Che Dio ci maledica,
sento le sue impronte, di una croce incisa con l'olio bollente sulla fronte.Assenzio (J-Ax/Fedez)
______Il giorno stesso in cui avevano affrontato quella discussione, i genitori di Lyra le vietarono in modo categorico di tornare da Toby.
-Non costringerci a rinchiuderti in casa, Lyra- le disse suo padre, che estenuanto da quella lunga conversazione avrebbe soltanto voluto stendersi sul divano e non pensare più a niente.
-Quindi volete che io... Faccia finta di non aver mai visto niente?- ghignò lei, agitando le braccia.
-È un capitolo che abbiamo chiuso quindici anni fa- le rispose sua madre, adesso intenta ad asciugarsi il viso con un fazzoletto.
-Ma io non sono come voi- ribattè la ragazza, con gli occhi lucidi e le labbra tremanti. -Non potrei mai vivere serena, facendo finta di niente-.
Suo padre sembrò spazientirsi. -Beh, imparerai a farlo- esclamò, stizzito. -Esattamente come abbiamo imparato a farlo noi-.
Lyra tuttavia non si lasciò intimorire; mai come allora era certa di essere dalla parte del giusto. -Lo dirò alla polizia- mugolò, a voce bassa.
E non appena quella frase giunse, soffocata e stridula, alle orecchie dell'uomo, il suo viso si piegò in un'espressione di profonda rabbia.
-Allora è questo che vuoi fare? Denunciare i tuoi genitori?- sbraitò, avviciandosi minaccioso a lei. -Devo informarti, signorina, che tutto questo lo abbiamo fatto anche per te!-.
-Dio non vi perdonerà mai, per quello che avete fatto- balbettò ancora lei, alzandosi dalla sedia ed indietreggiando fino a sbattere la schiena contro al muro. Fu allora che suo padre la raggiunse, con lo sguardo carico di rabbia repressa e le labbra tirare, a mostrare i denti.
-Dammi il telefono, Lyra- le intimò.
La ragazza scosse la testa, annaspando. Il suo cuore pompava sangue così forte che pareva salito fino alla gola.
-Dammi quel cazzo di telefono!-. Avanzò di scatto, bloccando la figlia contro al muro per poi sfilare lo smartphone dalla tasca dei suoi pantaloni; non poteva lasciarglielo usare liberamente, non finché aveva il dubbio che avrebbe potuto realmente chiamare la polizia.
-Ed ora vai nella tua stanza, e non azzardarti ad uscire- gridò.
Lyra lanciò uno sguardo disperato a sua madre, che aveva osservato la scena in silenzio riprendendo a piangere.
-Siete impazziti...- mormorò, iniziando ad allontanarsi. Ebbe l'impulso di fuggire dalla porta d'ingresso, ma si accorse dei passi di suo padre subito dietro alla sua schiena; non avrebbe avuto abbastanza tempo per aprirla.
Salì le scale, ancora seguita dall'uomo che osservava ogni suo più piccolo movimento, fino ad arrivare alla sua stanza.
-Sappi che non mi piace doverlo fare, Lyra- le disse, cercando di abbassare il tono della voce. -Ma lo faccio per il tuo bene. Non voglio vederti uscire da questa camera fino a che non lo dirò io, chiaro?-.
La ragazza varcò la soglia con il fiato sospeso ed il viso tirato; si voltò poi indietro, tenendo lo sguardo basso.
-Sapete benissimo entrambi che state facendo una cazzata- borbottò, trattenendo a stento le lacrime.
-Non dire parolacce, Lyra- la rimproverò, sbattendo la porta e chiudendola a chiave dall'esterno.
La ragazza si ritrovò così, nel giro di pochi secondi, completamente da sola imprigionata nella sua stessa camera da letto. La forza d'animo che fino a quel momento l'aveva accompagnata venne a mancare di colpo, piegando le sue ginocchia come fossero diventate di pongo. Si ritrovò in un attimo con i palmi delle mani premuti sul pavimento, travolta da un pianto incontrollato che scuoteva il suo corpo con una serie di spasmi involontari...........
Passarono tre lunghissimi giorni, durante i quali Lyra restò prigioniera in quella stanza. Le era consentito uscire per andare in bagno o per mangiare assieme agli altri, ma sempre sotto stretta sorveglianza.
I suoi genitori parevano terrorizzati dall'idea che la grottesca vicenda di Toby sarebbe potuta venire alla luce, perciò non avevano acconsentito a liberare Lyra neanche dopo che lei aveva giurato che non avrebbe chiamato la polizia. Non parlavano più, se non per pronunciare frasi impostate ed osservazioni inutili sulle condizioni atmosferiche, utili solo a simulare di essere ancora una famiglia normale.
E come loro avevano perso fiducia nella loro figlia preferita, quella che era stata il ritratto della ragazza perfetta, allo stesso modo lei non aveva più alcuna fiducia nei confronti di quei genitori che fino ad allora le avevano offerto amore e protezione.
Lyra era in lotta con il suo io interiore, ma anche con il mondo, con le persone, e con quel Dio che aveva sempre lodato ma che adesso pareva fin troppo distante. Nessuno pareva essere dalla sua parte; nessuno, a parte lei, era disposto a tendere una mano a quel povero ragazzo nel buco.
Come poteva, il mondo che tanto aveva amato, essere così crudo e freddo?
Le lancette dell'orologio si muovevano con una lentezza inverosimile, tra le quattro mura di quella stanza; Lyra era certa che Toby la stesse aspettando, ma non c'era niente che poteva fare per raggiungerlo; e si logorava al pensiero che lui fosse solo, con gli occhi puntati su quella botola in attesa di vederla arrivare.
Solo quando giunse il quarto pomeriggio, un'occasione di fuga le si presentò inaspettatamente.
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Ticci Toby - Ripudiato
Fanfiction"-Cosa è, questo?-. -È un pennello, serve a dipingere. Vedi? Lo bagno nel colore, e poi...-. -E questo... Cosa è questo?-. -Questo si chiama abbraccio, Toby. Serve a dire a qualcuno che gli vuoi molto bene-". Lyra ha da poco compiuto diciott'ann...