2. Scivoli di nuovo

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Torni a sentire gli spigoli di quel coraggio mancato,
che rendono in un attimo il tuo sguardo più basso,
ed i tuoi pensieri invisibili.

Scivoli di nuovo (Tiziano Ferro)
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Erano trascorsi due giorni da quel licenziamento al quale, il padre di Lyra, non aveva potuto opporsi.
Un taglio di personale, causato da una carenza di vendite nella ditta per la quale l'uomo aveva lavorato per più di cinque anni.
A seguito dell'evento, l'atmosfera in quella famiglia che fino ad allora pareva perfetta, era drasticamente cambiata. Non era più presente quell'aria di pace e tranquillità; papà era diventato più nervoso, e mamma era palesemente preoccupata per il futuro della famiglia seppur fosse diventata brava a nasconderlo. 
Lyra evitava di avere confronti diretti con loro, perché non era abituata a percepire una tale tensione e non sapeva come comportarsi in quella situazione. A sua volta era preoccupata, non tanto per il licenziamento del padre, quanto per il modo in cui tutto sembrava dover cambiare.
Ma si era promessa un po' di riposo, adesso che aveva terminato gli studi; così, trascorreva le sue giornate chiusa in camera a dipingere ed ascoltare musica, oppure si concedeva delle piacevoli passeggiate nella campagna che circodava in un caldo abbraccio il centro abitato dove risiedeva con i suoi genitori.
Quel giorno non fece eccezione; si vestì in fretta recuperando una tuta sportiva dal suo armadio, ed uscì di casa intorno alle nove del mattino. A quell'ora l'aria non era ancora troppo calda, e le strade erano scarsamente trafficate.
Salutò sua madre, che seduta al tavolo della cucina le lanciò un enorme sorriso, prima di chiudersi la porta d'ingresso dietro le spalle ed incamminarsi lungo il marciapiedi.
Lyra era figlia unica; sapeva di aver avuto un fratello più grande, ma quest'ultimo purtroppo era venuto a mancare quando lei aveva solo tre anni, perciò non aveva alcuna memoria di lui. Era cresciuta da sola, perché in quella zona vi erano poche case e quasi nessun coetaneo; ma era sempre stata una persona molto introversa, anche da piccola, perciò non aveva affatto sofferto di quella mancanza.
La ragazza procedeva a passo svelto lungo una strada, che si faceva più dissestata man mano che si inoltrava nella campagna; l'aria profumava di erba tagliata e fiori, ed un lieve venticello carezzava dolcemente le sue guance. Si fermò ai piedi di un albero che affiancava la via, e restò per qualche secondo ad osservare il modo in cui i suoi folti rami si intrecciavano e mescolavano con il panorama retrostante; pensò che sarebbe stato un soggetto interessante, da dipingere.
Dopo una lunga camminata di circa un'ora e mezza, ormai stanca e stufa, la ragazza rientrò a casa. Trovò suo padre seduto sul terrazzo, con il giornale in mano.
-Buongiorno, papà!- lo salutò, avvicinandosi.
L'uomo sollevò la testa e le sorrise; pareva piuttosto rilassato, anche se nel dal suo sguardo si percepiva il fatto che fosse pensieroso. Non era abituato ad avere tutto quel tempo libero; in quegli ultimi cinque anni aveva riempito le sue giornate in modo molto diverso, e adesso trovarsi a dover stare a casa lo faceva sentire strano.
L'uomo pensò che fosse curioso; tante volte aveva desiderato di avere più tempo da dedicare a se stesso, ed ora che l'aveva avrebbe preferito andare ancora a lavoro ogni giorno, come faceva prima.
-Quando sono uscita non ti ho visto...- esclamò ancora Lyra, che nel frattempo si stava dirigendo verso la porta d'ingresso. -Dov'eri?-.
Per un motivo che al momento alla ragazza sfuggì, suo padre sembrò piuttosto turbato da quella domanda. -Ero in garage- rispose secco, tornando a nascondere il volto dietro al giornale aperto. -Per questo non mi hai visto-.
La ragazza annuì, sistemando una ciocca dei suoi capelli biondi dietro all'orecchio; poi entrò in casa. Un buon profumo raggiunse le sue narici subito dopo: la mamma stava cucinando la crostata di mele, mentre seguiva il Santo Rosario trasmesso in televisione.
-Appena è pronta te la faccio assaggiare, Lyra- le disse, intenta a riporre nel lavello un mestolo sporco. -È la prima volta che la faccio, e non so com'è venuta-.
Quei giorni di riposo dallo studio trascorsero lenti per la ragazza, che si trovava spesso a non saper che cosa fare per riempire il suo tempo.
Nonostante la situazione non fosse delle migliori, comunque, era felice di avere suo padre a casa almeno in quella fase momentanea. Proprio a causa del suo lavoro, la loro famiglia era stata raramente riunita nel corso degli ultimi anni; ma ora, i suoi genitori trascorrevano intere giornate insieme.
Sarebbe stata un'occasione perfetta per fortificare il legame che univa la loro famiglia, ma l'uomo pareva diventare ogni giorno più nervoso.
Dapprima Lyra crebbe che ciò fosse dovuto al fatto che non fosse abituato a starsene con le mani in mano, che gli mancasse il suo lavoro; impiegò pochi giorni, tuttavia, a rendersi conto che tale supposizione era inesatta.
Papà si allontanava da casa, una o due volte al giorno, senza dire mai dove andava.
Le cose non stavano andando come Lyra aveva sperato; ed iniziava a sentire quella tensione premere sul suo petto.
La sensazione che aveva provato due giorni prima si era rivelata una specie di premonizione: qualcosa non andava.
Papà sembrava avere un segreto.

Ticci Toby - RipudiatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora