11. È vero che vuoi restare

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Ti dico un segreto: non so abbandonare.
Anche se tutto è diverso,
ho così freddo amore credimi adesso,
domani è estate e finirà l'inverno.

È vero che vuoi restate (A. Amoroso)
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L'aria si era fatta più fredda; una pioggia sottile ma costante era scesa dal cielo per quasi tutta la notte, bagnando il terreno e riempiendo le strade di pozzanghere.
Quel giorno, Lyra si era svegliata più tardi del solito; era riuscita a dormire meglio delle notti precedenti, nonostante tutto. Camminando avanti e indietro per la sua stanza iniziò a guardarsi intorno, ragionando su cosa avrebbe potuto portare a Toby.
Aveva moltissime cose tra cui scegliere, in effetti; ma dopo averci pensato un po', decise di portare con se una tela bianca, un pennello ed un set di tempere. Quasi certamente Toby ne sarebbe rimasto ammaliato; sorrise lievemente nel pensarlo.
-Mamma, papà, io esco-.
L'uomo, che era seduto sul divano a vedere la tv, si voltò verso di lei ed alzò le sopracciglia. -Ti porti dietro tutta quella roba?- domandò, lasciandosi scappare una risatina.
La ragazza annuì sorridente. -Sì, voglio provare a... Disegnare un albero che ho visto ieri-. Non era una vera e propria bugia; in effetti, due giorni prima aveva davvero trovato un platano molto imponente, che aveva catturato la sua attenzione.
-Basta che rientri per pranzo!- gridò la mamma dalla cucina.
Lyra annuì. -Certo... a dopo!- disse, aprendo frettolosamente la porta.
Si riempì i polmoni dell'odore che proveniva dall'asfalto bagnato, mentre con la tela e le tempere strette sotto al braccio sinistro si incamminava al bordo della strada.
Per qualche motivo si sentiva stranamente felice; o meglio, non proprio felice, ma entusiasta di poter mostrare a Toby la sua passione per la pittuta, riuscendo forse anche ad alleviare un po' la sua sofferenza interiore.
Raggiunse il vecchio rudere in una decina di minuti. Il grano che lo circondava era stato appiattito dalla pioggia, assumendo un aspetto più malinconico; ma la ragazza non se ne curò. Attraversò il prato bagnando un po' il tessuto dei suoi jeans, e si diresse dritta alla stanza che sapeva contenere la botola. Afferrò poi la maniglia di ferro e la issò, emettendo un lamento; lo sportello si aprì con un fastidioso cigolio.
-Toby, sono io... Lyra- mormorò, mentre si accingeva a scendere i gradini che conducevano a quel tunnel scavato nel terreno adesso umido.
Sentì la catena tintinnare, ed il volto del ragazzo fece capolino dall'angolo buio dove si rintanava.
Non disse assolutamente niente, ma parve felice di rivederla. Recuperò da terra gli occhiali che usava per proteggersi dalla luce del sole, e li indossò; senza di essi, avrebbe percepito un gran bruciore adesso che un fascio di luce era proiettato dritto sul suo volto, seppur fosse fortemente indebolito dalla presenza delle nubi grigie.
Lyra si mise a sedere davanti a lui allargando un gran sorriso, che però si spense non appena si accorse che il ragazzo era adesso intento a rosicchiarsi le dita già sanguinanti della mano destra. Le passava tra i denti con movimenti nervosi, macchiandosi le labbra di rosso.
-Smettila! Non farlo- esclamò Lyra, che ebbe l'impulso di afferrargli le mani ma valutò che forse sarebbe stato meglio evitare. Non voleva apparire troppo invadente o addirittura minacciosa, ai suoi occhi.
-Ti stai facendo male, smettila- ripeté.
Con sua grande sorpresa il castano obbedì, lasciando scivolare le braccia lungo i suoi fianchi spaventosamente magri. La sua testa si spostò lateralmente a causa di un tic nervoso, ma si ricompose subito ed abbassò lo sguardo, quasi come fosse ferito da quel piccolo rimprovero da parte della sorella.
Lyra sollevò gli oggetti che aveva portato con se, scuotendoli brevemente a mezz'aria, per poi sorridere caldamente non appena notificò la presenza di curiosità negli occhi spenti dell'altro.
-Ti ho portato questi- gli disse, per poi avvicinarsi a lui di pochi centimenti. -Sai cosa sono?-.
Il castano scosse la testa.
-Sono tempere- gli spiegò Lyra, mostrando il set di tubetti che conservava con cura ed ordine maniacale. -Servono per dipingere, ci sono molti colori diversi... Io di solito li mischio, per creare tonalità sempre nuove-.
-E... Quello?- mormorò infine Toby, sollevando una mano ed indicando un sottile oggetto di legno che adesso Lyra stringeva nella mano destra. -Cos'è quello?-.
La ragazza sorrise, intenerita. -Questo è un pennello, Toby. Serve per dipingere- spiegò. Recuperòa tela bianca che aveva poggiato a terra poco prima e se la sistemò sulle gambe, poi aprì il tubetto contenente la tempera blu e ne prelevò una piccola porzione.
-Vedi, lo bagno nel colore, e poi...-. Compì un paio di movimenti con il pennello sulla tela, tracciando traiettorie sconnesse che macchiavano il bianco candido.
Toby si avvicinò incuriosito, fino a mettere in tira la catena che bloccava il suo polso. I suoi occhi stanchi e vuoti erano adesso fissi su quella tela, e riflettevano una curiosità tenera ed infantile.
Qualcosa accadde però nella sua mente subito dopo; strinse le mandibole ed aggrottò la fronte, tornando ad indietreggiare lievemente. Il suo corpo fu scosso da una serie di tic, mentre avvolgeva le braccia attorno al petto e tornava ad abbassare lo sguardo.
Probabilmente era affascinato, ma altresì spaventato da qualsiasi cosa che non conoscesse. E trovarsi dinnanzi a qualcosa di completamente nuovo era per lui una condizione psicologicamente stressante.

Ticci Toby - RipudiatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora