Capitolo 44

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Mi sveglio a causa delle urla di Kate che mi dicono di alzarmi.

- Avanti dormigliona! Oggi ci sono le finali! Non vorrai mica arrivare tardi? -

- Ma che ore sono? -

- Le 7.30 -

- Merda è tardi! -


Al pelo riusciamo ad arrivare al campo d'atletica in tempo e ad allenarci prima delle gare: in campo non ci sono le squadre complete, ci sono solo le finaliste e i coach; vedere il campo così vuoto fa uno strano effetto.

- Ok Kate, Johanna, pausa! - la nostra allenatrice ci ha spremuto come due arance, siamo esauste! 

Io e Kate siamo le uniche che sono arrivate in finale.

Ci avviamo verso le panchine per sederci un attimo e riprendere fiato.

- Non ti avevo detto di andartene? - la voce di una ragazza raggiunge le mie orecchie, apro gli occhi e la vedo, in piedi, davanti a noi, con un contorno di due sue amichette che sembrano la sua fotocopia: nei movimenti, il modo di atteggiarsi, il colore dei capelli, la quantità di trucco che hanno addosso e quella di silicone che hanno dentro.

- E allora? Non ascolto quello che mi dice una troietta! - alle parole della mia amica rido sotto i baffi.

- Tu cos'hai da ridere? -

- Io, niente... -

- Tu sei quella della velocità, vero? -

- Ora che mi hai scoperta come farò! - dico facendo finta di essere scioccata.

- Non dovresti intralciare il mio percorso, potresti farti molto male... -

- Cos'è una minaccia? - le dico io alzandomi in piedi. Sono più alta di lei di qualche centimetro e questa cosa mi da molta soddisfazione.

- No, è un avvertimento... e di alla tua cagnetta che deve smammare se non vuole farsi male! -

- Come cazzo l'hai chiamata? -

- Cagnetta! Perché è questo quello che è! Ti segue ovunque tu vada: sembrate una troia che porta a spasso una cagna! - dice con un fastidiosissimo contorno di risate delle sue amiche.

- Prima cosa: guardati allo specchio poi vedi se sia il caso di darmi della troia, secondo: direi che le cagnette qui sono le tue amiche che ti sono alle spalle che, sinceramente, mi fanno abbastanza pena -

- Come ti permetti lurida puttana! - alle sue parole le sto per dare un pugno direttamente in faccia, in modo da spaccarle quel bel nasino che si ritrova, ma una mano afferra il mio polso fermandomi.

- Jo non ne vale la pena, rischi solo di essere squalificata e lei ci guadagnerebbe un intervento chirurgico gratuito - la voce di Kate raggiunge le mie orecchie e, sfortunatamente, ha ragione; perciò abbasso la mano per poi andarmene.

- Brava! Vattene! Troia! E non tornare mai più! -

- Almeno io corro per qualcosa, non per far vedere il mio culo! - dico facendole il dito medio per poi raggiungere Kate che, nel frattempo, si stava avviando verso la coach.


Sono le 10.15 e tra qualche minuti iniziano le finali; sono in spogliatoio e sono estremamente agitata, quando ad un tratto mi arriva un messaggio, sblocco il telefono e lo leggo:

"Non ci siamo ancora visti oggi perciò te lo dico qui, in bocca al lupo. So che andrai alla grande. Ti amo <3 (tifiamo tutti per te)"

Sorrido immediatamente alle parole del mio ragazzo, quando sento un urlo provenire dal corridoio che porta al campo; immediatamente corro verso l'urlo e, appena esco dalla stanza, la vedo, per terra, con le lacrime agli occhi per il dolore.

Nonostante tutto / #Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora