Le parole mancano, sembrano svanire,
certe cose iniziano, ma non hanno fine.Volevo te (Giusy Ferreri)
______Il ritratto abbozzato di Toby prendeva lentamente forma sulla tela, man mano che la ragazza vi aggiungeva dettagli e colori.
Aveva completato i contorni della sua figura, abbozzato gli abiti che indossava e l'ambiente che lo circondava, e stava adesso lavorando sul viso che, per lei, era la parte più difficoltosa. Non era molto brava con i ritratti; si era sempre trovata più a suo agio nel dipingere gli ambienti, specialmente quando si trattava di paesaggi naturali.
Nonostante questo, stava riuscendo a fare un lavoro discreto.
-Che ne pensi?- chiese ad un certo punto, poggiando a terra il pennello e voltando la tela in direzione di Toby. -Dici che ti somiglia?-.
Il ragazzo assottigliò lo sguardo e corrugò la fronte, osservando con curiosità e stupore come quelle chiazze di colore avevano preso vita.
-Sono... Sono proprio io- mormorò con una strana intonazione, tanto che Lyra non riuscì a capire se si trattasse di una domanda oppure di un'affermazione. In effetti in quel posto non vi erano specchi; era possibile che Toby non conoscesse il suo aspetto.
Pensando a questa eventualità, la ragazza si rattristì notevolmente ma cercò in tutti i modi di non darlo a vedere. -Ovviamente non è finito ma... Penso di essere già a buon punto-.
Il castano piegò le labbra in un debolissimo sorriso, che solo un paio di occhi davvero attenti avrebbe potuto scorgere sul suo viso. Sembrava contento davvero; per la prima volta dopo quegli anni di inferno qualcuno prestava attenzione alla sua persona. Tanto da portargli del cibo. Tanto da lavare via il fango dal suo corpo. Tanto da volergli fare un ritratto.
Il sentimento d'affetto che provava nei confronti della sorella non poteva che alimentarsi per ogni minuto che lei gli dedicava, anche solo con la sua semplice presenza.
Lyra poggiò a terra la tela lasciandola asciugare, e volse il suo sguardo al ragazzo che ancora la guardava immobile. -Toby... Tu hai...- farfugliò, con evidente incertezza. -Una sorta di malattia, vero?-.
A quella domanda il castano non rispose subito; parve pensare per qualche secondo, prima di annuire con un paio di movimenti verticali della testa.
-Hai... La Cipa, giusto? Per questo non senti il freddo o il dolore...- insistette lei, pur cercando di apparire meno invadente di quanto non fosse.
-Mi pare si chiami così, sì- rispose lui, sollevando le spalle come se non gli importasse nulla dell'argomento appena sollevato.
Lyra strinse le labbra. -Quindi non puoi...- farfugliò allungando una mano, fino a sfiorare la sua guancia con la punta dell'indice. -Non puoi sentire questo?-.
Fece scorrere il dito sulla sua pelle lentamente, senza applicare pressione.
-Non puoi sentire questo contatto?- chiese ancora.
Toby scosse la testa nel momento in cui lei ritrasse la mano, per poi puntare i gomiti sulle ginocchia.
Lyra espirò lentamente osservando in silenzio la lunga serie di tic che lo avevano appena aggredito, per poi sporgersi verso di lui ed abbracciarlo riempiendosi le narici del suo odore.
-Purtroppo adesso devo andare- mormorò, affondando le dita di una mano tra quei capelli sempre arruffati ed in disordine.
-Di già..?- disse lui, amareggiato in modo molto evidente.
Lyra sorrise sciogliendo lentamente l'abbraccio. -Sì ma... Ci vediamo ancora domani- esclamò, entusiasta. -Ti porterò un paio di libri e... Anche del cibo-.
Lui annuì con la testa e mormorò: -Ok-.
-Dai, non essere triste!-. Lyra poggiò una mano sulla sua spalla e lo scosse amichevolmente. -Verrò da te tutti i giorno, d'ora in poi-.
Era estremamente intenerita dal modo in cui pareva essersi affezionato a lei; doveva aver davvero avuto bisogno di qualcuno che lo amasse. Nonostante l'abitudine non doveva essere stato facile per lui passare la vita in quel buco, nascosto dal mondo.
-Ti aspetterò...- mugolò con un filo di voce, guardandola dritta negli occhi.
Lei sorrise caldamente e gli diede una piccola pacca sulla spalla, per poi alzarsi in piedi e recuperare da terra la sua tela e le tempere. Infilò tutto nello zaino e salutò ancora Toby, prima di risalire le scale.
Durante il percorso di rientro a casa non fece altro che sorridere; era davvero felice di aver notificato un repentino cambiamento degli atteggiamenti di suo fratello nei suoi confronti. Adesso pareva essere davvero a suo agio in sua presenza; si fidava di lei e gradiva la sua compagnia, cosa che non poteva che farle un immenso piacere.
Arrivata a casa trovò sua madre intenta a spazzare il vialetto d'ingresso, e suo padre poco distante da lei parlava al telefono con qualcuno; stava prendendo appuntamento per un colloquio di lavoro, finalmente.
-Ah, sei tornata!- esclamò la donna, voltandosi in direzione della ragazza. -Allora? Quando ce lo farai vedere questo dipinto?-.
Lyra sorrise senza smettere di camminare. -Appena sarà pronto, mamma!-. Mentre apriva la porta di casa, pensò che doveva frugare tra le vecchie tele e cercare qualcosa che avrebbe potuto mostrare loro; quella scusa non poteva reggere ancora per molto.
Entrando nella sua stanza gettò a terra lo zaino ed andò a lavarsi le mani, per poi tornare al pian terreno e dirigersi in cucina. Per via del caldo soffocante generato da quell'insistente sole d'agosto, era molto assetata; aprì il frigo e prese una bottiglia di the al limone, per poi riporla sul tavolo assieme ad un bicchiere.
Distratta com'era a bere ed osservare il cielo azzurro fuori dalla finestra, non si accorse del fatto che suo padre le fosse passato dietro per dirigersi al piano superiore.
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Ticci Toby - Ripudiato
Fanfiction"-Cosa è, questo?-. -È un pennello, serve a dipingere. Vedi? Lo bagno nel colore, e poi...-. -E questo... Cosa è questo?-. -Questo si chiama abbraccio, Toby. Serve a dire a qualcuno che gli vuoi molto bene-". Lyra ha da poco compiuto diciott'ann...