Basterebbe solamente dire,
Senza starci troppo a ragionare,
Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa.Viceversa (Gabbani)
______Lyra aprì la porta girando il pomello con grande fatica, sicccome aveva entrambe le mani occupate. Nella destra stringeva un flacone di succo di frutta, mentre nella sinistra un piattino sul quale aveva riposto un paio di biscotti ed una fetta della torta preparata da mamma qualche giorno prima.
Trovò Toby seduto a terra con la schiena premuta contro al materasso ed un pugno stretto in un lembo di coperta, come cercasse disperatamente un po' di conforto. La ragazza non potè fare a meno di storgere la bocca in un sorriso: sembrava un bambino.
Lui piegò le ginocchia e puntando i palmi a terra si alzò in piedi, avvicinandosi frettolosamente a lei. Pareva aver sviluppato una sorta di paura di restare da solo, o più probabilmente di essere abbandonato per la seconda volta. Pareva diventare nervoso ogni qual volta lei si allontanasse.
Lyra poggiò quell'improvvisata colazione sulla scrivania, poi lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. -Ti ho portato delle cose, se hai fame- gli disse, continuando a sorridere. -Mamma e papà dicono che puoi restare-.
Non gli disse che si trattava solo di una cosa temporanea, e che non erano assolutamente contenti di dover ospitarlo; voleva che potesse sentirsi il più possibile a suo agio, e che non dovesse pensare al da farsi per il suo futuro. Dopotutto, considerando ciò che aveva passato, adesso Toby necessitava solo di un po' di calore e protezione per sentirsi finalmente amato; ed aveva bisogno di un supporto totale e costante, ora che il suo viaggio alla scoperta del mondo vero era iniziato.
Il castano osservò con curiosità il cibo che lei aveva riposto nel piattino, ed ebbe un paio di tic al collo. -Quei biscotti me li portava sempre, lui...- mormorò, indicandoli.
Lei annuì; dopotutto, erano anni ormai che avevano l'abitudine di comprare quella marca, siccome piaceva a tutti. -Coraggio, mangia- gli disse. -Devi mettere su un po' di peso, sei... Davvero troppo magro- aggiunse.
Lui non rispose niente, ma si mise a sedere davanti alla scrivania ed avvicinò il piattino a se, per poi consumare il pasto in silenzio. Lyra lo osservava, preoccupata ed intenerita dalla sua inesperienza nei confronti di qualsiasi cosa; seppur lui fosse in realtà più grande, era come avere un fratellino piccolo a cui badare.
Oltre a questo, Toby era tremendamente fragile sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico; per questo, si disse, lo avrebbe difeso con tutte le sue forze.
Dopo aver terminato il pasto, il ragazzo si alzò lentamente e tornò a sedersi sul letto, con lo sguardo rivolto alla finestra. Solo un attimo dopo, però, la sua attenzione fu repentinamente catturata da uno stimolo completamente nuovo per lui: i suoi occhi si possarono su una miriade di colori accesi, immagini che parevano reali e che scorrevano davanti a lui come in un sogno. Lyra aveva acceso la piccola tv che aveva appeso alla parete anni prima; non la usava quasi mai, ma aveva pensato che a Toby sarebbe piaciuta.
-Cos'è?- domandò lui, con le palpebre spalancate e la voce che tremava, non fu chiaro se per l'eccitazione o la paura.
La ragazza ridacchiò, e si mise distesa sul letto accanto a lui. -Una televisione- spiegò, posando una mano sul suo petto. In quel momento l'apparecchio era sintonizzato su un canale del tutto casuale, il quale stava trasmettendo una sorta di programma intrattenitivo per bambini. Il conduttore che parlava davanti alla telecamera aveva una benda sull'occhio sinistro ed un pappagallo finto sulla spalla.
Toby osservò ammaliato quello schermo per doversi secondi, ma non riusciva a sentirsi a suo agio nel farlo: quella era per lui una cosa assolutamente sconosciuta e non riusciva neanche a spiegarsi come fosse possibile che tutto ciò che stava vedendo fosse contenuto in una scatola di plastica attaccata al muro. Ne fu scosso al punto da sentirsi minacciato da quell'oggetto, così fu costretto a distogliere lo sguardo. Voltandosi verso la sorella poggiò una guancia sulla sua spalla ed inspirò il suo profumo; lei lo faceva sentire al sicuro. Lyra era la sua corazza, lo scudo infragibile che lo proteggeva da tutto quanto il mondo.
Gli venne automatico poggiare una mano sul suo fianco, e tentare di abbassare i pantaloni del suo pigiama; fu però colto totalmente alla sprovvista quando lei gli bloccò bruscamente la mano.
-No, Toby- gli disse, assumendo un'espressione severa che mai aveva visto sul suo viso. -Questo... È sbagliato, non devi farlo-.
Seppur non capisse per quale motivo lei stava dicendo questo, ritrasse la mano ed affondò la testa nel cuscino. Si sentiva confuso; per quale motivo adesso era diventato sbagliato volerle bene? Che cosa aveva fatto di male?
Stava per farsi trascinare in basso dal senso di vuoto che quella situazione gli aveva appena scaturito, ma solo un attimo dopo sentì la mano calda di Lyra poggiarsi sulla sua testa ed arruffargli i capelli. Non era arrabbiata con lui, e realizzarlo gli diede un piacevolissimo sollievo.
La guardò, e lei gli sorrise. -Tu sei mio fratello, capisci?- spiegò, con una voce estremamente dolce e calma. -Quindi è giusto che tu mi voglia bene. Devi solo... Imparare il modo giusto di farlo-.
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Ticci Toby - Ripudiato
Fanfiction"-Cosa è, questo?-. -È un pennello, serve a dipingere. Vedi? Lo bagno nel colore, e poi...-. -E questo... Cosa è questo?-. -Questo si chiama abbraccio, Toby. Serve a dire a qualcuno che gli vuoi molto bene-". Lyra ha da poco compiuto diciott'ann...