Sono gocce di memoria,
queste lacrime nuove.
Siamo anime in una storia incancellabile.Gocce di memoria (Giorgia)
______-Resisti, Toby. Andrà tutto bene, vedrai-.
Non appena quella frase giunse alle orecchie della donna alla guida, essa spalancò gli occhi e lanciò una serie di rapidi sguardi allo specchietto retrovisore pur cercando di non distogliere troppo l'attenzione dalla strada.
Nonostante fosse passato moltissimo tempo dall'ultima volta che lo aveva udito, era assolutamente certa di conoscere quel nome.
"Toby"...
Da fedele accanita ed assidua frequentatrice della parrocchia locale, aveva incontrato per la prima volta i genitori di Lyra quasi vent'anni prima, quando loro due erano una felice coppia di ventitreenni e non si erano ancora sposati. Non aveva mai instaurato un rapporto particolarmente stretto con i Rogers, ma incontrandoli ogni Domenica mattina alla santa messa poteva dire di conoscerli comunque molto bene; e per quanto lei fosse ormai una donna ultrasettantenne, piena di acciacchi e problemi di salute di varia natura, aveva conservato una memoria più che ottima.
Per questo poteva affermarlo con assoluta certezza: Toby era il nome del primogenito dei Rogers, quel bambino strambo che portavano con loro alla messa.
-Lyra... Cosa sta succedendo?- chiese, dopo aver percorso circa metà della strada in direzione dell'ospedale più vicino. Guardò ancora una volta nello specchietto, ed incrociò lo sguardo terrorizzato della ragazza, con una mano premuta sulla testa del ferito, contro al suo petto.
Toby emise un flebile sospiro, senza muovere un singolo muscolo. Per quanto i suoi ricordi fossero stati offuscati dalla permanenza in quel buco ove era cresciuto, gli parve di ricordare molto vagamente la voce di quella signora.
E l'unico posto dove poteva averla sentita, era proprio la chiesa....
Flashback
Quindici anni prima.-Tieni le spalle dritte, Tobias! Per l'amor del cielo!-.
La mamma agitava le braccia, a pochi metri dal grosso portone di legno della parrocchia. Era ben vestita: indossava una camicia bianca abbottonata fino al collo, ed un paio di pendenti dorati alle orecchie. Anche papà si era sistemato per bene, ed apriva la fila in direzione dell'ingresso; era la Domenica delle Palme.
Varcando la soglia, il bambino che aveva da poco compiuto cinque anni si inchinò e fece il nome del Padre, come gli era stato insegnato, per poi predere posto ad una delle panche ancora libere, al fianco dei suoi genitori. Dovette lottare per alcuni minuti contro ai tic nervosi che stavano aggredendo le sue spalle, prima di riuscire finalmente a farli smettere; mamma e papà odiavano quando gli capitava di fare movimenti strani in pubblico, perché gli altri fedeli finivano puntualmente per fissarli e si sentivano, come dicevano loro, gli zimbelli di tutta la chiesa.
Toby osservava gli affreschi sulle pareti, perdendosi con lo sguardo tra i colori e tutti quei i dettagli che rendevano quelli scenari qualcosa di incredibilmente simile al vero. Rivolgeva spesso delle preghiere ai santi, affinché fosse realizzato il suo desiderio di diventare un bambino normale come tutti gli altri.
Dal grosso altare di marmo scolpito, il parroco predicava la sua messa con l'ausilio di un piccolo microfono che di tanto in tanto emetteva un fischio stridulo.
"Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?".
Lo sguardo del bambino si posò sulla grossa croce di legno posta dietro all'altare, dalla quale pendeva sofferente il corpo di Gesù Cristo.
"Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo. «Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se davvero lo ama!»".
Toby credeva ciecamente nella presenza del Signore, solo che non capiva per quale ragione l'avesse abbadonato così presto. Era solo un bambino, sì, ma perfettamente conscio del fatto che qualcosa in lui non andava.
"Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi".
-Toby, per l'amor di Dio! Smettila immediatamente!-. Quella frase, da sua madre sussurrata con rabbia, lo fece voltare di scatto distogliendolo bruscamente dai suoi pensieri. Passò la lingua sulle labbra, e percepì il sapore dolce e metallico del suo sangue; se l'era morse, di nuovo, senza neanche rendersene conto.
"Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto".
Mamma sfilò un fazzolettino dalla borsa e glielo porse con un gesto rapido. Era molto arrabbiata, lo si leggeva chiaramente dal suoi occhi. Papà, invece, lo guardava immobile scuotendo la testa.
La Santa Messa terminò dopo una buona mezzora, ed i fedeli si scambiarono un segno di pace stringendosi le mani. I Rogers furono tra gli ultimi ad abbandonare la chiesa uscendo dal portone principale, non prima di aver ripetuto il segno della croce e salutato qualche conoscente.
Dirigendosi verso casa, lungo la piazzetta che decorava l'ingresso della casa del Signore, la mamma afferrò il piccolo Toby per i capelli.
-Devi sempre farmi vergognare. Quando la smetterai, eh? Non ne posso più di te!-.
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Ticci Toby - Ripudiato
Fanfiction"-Cosa è, questo?-. -È un pennello, serve a dipingere. Vedi? Lo bagno nel colore, e poi...-. -E questo... Cosa è questo?-. -Questo si chiama abbraccio, Toby. Serve a dire a qualcuno che gli vuoi molto bene-". Lyra ha da poco compiuto diciott'ann...