9. Il conforto

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Adesso sono certa della differenza tra prossimità e vicinanza,
è nel modo in cui ti muovi
in una tenda in questo mio deserto.

Il conforto (Tiziano Ferro)
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Toby indietreggiò lentamente, facendo tintinnare la catena legata al suo polso.
Il suo sguardo vuoto era adesso puntato a terra, il suo corpo scosso da tic nervosi più deboli rispetto ai precedenti, ma anche più ravvicinati.
Sembrava essere divenuto nervoso; forse, proprio a causa del fatto che adesso aveva realizzato chi avesse davanti. 
-Io... Non so neanche cosa dire...- borbottò Lyra, che a fatica iniziava a riprendersi dallo choc subito. -Tu... Riesci a ricordarti di me? Ricordi... Di avermi conosciuta, da bambino?-.
Il castano sollevò brevemente le spalle, senza alzare la testa. -No, non ricordo quasi nulla- farfugliò.
Lyra trattenne il fiato per qualche attimo, ma questa volta proprio non riuscì a trattenersi; le scappò una lacrima solitaria, che le solcò lentamente il viso. Il peso del senso di colpa era diventato insopportabile tanto da mozzarle il fiato e farle girare la testa.
Toby, con ogni probabilità, era cresciuto all'interno di quel buco; per questo non voleva uscire all'aria aperta, per questo non voleva essere aiutato.
Non conosceva nient'altro che questo.
E nel frattempo in quegli stessi anni lei aveva avuto una vita agiata e felice a poco più di un chilometro di distanza; questo non era giusto. Qual'era la differenza tra loro? Perché lei aveva meritato tutto ciò che aveva avuto, mentre lui no?
-Ti giuro che non ne sapevo niente...- mugolò la ragazza, stringendo i pugni fino a far diventare le dita bianche. -Io non lo sapevo... Non sapevo che tu fossi vivo, o sarei venuta prima-.
Si coprì il volto con le mani, per nascondere quelle lacrime di cui per qualche ragione si vergognava; ma Toby continuava a guardarla con un volto del tutto inespressivo. Sembrava non capire.
Lyra fece una serie di profondi sospiri e si impose di tornare ancora una volta a calmarsi; fece scivolare i polpastrelli lungo il viso bagnato, per poi lasciar cadere mollememte entrambe le braccia lungo i fianchi.
Tirò su con il naso un paio di volte, e si mise a sedere più comoda puntando i gomiti sulle ginocchia. -Tu... Lo sai perché papà ti ha portato qui?-.
Il castano scosse la testa; aveva la fronte sporca di terra e sudore, ed i capelli appiccicosi.
-Ok, non importa...- rispose la ragazza, tentando come meglio poteva di metterlo a suo agio. -Dimmi solo cosa posso fare per te, ed io lo farò-.
In quello spazio angusto, semi avvolto dell'oscurità, calò il silenzio per una lunga manciata di secondi. Toby parve pensare, poi sollevò lentamente lo sguardo fino a posarlo su quello della sorella minore. Il suo viso era estremamente tenero, talvolta le sue espressioni facciali ricordavano quelle di un infante, genuinamente curioso di tutto ciò che lo circonda.
-Portami qualcosa, domani...- mugolò.
Lyra annuì, sorridendo spontaneamente per la tenerezza di quel momento. -Va bene, cosa vuoi che ti porti?-.
-Qualcosa..- ripeté lui, con un filo di voce. -Porta qualcosa-.
Lyra annuì ancora, sconcertata ed impietosita da quella risposta. Toby appariva come un essere completamente indifeso, e nascosto dal mondo; era così magro che i vestiti parevano appesi al suo corpo, e sembrava essere molto instabile anche sul piano emotivo. Esattamente come un bambino.
La ragazza, in quel momento, avrebbe soltanto voluto sporgersi verso di lui ed abbracciarlo; ma era praticamente certa che una cosa del genere lo avrebbe spaventato a morte, a giudicare dalla reazione che aveva avuto quando poco prima lei aveva tentato di toccargli un mano.
Seppur non fosse sua la colpa di quell'assurda situazione, Lyra non poteva che sentirsi fortemente coinvolta; ed avrebbe tanto voluto alleviare le pene di quel fratello che non aveva mai conosciuto.
Tacque per molti secondi soffocata dai suoi stessi pensieri, fino a che non realizzò che il tempo le era completamente sfuggito di mano.
Doveva assolutamente rientrare a casa; non voleva che mamma e papà iniziassero ad avere sospetti.
-Ora devo andare, Toby- gli disse, sorridendo ancora. -Ma ti prometto che tornerò domani, e ti porterò qualcosa di speciale-.
Toby non disse niente, ma continuando a guardarla sembrò muovere le labbra in modo a malapena percettibile, in quello che pareva essere un timidissimo accenno di sorriso.
Indietreggiò debolmente e tornò a poggiare la schiena contro alla parete fatta di terra e pietre, rannicchiandosi nel suo solito angolo buio. Quella era probabilmente una zona di conforto, per lui.
Lyra gli lanciò un'ultima triste occhiata, prima di voltarsi e risalire la scala di ferro. Si sentiva uno straccio, e troppe erano le domande che affollavano la sua mente.
Doveva assolutamente capire per quale motivo suo fratello fosse stato legato ed imprigionato in quel posto, doveva portare alla luce ogni dettaglio di quella brutta storia.
Si lanciò una rapida occhiata intorno, poi richiuse lentamente la botola; l'ansia aveva ripreso ad aggredire il suo stomaco.  Uscì a passo lento dalla vecchia casa abbandonata e più volte ebbe l'impulso di tornare indietro, ma non lo fece.
Con la testa china ed il cappuccio che la riparava dai violenti raggi del sole, Lyra si incamminò verso casa a passo svelto. Si disse che avrebbe mantenuto la promessa di tornare a trovare Toby il giorno seguente, ma adesso non poteva trattenersi oltre.

Ticci Toby - RipudiatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora