33. Quando una stella muore

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Cambia il cielo, cambia la musica dell'anima,
ma tu resri quì con me.
Tra lo stomaco e i pensieri più invisibili, e da lì non te ne andrai.

Quando una stella muore (Giorgia)
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Quando gli occhi di Toby si schiusero, trovò la stanza inondata dalle prime luci del mattino. Si voltò immediatamente in direzione di Lyra, trovandola avvinghiata al suo petto; se avesse potuto percepire tale sensazione, avrebbe scoperto un piacevole torpore trasmesso dal suo corpo. Aveva i capelli penduti sulla faccia, alcuni ciuffi dondolavano debolmente spinti dal suo fiato; e lo strava ancora stringendo nonostante, almeno all'apparenza, fosse addormentata.
Il ragazzo la osservò immobile, non sapeva che cosa avrebbe dovuto provare in quel momento ma era quasi certo di stare bene; pensò che non avrebbe voluto svegliata, rovinare quell'atmosfera di magica quiete. Tuttavia, come per fargli beffa, giunsero inarrestabili un paio di tic che gli imposero un rapido movimento della testa e della spalla; e questo causò il quasi immediato risveglio della ragazza.
Lyra mugolò stropicciandosi gli occhi, e percepì un lieve imbarazzo nel momento in cui si rese conto che, nel sonno, si era avvicinata così tanto a lui. Si scostò istintivamente, e gli sorrise.
-È da tanto, che sei sveglio?- chiese, sbagliando.
Lui non rispose, ma si voltò in direzione della porta. Si udivano dei passi lungo le scale che conducevano a quel piano, ed a giudicare dalla pesantezza dovevano essere quelli del loro padre.
Lo sguardo della ragazza si incupì quasi automaticamente, e balzò giù dal letto. -Tranquillo...- mormorò poi, voltandosi indietro in direzione del fratello. Con sua grande sorpresa tuttavia non lo trovò affatto spaventato o teso: aveva issato la schiena ed ora se ne stava seduto sul letto con le gambe incrociate.
Lyra stava per dire qualcosa, ma fu bruscamente interrotta dall'energico picchiettare delle mani di papà sulla porta della stanza.
-Lyra, dai... Aprimi- le disse, e seppur fosse calmo e pacato, quello era pur sempre un ordine.
La ragazza deglutì nervosamente e si avvicinò di qualche passo alla porta, lanciando ancora una volta un rapido sguardo a Toby per assicurarsi che non fosse in alcun modo scosso da quella situazione. Ancora una volta però, scorse un viso rilassato che la osservava in silenzio.
-Aprimi, Lyra- ripeté la voce dell'uomo, questa volta più decisa.
Preferendo non attendere che le fosse ordinato per la terza volta, lei poggiò una mano sulla chiave e la girò lentamente, per poi premere la maniglia. Aprì la porta lentamente, trovandosi davanti la figura imponente dell'uomo che in quel momento percepì come minacciosa, seppur lui apparisse in realtà abbastanza tranquillo.
Gli occhi dell'uomo si incrociarono per un istante con quelli di Lyra, per poi spostarsi lateralmente e scorgere la figura di Toby seduto sul letto, dietro di lei. Lo osservò brevemente con un'espressione indecifrabile sul volto, poi tornò a rivolgersi a lei.
-Io e mamma abbiamo bisogno di parlarti- esclamò, con un tono fermo e deciso. -Subito- aggiunse.
Lyra annuì con un cenno del capo ed emise un lento sospiro; l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, in quel momento, era proprio parlare con loro. -Va bene...- mormorò a testa bassa. -Due minuti e scendo-.
Richiuse la porta senza dare il tempo a suo padre di risponderle, e si avvicinò a Toby. Lui ancora la guardava in totale silenzio; era rilassato, non aveva paura, ma sul suo volto era ben distinguibile un'espressione interrogativa.
-Devo lasciarti qui da solo per un po'- gli disse la sorella, mettendosi a sedere al suo fianco e poggiandogli una mano sulla spalla. -Ma non ci metterò molto, te lo prometto- aggiunse.
Lui parve divenire in pochi attimi più irrequieto, non gli piaceva affatto l'idea di restare ancora da solo. Non appena Lyra se ne accorse, afferrò un lembo della maglia che lui indossava e lo scosse amichevolmente. -Non hai nulla di cui preoccuparti... Sei al sicuro, in questa stanza-.
Gli lasciò un bacio sulla fronte, prima di allontanarsi. Sfilò la chiave dalla serratura e la utilizzò per bloccare la porta dall'esterno, poi se la infilò in tasca per essere sicura che nessun'altro che non fosse lei sarebbe potuto entrare in quella stanza.
Iniziò a scendere lentamente le scale verso il piano terra, ed una trememda angoscia iniziò ad assalirla; era stanca di quelle situazioni estenuanti.
Mamma e papà la attendevano in cucina: lei seduta al tavolo, lui in piedi con le braccia conserte. Avevano entrambi dei volti tesi e carichi di rancore e preoccupazione.
-Siediti- le disse papà, indicando una delle sedie che circondavano il tavolo.
-Sto...bene anche qui, grazie- ribattè la ragazza, pur cercando di apparire meno scontrosa possibile.
L'uomo annuì e sbuffò rumorosamente. -Abbiamo bisogno di parlarti, perché vogliamo che tu ti renda conto della situazione, Lyra- le disse ancora, spostando lo sguardo sulla moglie come attendesse un suo intervento nel discorso. Ma siccome la donna non accennò a voler proferire parola, fu lui a proseguire. -Capiamo che sei dispiaciuta per tuo fratello e credimi, lo siamo anche noi- esclamò. -Ma non possiamo assolutamente tenerlo in casa. Se qualcuno dovesse vederlo, per noi è finita. Capisci?-.
La ragazza non disse nulla, così questa volta fu mamma a parlare. -E poi... Non possiamo permettere che lui rovini anche la tua vita-.

Ticci Toby - RipudiatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora