12. Ho creduto a me

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E finisce qui questa pioggia fine,
che svernicia l'aria come una stagione.
Ho mentito a tutti, ho creduto a me.

Ho creduto a me (Laura Pausini)
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Lyra vide i suoi occhi spegnersi, e con loro si spense anche il suo sorriso.
-Tutto bene..?- gli chiese, allungando una mano come volesse, mentalmente, toccarlo.
Il castano piegò la schiena e strinse le braccia sul petto. Il suo respiro si era fatto più pesante, i tic più numerosi.
-Adesso mi avvicino, Toby- gli disse la sorella, iniziando a muoversi con estrema lentezza. -Tranquillo, non ti farò del male- lo rassicurò.
Quando gli fu giunta davanti, Toby sollevò leggeremete la testa; i suoi occhi, ancora coperti dagli occhiali con le lenti gialle, erano tremendamente, spenti ed il pallore della sua pelle andava in netto contrasto con i rimasugli di sangue adagiati sulle sue labbra sottili.
-Tranquillo, va tutto bene...  Non hai nulla da temere- continuò a bisbigliare Lyra, finché non fu riuscita ad aprire le braccia per poi farle passare, con estrema delicatezza, dietro alla sua magra schiena.
Lo sentì irrigidirsi notevolmente sotto i palmi delle mani, ma questa volta la lasciò fare, non tentò la fuga. Lyra sorrise, e si concedette di stringerlo con pochissima forza contro al suo petto; non abbastanza forte da farlo sentire in trappola, ma sufficiente a trasmettergli il suo affetto ed il calore del suo corpo.
-E questo...- mormorò il ragazzo, con un filo di voce. -Cos'è questo?-.
La ragazza si lasciò scappare una piccola risata, rafforzando la stretta. Era così magro che poteva sentire le sue ossa premerle contro il petto.
-Questo si chiama abbraccio, Toby. Serve a dire a qualcuno che gli vuoi molto bene-.
Una lunga manciata di secondi di silenzio seguirono quella frase. Lyra sfiorò con la guancia la spalla di Toby, trovandola tremante sotto alla felpa logora che indossava. Con una mano sfiorò i suoi capelli e tentò di accarezzarlo, ma in modo improvviso lui la respinse.
Toby premette entrambe le mani sul suo petto allontanandola da sé, per poi tornare a rannicchiarsi avvolgendo le braccia attorno alle ginocchia piegate.
Lyra emise un lento sospiro.
-Scusami, Toby. Non volevo... Esagerare- mormorò. Non ricevendo da lui alcuna risposta, pensò che fosse meglio provare a disgrarlo in qualche modo. Tornò ad afferrare la tela, poi mischiò tra loro due colori con la punta del suo pennello.
Con una serie di movimenti rapidi ma calcolati, la ragazza iniziò ad imbrattare la tela. Compose forme totalmente astratte, senza fermarsi troppo a pensare; la cosa realmente importante non sarebbe stato il risultato finale. Ciò che voleva, era mostrare a Toby come si utilizzano quegli oggetti per lui completamente estranei e, con un po' di fortuna, incuriosirlo abbastanza da spingerlo a voler provare a dipingere.
Immerse il pennello in un altro colore, e tornò a lavorare sulla tela.
-È facile...- esclamò, allargando un piccolo sorriso. -Se posso farlo io, sono certa che puoi farlo anche tu-.
Mentre pronunciava quella frase, vide con la coda dell'occhio che Toby era timidamente tornato ad osservarla.
-Coraggio!- lo incitò, porgendogli con un movimento lento la tela ed il pennello già imbrattato di colore.
-Prova, sono sicura che ti piacerà!-.
Il ragazzo osservò quei due oggetti per molti secondi, prima di decidersi ad afferrarli. Con una mano strinse la tela, macchiandone un angolo con il sangue che ancora sporcava le sue dita.
Lyra lo osservò, intento a capire in che modo avrebbe dovuto impugnare il pennello, e fu assalita da una tristezza che mai aveva provato prima. Faticava a credere che quello che aveva davanti fosse un ventenne.
Toby non conosceva nulla, oltre alle poche cose che papà si era degnato di portargli nel corso degli anni.
-Posso mostrarti come si tiene?- domandò dolcemente, tornando ad avvicinarsi a lui. Il castano annuì,  ed anche se con molta indecisione lasciò che la mano di Lyra si poggiasse sulla sua, per correggere la posizione delle sue dita.
-Devi... Tenerlo così- mugolò lei, che soltanto adesso era abbastanza vicina da vedere chiaramente in quali condizioni riversassero le falangi di quel ragazzo: laddove le bende si erano sciolte, era possibile scorgere delle ampie ferite sanguinanti che interessavano probabilmente le punte di tutte le sue dita.
Si chiese come fosse arrivato a tanto, ma non disse niente; dopotutto lei non poteva avere neppure la più pallida idea di cosa avesse passato Toby in quegli anni, chiuso lì sotto.
-Bravo, così- lo gratificò, non appena lui fu riuscito a mantenere il pennello nella giusta posizione. E come un bambino che per la prima volta scopre l'arte del disegno, allo stesso modo Toby adesso muoveva una mano rigida e tremante sulla tela, fino ad esaurire completamente il colore che era presente sulla punta del pennello.
Le sue labbra si inarcarono in un debolissimo e stanco sorriso.
-È... Bello- commentò.

Ticci Toby - RipudiatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora