34. Sbagliato

201 27 15
                                    

Sarà come perdersi, ma sott'acqua così prendo fiato.
Scivolando, ciò che ho, che hai, di così sbagliato.

Sbagliato (LowLow)
______

-Ma voi... Voi vi rendete conto che state parlando di una...persona?- balbettò Lyra.
Nonostante avesse ormai ben chiaro il fatto che i suoi genitori avevano ripudiato e probabilmente odiato Toby fin dal giorno della sua nascita, continuava a stupirsi ogni volta che li sentiva fare discorsi di quel tipo. Era tutto così folle, surreale, e dannatamente sbagliato; a maggior ragione per una coppia di fede come loro, che più di chiunque altro avrebbero dovuto conoscere l'amore verso il prossimo.
Lyra strinse i pugni, e pensò che non meritassero di definirsi cristiani; realizzò che fossero le due persone più ipocrite che avesse mai conosciuto. Si professavano genitori modello, ma cosa erano realmente?
Di certo non mettevano in pratica ciò che la religione aveva insegnato loro nel corso degli anni.
-Io posso capirlo davvero, il tuo sconforto...- mormorò sua madre, voltandosi e mettendo in mostra un paio di occhi rossi e stanchi, adesso immobili a decorare un viso carico di dolore.
-E so che è difficile comprendere le nostre motivazioni, ma come ti ha detto papà non possiamo tenerlo in casa-.
Lo sguardo della donna su calò sul pavimento, mentre il suo petto si espandeva riempiedosi d'aria. -Non intendiamo tornare sui nostri passi. Quel figlio per noi è morto quindici anni fa, e vorremmo che rispettassi questa nostra decisione-.
Lyra strinse entrambi i pugni e sentì le sue braccia tremare. -Io non ho intenzione di abbandonarlo- rispose, con voce decisa. -E continuo a chiedermi come abbiate potuto vivere sereni per tutto questo tempo, consci di quello che avete fatto!-.
Papà infilò le mani in tasca e sbuffò nervosamente, rivolgendosi a lei. -Mi sono comunque preso cura di lui quasi ogni giorno, in questi quindici anni. E non credere sia stato facile- ribattè, stizzito. -Mi occupavo di Toby ogni santa mattina prima di andare a lavoro... Anche nei giorni piovosi, spesso arrivavo in ritardo a causa di questo-.
Lyra lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, estertefatta. -Oh, vuoi un applauso, papà?-.
Si stupì di se stessa, del modo in cui stava tenendo testa a suo padre in quella conversazione. Non era da lei reagire in quel modo. -Volete dirmi davvero che avete fatto il possibile per il bene di Toby?-. La domanda, questa volta, era rivolta ad entrambi. -Mangiava avanzi, era legato al buio con una catena al polso!-.
Sua madre si strofinò le dita sul viso, espirando. -Abbiamo fatto ciò che dovevamo- mormorò.
Papà la guardò per pochi attimi, tornando poi a rivolgersi a Lyra. -Lui è cresciuto in quel posto, ti garantisco che non soffre a stare lì- disse, cercando di essere il più possibile convincente. -Hai voluto liberarlo ed hai fatto un bel gesto, Lyra. Ma adesso dobbiamo riportarlo al suo posto, prima che questa faccenda degeneri-.
La ragazza fece un passo indietro ed avvolse le braccia attorno al petto. Era terribilmente arrabbiata e faceva fatica a ragionare con lucidità, ma non si sarebbe mai lasciata convincere ad abbandonare suo fratello un altra volta.
-Toby non tornerà mai in quel dannato posto- grugnì decisa. -Mai, capito? Non posso permetterlo-. Era terribilmente destabilizzata da quella situazione; sentiva il suo corpo tremare, i suoi arti venire percorsi da tante rapidissime scosse elettriche.
Il volto di suo padre si piegò in un ghigno di dolore e rassegnazione mentre abbassava lo sguardo e stringeva le labbra. Tacque per una lunghissima manciata di secondi, durante la quale nella stanza calò un silenzio soffocate.
Poi, a bassa voce, borbottò: -E così... Non ti arrenderai, uh?-.
Sua moglie issò il capo per guardarlo, doveva aver già capito dove sarebbe andata a parare la conversazione, e per questo parve profondamente scossa.
L'uomo volse ancora lo sguardo a sua figlia, ed esordì: -Sappi che non sono assolutamente d'accordo con questa tua decisione, ma... D'altro canto, non voglio distruggere il nostro rapporto per questa cosa. Quindi... Possiamo scendere a patti, se è questo che vuoi-.
Lyra aggrottò la fronte e poggiò la spalla sinistra contro alla parete, senza dire niente. Attese che suo padre entrasse nei dettagli, cosa che fece poco dopo.
-Se vuoi tenere quì... Toby- borbottò, pronunciando con un tono piuttosto sprezzante quel nome. -Per il momento posso concedertelo, ma non so dirti per quanto tempo sarò disposto a tollerarlo-.
-Ma, caro...- farfugliò sua moglie, allungando un braccio nel tentativo di afferrarlo. Lui però si ritrasse ed alzò il tono della voce. -Fidati di me- le disse.
Si voltò poi verso Lyra per l'ennesima volta ed iniziò a dettare le regole di quel patto, che al momento appariva come l'unica soluzione possibile.
-Ma non vogliamo vederlo, chiaro? Non voglio che si parli di lui, o che tu lo faccia gironzolare per casa- esordì.
La ragazza annuì energicamente, pensando che non sarebbe stato un problema.
-Vogliamo poter continuare a vivere come se lui non ci fosse. E poi, chiaramente... Non devi parlare a nessuno della sua esistenza, Lyra- aggiunse l'uomo, sospirando pesantemente. -E devi assicurarti che i vicini non lo vedano-.
-Starò attenta- rispose lei.
L'uomo annuì, passandosi una mano tra i capelli. -È una cosa molto seria, Lyra. Se qualcuno lo scopre...-.
-Starò attenta- ripeté lei, sforzandosi di allargare un piccolo sorriso. -Lo prometto-.
Entrambi i suoi genitori stavano rischiando grosso, nel prendere quella decisione; e ne erano entrambi coscienti, motivo per il quale i loro sguardi erano carichi di tensione.
Mamma strinse le mandibole e si asciugò le lacrime con un tovagliolo, tirando su con il naso.
-Lo facciamo solo per te, Lyra- esordì, con un filo di voce. -Ma ti renderai conto da sola del fatto che... Toby non può vivere come il resto delle... Persone normali-.

Ticci Toby - RipudiatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora