ᴄʜᴀᴘᴛᴇʀ 56

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POV. JIMIN

Silenzio.
Era tutto ciò che per un'ora buona aveva regnato dentro il treno. La sera prima di essere dimesso, jungkook mi aveva chiesto di andarlo a prendere vestito elegante, e per qualche minuto devo ammettere che avevo pensato mi volesse portare all'altare, ma ovviamente tutte le mie convinzioni erano diventate polvere non appena avevo incrociato il mio sguardo con il suo freddo e privo di emozioni.
E ora che cavolo avevo fatto?
Dovrei essere io quello arrabbiato, non lui.

La sera prima mi aveva inviato un messaggio, dandomi istruzioni precise, ma non sembrava cosi tanto arrabbiato:

Kookie💓
Jimin domani mattina alle 9 ci vediamo davanti all'ospedale, ho già chiesto a tae di accompagnarci in stazione, quindi non preoccuparti per quello.
Per favore vestiti elegante e scuro e porta soltanto una sacca con un cambio mio e tuo dentro, staremo via solo per due giorni, ma almeno possiamo cambiarci ahah.
Buonanotte amore, a domani

Cos'è, durante la notte si è ricordato un motivo per avercela con me? Avevo provato a parlargli, ma dopo esserci scambiato un bacio davanti all'ospedale, non aveva più proferito parola. Eravamo saliti sul treno ed ero talmente concentrato a capire che cosa gli passasse per la testa, che non ho neanche letto dove eravamo diretti.

Sul treno era rimasta la stessa tensione.
Non aveva mai aperto bocca, neanche per sospirare.
Se ne stava li, vestito elegante, con il viso contro al finestrino, senza mai guardarmi negli occhi.
Ed é cosi che ci siamo arrivati a Busan, che per quanto ne so, dovrebbe essere sua città natale.

Non faccio neanche in tempo a scendere dal treno che comincia a camminare a passo spedito, senza voltarsi indietro.

<jeon potresti fermarti e aspettarmi?> chiedo con un tono irritato che sembra neanche averlo sfiorato.
Decido allora di camminargli dietro, volendo fargli capire che mi sto incazzando, e non poco.
Prima mi mente, mi dice che vuole portarmi in un posto tutto felice e poi mi trascina qui con freddezza.

<jungkook sto parlando con te, seriamente potresti dirmi che cavolo hai stamattina?> ed ovviamente in risposta ottengo soltanto il nulla.
Passiamo altri 10 minuti buoni a camminare finché non perdo la pazienza e con un solo grande urlo, lo richiamo, richiamando anche l'attenzione di chi stava intorno.
Si blocca sul posto ma non accenna a volersi girare.

<giuro che se non mi dai delle fottute spiegazioni me ne vado, e poi cazzo guardami in faccia quando ti parlo>.

Fermi cosi, su un marciapiede, nessuno dei due osa fare ma mossa decisiva. Mi sembra di essere in un cavolo di drama.
Un drama dove gli chiedo di parlarmi e lui neanche si gira.

<fanculo Jeon,io torno a casa> dico, e mi giro per camminare verso la stazione, ma un braccio mi ferma e mi fa voltare. Mi ritrovo con il volto contro un petto, il suo petto, che riconoscerei ovunque. Le sue braccia iniziano a stringermi e i suoi sospiri cominciano a farsi più pesanti.

<so che tutto questo e strano per te ma ti prego, ti chiedo solo di resistere un altro po'. Non è una giornata semplice e tra poco scoprirai da solo il perché, ma ti prego stammi accanto. Lo so come ti sto trattando e ti chiedo di stringere i denti ancora un po', tra poco ti sarà tutto più chiaro>
La sua voce roca, uscita come un sussurro, ha sempre quel potere su di me.
Allungo la mano verso di lui, che afferra stringendola e ricomincia a camminare.

𝙝𝙪𝙧𝙧𝙞𝙘𝙖𝙣𝙚   (𝑝𝑗𝑚.𝑗𝑗𝑘)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora