4. Niente di me

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Se domani muoio so che ce l'ho messa tutta,
è la scena del pagliaccio allo specchio quando si strucca.
Ripercorro i miei ricordi,
come un cane che cammina in una città distrutta.

Niente di me (Mostro)
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Quella notte, Lyra non riuscì a dormire.
Era letteralmente tormentata da una sensazione indefinita di disagio e preoccupazione, adesso che aveva avuto conferma del fatto che i suoi genitori le stavano nascondendo qualcosa. Mamma le aveva detto che papà era solito andare a passeggio al mattino, per questo si alzava ed usciva così presto; ma lui, al contrario, le aveva detto giusto la sera precedente che non usciva mai per camminare.
Uno dei due le stava certamente mentendo, oppure forse lo stavano facendo entrambi.
La ragazza aveva trascorso tutta la notte a pensare; non riusciva proprio a capire che cosa stesse succedendo, e questo le trasmetteva una forte sensazione di disagio.
A seguito di quella notte insonne, osservando attraverso il vetro della finestra le prime luci del mattino, la ragazza decise che doveva fare qualcosa per sbrogliare quella matassa. Si mise a sedere sul bordo della finestra con la fronte premuta sulla superficie liscia e fredda, intenta ad osservare con estrema attenzione il vialetto antistante la casa.
Si disse che avrebbe atteso che suo padre si svegliasse ed uscisse, per poi seguirlo.
Attese immobile per più di mezzora; si sentiva fortemente in colpa per quella sua mancanza di fiducia nei confronti dei suoi genitori, ma allo stesso tempo doveva in quale modo liberarsi dal peso opprimente che sembrava volerla soffocare, in quegli ultimi giorni.
Giunsero le sei e venti del mattino. I suoi occhi castani si spalancarono, quando videro la figura alta ed imponente di papà che si allontanava a passo svelto sul vialetto; reggeva un sacchetto nella mano destra, probabilmente contenente del cibo.
Lyra balzò giù dalla finestra e corse verso la porta, per poi attraversare silenziosamente il corridoio stando ben attenta a non provocare rumori che avrebbero potuto catturare l'attenzione di sua madre.
Uscì di casa richiudendo il portone con delicatezza, inspirando poi a pieni polmoni l'aria fresca del primo mattino.
Si guardò bene dal tenersi a distanza, per non rischiare di essere vista; osservò i movimenti del padre, che con sua grande sorpresa non si stava dirigendo verso la strada ma bensì inoltrando nella campagna attraverso una stretta via sterrata che lei non aveva mai percorso. Pensò che fosse una cosa strana, mentre calava il cappuccio della tuta sulla sua testa ed infilava le mani in tasca, per poi incamminarsi silenziosamente.
Con passi rapidi e decisi, le sue suole calpestavano la terra battuta di quella stradina che tagliava in due parti un grosso prato d'erba giallastra. Respirava silenziosamente, senza mai staccare gli occhi dalla figura di suo padre che, in lontananza, procedeva ad un'andatura altrettanto svelta.
La sua testa era un groviglio di pensieri; il senso di colpa per ciò che stava facendo, si contrapponeva alla volontà di capire che cosa nascondesse quell'uomo, che da sempre aveva creduto fosse del tutto sincero con lei.
Avvolta nei suoi pensieri, Lyra arrestò il suo cammino bruscamente non appena si accorse che suo padre aveva deviato la rotta, abbandonando lo stradello per avvicinarsi ad una struttura in rovina immersa in un campo di grano.
Si trattava di una vecchia abitazione contadina, della quale però non restavano che quattro mura in pietra. Era totalmente priva del tetto, di porte o finestre; solo un pittoresco ammasso di sassi che si erigeva in mezzo alla natura.
Lyra sbattè le palebre più volte, iniziando ad addentrarsi tra le spighe di grano non appena vide la figura di suo padre sparire all'interno della costruzione in rovina. Iniziava a sentirsi davvero molto agitata, ma non demorse; raggiunse le mura e vi poggiò le mani, sporgendo il volto oltre il buco di quella che era stata una finestra quanto bastava a far penetrare il suo sguardo all'interno.
Papà era in piedi al centro di una stanza totalmente vuota; davanti a lui,  il coperchio di una grossa botola. Si chinò e lo sollevò con un gesto rapido e deciso; era uno sportello di ferro arrugginito, di forma quadrata, che pareva essere corroso dal tempo un po' come ogni altra cosa in quel posto.
Lyra abbassò la testa nel momento in cui l'uomo iniziò a guardarsi intorno, prima di scendere giù in quello che la ragazza ipotizzò essere un vecchio bunker risalente alla guerra. Trattenne il fiato per qualche attimo, travolta da una serie di sentimenti contrastanti ai quali non riusciva a dare un nome. Decise di nascondersi dietro al muro opposto, chinata a terra in modo da celare il più possibile la sua presenza tra le spighe di grano, ed attendere che papà se ne sarebbe andato per poi ispezionare quella botola con calma.
Non aveva idea di cosa aspettarsi; nonostante gli sforzi, proprio non riusciva ad immagiane quale segreto potesse celarsi la dentro. E proprio questo, le trasmetteva una forte sensazione di malessere.
Si rannicchiò su se stessa ed attese, finché non sentì il rumore metallico del coperchio che veniva chiuso; realizzò che l'uomo doveva essere tornato fuori. 
Poco dopo, sporgendosi oltre un angolo della vecchia struttura poté notificare che, in effetti, suo padre se ne stava andando. Era intento ad affraversare il campo, fino a raggiungere la strada dalla quale era arrivato.
Lyra emise un lento sospiro, osservandolo mentre lentamente spariva all'orizzonte, e con estrema incertezza si avvicinò alla botola.
Per qualche motivo, era certa che da lì a poco la sua vita avrebbe subito un drastico cambiamento.
Qualunque cosa fosse nascosta la sotto, doveva essere li per un motivo.

Ticci Toby - RipudiatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora