.

"Cosa?" Lauren si sentì ferita da quella affermazione, ancora una volta la cubana era riuscita a farle male con solo le parole "Chi mi porto a letto sono fatti miei, ma ti assicuro che sono tutte più che consenzienti"

"Io non lo ero!" Esclamò arrabbiata, incrociando le braccia al petto.

"Non mi sembra di averti fatto qualcosa" sentenziò, cercando di mantenere un tono basso, per non farsi scoprire dai bidelli.

"Ma lo stavi per fare" ribatté, cercando anche lei di tenere un tono di voce più basso.

"Non lo avrei fatto" dichiarò guardandola delusa "Non so cosa tu pensi di me, ma non farei mai una cosa del genere. Volevo solo spaventarti, farti sentire un minimo di come mi sono sentita io, ma mai ti avrei fatto qualcosa che tu non volessi"

"Farmi sentire come? Sei sempre tu quella che mi fa stare di merda" continuò imperterrita, non curandosi di quello che usciva dalla sua bocca.

"Perché secondo te con quelle parole che mi hai urlato contro non mi sono sentita di merda? Tu non sai un cazzo di me eppure continui a giudicarmi, a dirmi che sono una stronza, ma ti sei mai chiesta perché io faccia determinate cose? Sei proprio come tutti gli altri" le urló contro non riuscendo più a trattenersi "Sai che ti dico? Se devi continuare ad avere questi pensieri su di me, sono io che ti dico di andartene, non ti voglio più come mia Honey, sono stanca di sentirmi dire cose che non sono vere, solo perché ti attieniti all'apparenza"

Dopo aver terminato si voltò verso la porta e l'aprì di scatto, trovandosi nel corridoio, ormai pieno di studenti, della scuola. Ma non se ne curò e continuò a camminare verso l'uscita velocemente, dando di tanto in tanto spallate a chi non si spostava dalla sua strada.

"Hey Laur ma che ti prende?" Le urló dietro Shawn, che insieme a Normani stavano cercando raggiungerla per fermarla e capire cosa fosse successo, vedendola uscire di corsa dall'edificio, più arrabbiata che mai.

Era la prima volta che la vedevano in quello stato e, anche se potevano immaginare la persona con cui fosse arrabbiata, mai si sarebbero aspettati di conoscere le reali motivazioni.

Salve! Come va?
Volevo scusarmi per eventuali errori che trovate nei capitoli, ma scrivendo di fretta non ci faccio molto caso, un giorno di questi li correggeró tutti. Nel frattempo lasciate una stellina e fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacio🌹

My Honey (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora