Sei per me il costante desiderio,
che mi porta via con sé.
E non c'è più una logica,
quando dico che il tuo amore mi perseguita.L'amore mi perseguita (G. Ferreri)
______Lo sguardo di Toby era diretto al finestrino, attraverso il quale scorreva il paesaggio di aperta campagna; aveva le pupille dilatate ed era scosso da continui tic nervosi, ma con la mano stretta fortemente in quella di Lyra riusciva a mantenere il controllo sulle sue emozioni.
Tutto ciò che stava vedendo attraverso quel vetro era tanto affascinante quanto spaventoso per lui, ma i pochi ricordi che aveva conservato della sua vita fino ai cinque anni stavano riaffiorando come a volergli dire che quella non era la prima volta che vedeva il mondo. Era possibile che avesse già visto quelle colline spoglie, quegli alberi al bordo della strada, i muri scoloriti di quelle case; ma erano passati troppi anni, e la sua mente si era nel frattempo assopita.
Le dita di Lyra si muovevano debolmente, come a voler accarezzare il dorso della sua mano ma senza mollare la presa. Si voltò in sua direzione, e lei gli fece un sorriso mimando una frase con le labbra.
"Va tutto bene".
L'auto accostò davanti al vialetto di casa pochi minuti dopo; Papà azionò il freno a mano ed emise un pesante sospiro, passando entrambe le mani sulla fronte sudata. Tra le luci spente del tramonto, mamma attendeva il loro ritorno sul terrazzo con le braccia consente ed il volto carico di preoccupazione. I suoi occhi si spalancarono in un'espressione di grandissimo stupore quando vide Lyra scendere dall'auto, trascinandosi dietro Toby.
-Ma cosa... Cosa state facendo...- mormorò; pareva in proncinto di svenire.
Suo marito sgusciò fuori dalla macchina con aria sgomenta. -Ne parliamo dopo- borbottò, sbrigativo. Si rivolse poi a Lyra. -Portalo dentro, sbrigati. Nessuno deve vederlo-.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte: diede un piccolo strattone al braccio di Toby, per incitarlo a camminare, e proseguì dritta in direzione della porta di casa. Nel passare accanto a sua madre la guardò per pochi secondi, scorgendo in lei una profonda disperazione; aveva aperto più volte la bocca come avesse voluto dire qualcosa, ma senza riuscire a far uscire una sola sillaba.
Anche Toby la guardò brevemente. Sapeva che quella donna doveva essere sua madre, ma era passato così tanto tempo dall'ultima volta che l'aveva vista che non fu un affatto grado di riconoscerla.
-Entra, tranquillo...- lo rassicurò la sorella, notando la sua titubanza a varcare la soglia d'ingresso; procedeva a passo lento guardandosi continuamente intorno, con gli occhi spalancati ed il fiato corto.
Mamma non riuscì a guardarlo in faccia nemmeno per un secondo; si limitò a fissare con sgomento sua figlia, finché non la vita scoprire oltre la porta aperta. Allora si voltò verso sul marito, che scoprì essere travolto dalla disperazione.
-Ma cosa succede? Perché lui... è quì?- iniziò a domandare la donna, gesticolando.
-Siamo nella merda, non si capisce?- ghignò l'uomo, frustrato. -Lyra l'aveva liberato, non sono riuscito a dividerli-.
-Ed ora che facciamo? Non possiamo tenerlo in casa... Questa è una follia!-.
-Ci pensiamo con calma domani, okay?- gridò infine lui, senza neanche rendersene conto. -Adesso sono... Distrutto-.
Mentre i genitori discutevano sul terrazzo, Lyra nel frattempo era in procinto di salire le scale seguita dal silenzioso e terrorizzato fratello. Dovette prenderlo sotto braccio ed aiutarlo a salire, ma una volta giunti al piano di sopra raggiunsero la camera da letto e trovarono finalmente un po' di quella tanto bramata pace.
Lyra chiuse immediatamente la porta dietro alle sue spalle come per tagliare il resto del mondo fuori, ed indicò al ragazzo di mettersi a sedere sul suo letto.
Rimase per molti secondi ferma ad osservarlo. Non poteva credere di avercela fatta davvero.
Certo, le difficoltà non erano sicuramente finite, ma adesso lui era lì.
E non avrebbe potuto chiedere a Dio niente più di questo.
-È finita, sei stato bravo- gli disse, allargando un caldissimo sorriso. -Ora ci penso io, a te-.
Toby ricambiò lo sguardo in silenzio; trovarsi chiuso in quella stanza lo faceva sentire più al sicuro, più distante dall'immensità di quel mondo che non conosceva. Dopotutto, lui era abituato solo a questo.
Aveva lo sguardo stanco, era tormentato da continui tic alla testa ed alle mani, ma nonostante ciò pareva stare bene.
Lyra si accomodò nel letto accanto a lui, e passandogli una mano dietro alla schiena lo strinse a sé. -Cel'abbiamo fatta...- sussurrò.
Dal piano di sotto giungevano ovattate le voci dei loro genitori, che stavano litigando furiosamente seppur da quella distanza non fosse possibile distinguere le parole; erano entrambi caduti in una profonda crisi, dovuta al terrore di vedere le loro vite cadere a pezzi. Avevano nascosto bene quell'oscuro segreto per quindici lunghi anni, ma adesso ogni nodo stava venendo al pettine e non avevano più modo di ignorare l'esistenza di quel figlio che avevano ripudiato.
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Ticci Toby - Ripudiato
Fanfiction"-Cosa è, questo?-. -È un pennello, serve a dipingere. Vedi? Lo bagno nel colore, e poi...-. -E questo... Cosa è questo?-. -Questo si chiama abbraccio, Toby. Serve a dire a qualcuno che gli vuoi molto bene-". Lyra ha da poco compiuto diciott'ann...