Mi sveglio a causa delle urla di Kate che mi dicono di alzarmi.
- Avanti dormigliona! Oggi ci sono le finali! Non vorrai mica arrivare tardi? -
- Ma che ore sono? -
- Le 7.30 -
- Merda è tardi! -
Al pelo riusciamo ad arrivare al campo d'atletica in tempo e ad allenarci prima delle gare: in campo non ci sono le squadre complete, ci sono solo le finaliste e i coach; vedere il campo così vuoto fa uno strano effetto.
- Ok Kate, Johanna, pausa! - la nostra allenatrice ci ha spremuto come due arance, siamo esauste!
Io e Kate siamo le uniche che sono arrivate in finale.
Ci avviamo verso le panchine per sederci un attimo e riprendere fiato.
- Non ti avevo detto di andartene? - la voce di una ragazza raggiunge le mie orecchie, apro gli occhi e la vedo, in piedi, davanti a noi, con un contorno di due sue amichette che sembrano la sua fotocopia: nei movimenti, il modo di atteggiarsi, il colore dei capelli, la quantità di trucco che hanno addosso e quella di silicone che hanno dentro.
- E allora? Non ascolto quello che mi dice una troietta! - alle parole della mia amica rido sotto i baffi.
- Tu cos'hai da ridere? -
- Io, niente... -
- Tu sei quella della velocità, vero? -
- Ora che mi hai scoperta come farò! - dico facendo finta di essere scioccata.
- Non dovresti intralciare il mio percorso, potresti farti molto male... -
- Cos'è una minaccia? - le dico io alzandomi in piedi. Sono più alta di lei di qualche centimetro e questa cosa mi da molta soddisfazione.
- No, è un avvertimento... e di alla tua cagnetta che deve smammare se non vuole farsi male! -
- Come cazzo l'hai chiamata? -
- Cagnetta! Perché è questo quello che è! Ti segue ovunque tu vada: sembrate una troia che porta a spasso una cagna! - dice con un fastidiosissimo contorno di risate delle sue amiche.
- Prima cosa: guardati allo specchio poi vedi se sia il caso di darmi della troia, secondo: direi che le cagnette qui sono le tue amiche che ti sono alle spalle che, sinceramente, mi fanno abbastanza pena -
- Come ti permetti lurida puttana! - alle sue parole le sto per dare un pugno direttamente in faccia, in modo da spaccarle quel bel nasino che si ritrova, ma una mano afferra il mio polso fermandomi.
- Jo non ne vale la pena, rischi solo di essere squalificata e lei ci guadagnerebbe un intervento chirurgico gratuito - la voce di Kate raggiunge le mie orecchie e, sfortunatamente, ha ragione; perciò abbasso la mano per poi andarmene.
- Brava! Vattene! Troia! E non tornare mai più! -
- Almeno io corro per qualcosa, non per far vedere il mio culo! - dico facendole il dito medio per poi raggiungere Kate che, nel frattempo, si stava avviando verso la coach.
Sono le 10.15 e tra qualche minuti iniziano le finali; sono in spogliatoio e sono estremamente agitata, quando ad un tratto mi arriva un messaggio, sblocco il telefono e lo leggo:
"Non ci siamo ancora visti oggi perciò te lo dico qui, in bocca al lupo. So che andrai alla grande. Ti amo <3 (tifiamo tutti per te)"
Sorrido immediatamente alle parole del mio ragazzo, quando sento un urlo provenire dal corridoio che porta al campo; immediatamente corro verso l'urlo e, appena esco dalla stanza, la vedo, per terra, con le lacrime agli occhi per il dolore.
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Nonostante tutto / #Wattys2020
Teen FictionJustin e Johanna Davis sono due gemelli adolescenti come altri: amanti e non curanti del pericolo, pigri ma allo stesso tempo pieni di energia, e con quel solito odio represso per il mondo e per la società. Sono come qualsiasi altro sedicenne, trann...