Ci vuole passione con te,
e un briciolo di pazzia.
Ci vuole pensiero, perciò
lavoro di fantasia.Più bella cosa (E. Ramazzotti)
______Era ormai sceso il buio della sera, ed i due si erano barricati nella stanza di Lyra evitando ogni sorta di contatto con i genitori che, seppur fossero trascorse diverse ore, continuavano di tanto in tanto a litigare.
Nessuno dei due tuttavia prestava attenzione al loro vociferare, incomprensibile da quella distanza. Lo sguardo di Toby era fisso all'estero: se ne stava in piedi davanti alla finestra, immobile, con la fronte a pochi centimetri dal vetro.
Per lui la notte era sempre stata buia, così come il giorno; non vi era distinzione tra le due cose, e soprattutto non vi erano mai state luci nell'oscurità che lui conosceva, se non quella della piccola torcia che utilizzava per leggere. Dalla finestra di quella stanza, invece, poteva scorgere il luccichio dei lampioni sulla strada, il bagliore proveniente dall'interno delle abitazioni, il movimento lungo le strade dei fari delle auto; tutto ciò appariva a lui come una strana danza nel buio, qualcosa di magico che a stento riusciva a spiegarsi.
Lyra gli si avvicinò lentamente, posizionandosi al suo fianco con lo sguardo a sua volta rivolto all'esterno.
-Ti piace?- mormorò, intrecciando le mani sul petto. Aveva indossato un piagiama estivo, smanicato.
Lui annuì e si voltò lentamente in sua direzione, per poi allungare una mano.
-Cos'è quello?- le chiese, indicando con il dito l'indice un punto nel cielo nero. La sorella impiegò pochi attimi a capire che si stava riferendo alla luna, che era in quei giorni in fase crescente.
-Non l'hai mai vista?- disse sorridendo, mentre poggiava amorevolmente una mano sulla spalla di lui. -Quella è la luna... Se guardi bene, riuscirai a vedere anche qualche stella-.
Il castano annuì, poi si voltò indietro e percorse la stanza con lo sguardo, forse per la centesima volta. Erano tantissimi gli oggetti sconosciuti che vi erano custoditi, ed avrebbe potuto fare domande per tutta la notte se non fosse stato tremendamente stanco.
Nonostante questo, i tic parevano avergli dato finalmente un po' di tregua e si stava, molto lentamente, adattando a quel nuovo ambiente.
-Vuoi dormire?- gli domandò Lyra, accennado un piccolo sorriso abbozzato. Doveva aver notato il modo in cui lui aveva iniziato a strizzare le palebre, che continiavano puntualmente a calare.
Lo invitò gentilmente a stendersi sul letto, e nel momento in cui Toby si abbandonò sul materasso fu travolto da una paura improvvisa, che lo costrinse a balzare di nuovo in piedi.
-Che succede? Stai bene?- gli chiese la ragazza, confusa e spaventata.
Lui annuì, deglutendo nervosamente la saliva. Non era abituato a stare a contatto con qualcosa di così morbido e cedevole, per un attimo aveva creduto che vi sarebbe sprofondato dentro.
Con movimenti molto più lenti provò ancora a mettersi straiato, questa volta riuscendo a mantenere la calma e rendendosi conto che no, il materasso non aveva intenzione di mangiarlo. Poggiò la testa sul cuscino e si ritrovò a fissare il soffitto; non poteva sapere cosa stesse percependo il suo corpo in quel momento, ma era certo che gradisse la comodità garantita da quel letto, dopo quei quindici anni in cui aveva dormito semplicemente rannicchiato a terra.
Tentò di rilassare i muscoli, ma non riuscì comunque a chiudere gli occhi; troppe cose che non capiva e non conosceva adesso lo circondavano, e per questo fece la follia di rimpiangere mentalmente il suo buco sotto al vecchio rudere. Lì, almeno, sarebbe riuscito a sentirsi al sicuro.
Il suo fiato si appesantì, non appena la sua mente tornò a quel posto; forse già gli mancava, forse aveva nostalgia del suo nascondiglio.
Ma a Lyra non era mai sfuggito neppure il più piccolo cambiamento dei suoi atteggiamenti, ed anche questa volta comprese il suo malessere quasi prima che potesse farlo lui. Si distese al suo fianco e lo abbracciò con una mano, avvicinando la testa al suo collo.
Poteva sentire il profumo della sua pelle, adesso.
Aveva l'odore del bagno schiuma al mughetto, ma anche un tono più vivo.
Il suo respiro era un lieve fruscio nelle sue orecchie; aveva le labbra socchiuse e lo sguardo ancora rivolto al soffitto sopra alle loro teste.
-Tutto bene, Toby?- farfugliò, carezzando una sua spalla ossuta.
Il castano non rispose subito, parve pensare a cosa avrebbe dovuto dire, prima di farlo. - Sì. Stavo solo pensando-.
-A cosa?-.
-Non credo che questo sia il mio posto...- ammise.
Il viso di Lyra si fece più serio, mentre rafforzava la stretta del suo braccio sul petto di lui. Gli lasciò un bacio tra i capelli e spense la luce, inondando la stanza del buio di quella tarda sera.
-Il tuo posto è ovunque tu voglia stare, Toby-.

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Ticci Toby - Ripudiato
Fanfiction"-Cosa è, questo?-. -È un pennello, serve a dipingere. Vedi? Lo bagno nel colore, e poi...-. -E questo... Cosa è questo?-. -Questo si chiama abbraccio, Toby. Serve a dire a qualcuno che gli vuoi molto bene-". Lyra ha da poco compiuto diciott'ann...