28. Sere nere

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Ho combattuto il silenzio,
parlandogli addosso.
E levigato la tua assenza,
solo con le mie braccia.

Sere Nere (Tiziano Ferro)
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Stringendo forte la mano di Toby nella sua, Lyra iniziò a salire la piccola scala di ferro arrugginito.
Lui si muoveva con una lentezza snervante, come se avesse una palla di piombo legata alle gambe; era terrorizzato all'idea di rivedere il mondo, a seguito di quei quindici lunghi anni di prigionia. Allo stesso modo però, la profonda fiducia che aveva maturato nei confronti della sorella lo spingeva a seguirla, ovunque lei lo avesse condotto. Aveva indossato i suoi occhiali dalle lenti gialle, che gli avrebbero garantito protezione dalla luce del sole. I suoi occhi purtroppo non erano avvezzi a tollerarla, ed avrebbero iniziato a bruciare in modo insopportabile se non avesse preso quella precauzione.
Rafforzò la stretta sulla sua mano, quando la sua testa sbucò fuori dalla botola aperta. Il suo sguardo percorse rapidamente l'ambiente circostante mentre il ragazzo si rigirava più volte su se stesso, con il fiato pesante ed il cuore che pompava sangue molto più velocemente del normale.
Attorno a lui poté scorgere soltanto le quattro mura di pietra del vecchio rudere, ma la sua testa si sollevò quasi automaticamente verso quel cielo immenso che adesso si allungava all'infinito sopra di lui. Si perse a guardarlo per una lunga manciata di secondi, finché non sentì la mano di Lyra iniziare a tirarlo.
-Dobbiamo sbrigarci, Toby- gli disse, espirando.
Il castano si ricompose, e tornando a stringere con forza le proprie dita attorno alle sue riprese a camminare. Il suo cuore sussultò quando giunsero oltre l'ingresso di quella vecchia casa contadina, e scorse finalmente la libertà. Il campo di grano giallastro si estendeva davanti a lui per decine di metri, circondato da un paio di aceri e betulle; oltre quel prato, poi, il paesaggio si colorava di verde e si potevano scorgere in lontananza i tetti e le mura di alcune abitazioni.
Toby inspirò l'odore dell'erba e dei fiori a pieni polmoni, pensando che fosse la cosa più incredibile del mondo. Un vento lieve accarezzava la sua pelle pallida e le ciocche disordinate dei suoi capelli, ogni suo senso pareva essersi attivato e potenziato, avendo tutti quegli stimoli raggiunto il suo corpo. La sua mente fu bombardata da una miriade di informazioni che giunsero tutte di colpo, ammassandosi, confondendosi, scuotendo fortemente la sua anima.
-Coraggio- lo rassicurò Lyra, iniziando a tirarlo lungo il campo di grano.
La quando Toby affondò il primo passo tra le spighe mature, fu improvvisamente travolto dalla paura.
Cessò improvvisamente di camminare conficcando i piedi nudi a terra, e la sua respirazione ebbe un'impennata.
Tutto ciò era troppo per lui.
Le spighe di grano sfioravano i suoi vestiti, rumori sconosciuti giungevano alle sue orecchie mentre il suo olfatto captava odori del tutto estranei a quelli che era abituato a sentire.
Con un gesto brusco si svincolò dalla presa della sorella e balzò indietro, annaspando e camminando in modo scoordinato come fosse ubriaco  nel tentativo di raggiungere il rudere e tornare nel suo buco.
L'unico posto dove si sentiva davvero al sicuro.
L'unico posto che poteva dire di conoscere davvero.
-Toby aspetta!- gridò la ragazza, che non riuscendo ad afferrarlo per le spalle si trovò costretta a bloccare la la catena che ancora penzolava dal suo polso. La strinse con forza tra le sue mani e si sorprese di non venire sbilanciata, nel momento in cui lui iniziò a tirare; aveva davvero la forza di un bambino, o poco più.
-Aspetta- gli ripeté, avvicinandosi. Nel frattempo lui si era gettato a terra, rannicchiato su se stesso ed intento a nascondere la testa tra le braccia.
-Non ce la faccio...- mormorò, e dal tremore della sua voce Lyra capì che stava piangendo. Gli si avvicinò repentinamente e si abbassò conficcando le ginocchia al suolo, per poi stringerlo forte a sé. -Va tutto bene, certo che ce la fai-.
Ma il ragazzo, terrorizzato, parve non poter neanche sentire quelle parole. Continuò a stringerlo sussurrando nelle sue orecchie che andava tutto bene, che non aveva nulla da temere e che lei sarebbe rimasta al suo fianco. Alla fine, dopo una decina di interminabili minuti, Toby parve riuscire a recuperare la calma.
Lo aiutò ad alzarsi in piedi, regalandogli un ampio e rassicurante sorriaso, per poi afferrare nuovamente la sua mano ferita e tirarlo a sé.
-Non devi avere paura, fidati di me- gli ripeté ancora una volta, mentre era intenta ad avanzare lungo il campo di grano. E questa volta anche lui la seguì senza esitazione, lasciando che le spighe di grano carezzassero i suoi fianchi e si infilassero tra le dita dei suoi piedi. Teneva lo sguardo fisso sulla sorella tentando di ignorare completamente il resto, evitando così di venir colto ancora una volta da quello stesso terrore; camminava lentamente, perso nella dolce danza dei capelli di lei, che le scivolavano leggiadri sulle spalle.
Giunsero fino alla strada, e solo allora Lyra si fermò ma giusto per assicurarsi che lui stesse bene. Fu proprio allora, tuttavia, che l'attenzione della ragazza fu catturata dall'inconfondibile rumore di un'auto in avvicinamento.
Voltò la testa di scatto ed assottigliò lo sguardo: era la macchina di papà.

Ticci Toby - RipudiatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora