Vigilia di Natale

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Nei giorni seguenti Giuseppe non le scrisse, sembrava sparito dal mondo. Non concedeva interviste, nessun giornalista o fotografo riusciva a placcarlo all' uscita da Palazzo Chigi, il telefono di Irene non squillava più per avvertirlo delle sue chiamate o dei suoi messaggi.

La Vigilia di Natale colse Irene in un momento di malinconia, osservando il cielo fastidiosamente bianco sospirò, mentre di là Clarissa era occupata con i primi preparativi per la festa di quella sera.

Irene si vestì lasciando il telefono in camera con l'amara consapevolezza che non le servisse a molto portarlo con sé.

Appena giunse in salotto notò Clarissa impegnata con diversi festoni natalizi dai colori sgargianti "Vuoi aiutarmi o rimani lì tutto il giorno a guardarmi?" domandò Clarissa cercando di spronarla a muoversi "Sei tu quella alta, i festoni toccano a te" e detto ciò le lanciò addosso una massa informe di cartoncino dai colori tipicamente natalizi.

Da qualche anno, circa dal secondo anno di università lei e Clarissa avevano iniziato ad organizzare quella festicciola della Vigilia per i loro amici, studenti fuori sede come loro, che per un motivo o per l'altro non potevano o non volevano tornare a casa a Natale.

Era un modo carino per stare tutti insieme, loro si definivano ironicamente dei pirati dimenticati da tutti che bevevano e stavano insieme sulla loro nave in mezzo al mare, nessuno aveva mai chiesto perché gli altri fossero lì la Vigilia di Natale, il patto implicito era proprio quello: non chiedere, perché non si chiede ad un pirata come mai ha scelto quella strada.
Nessuno rimane lontano dalla famiglia il 24 dicembre se non ha ottimi motivi per farlo, o se non ha una famiglia da cui tornare.

Mentre Irene sistemava gli addobbi Clarissa la fissava consapevole che qualcosa non andasse, da diversi giorni Irene era molto chiusa in sé stessa, parlava poco, stava sempre in camera, ipotizzava che fosse a causa di Giuseppe ma Irene non glielo raccontava e Clarissa non chiedeva.
Fin dal loro primo incontro era felicissima per la sua amica che stava vivendo una situazione così paradossale, che flirtava col Premier, andava alle serata di gala con lui, cenava a Palazzo Chigi, ma era avvenuto ciò che Clarissa temeva: Irene si era innamorata di lui e pensò che con molta probabilità per lui non fosse così.
Sapeva che non le mandava più messaggi perché da giorni non la vedeva più sorridere davanti allo schermo.

Nonostante desiderasse conoscere cosa fosse accaduto tra loro rispettò il silenzio della sua amica e continuò a preparare il salotto "Ho preso quantità di alcol industriali" enunciò Clarissa orgogliosa rompendo il silenzio "Così magari ti distrai e smetti di avere quel muso lungo".
Irene accennò un lieve sorrise e poi abbracciò la sua amica, un gesto superfluo, a loro non era mai servito dimostrarsi l'affetto con gesti eclatanti, grandi dimostrazioni o con continui abbracci, eppure rimasero in quella posizione per un bel po' finché Irene non si staccò "Vuoi piangere?" "No" rispose Irene con gli occhi un po' arrossati "Non voglio deprimerti" Clarissa scosse le spalle "È la Vigilia di Natale, siamo già entrambe abbastanza depresse" rispose sorridendo.

La sera alle 20 la casa iniziò a riempirsi degli altri "pirati", non erano in tanti ma erano un'ottima compagnia, tutti entravano in casa portando dolci o alcol, come se quello sufficiente già non fosse necessario pensava Clarissa facendo ammirare ai loro amici il tavolino pieno di bottiglie.

Trascorsero una serata piacevole tra bottiglie di birra, giochi adolescenziali, fette di pizza, patatine lanciate in aria nel vano di tentativo di mettere in mostra abilità che, evidentemente, nessuno possedeva dato che il pavimento era pieno di briciole.
Erano tutti ubriachi e felici, o almeno apparentemente.
Qualcuno se ne andò prima, ma come da rito alcuni di loro rimase a dormire sul divano, sul tappeto, ovunque trovasse posto.

"Ehi ragazza silenziosa" esordì un ragazzo dai capelli rossi affacciandosi alla porta della camera di Irene "Ciao Mattia"
"Che hai stasera?" domandò sedendosi sul suo letto "Questa non è l'Irene che conosco"
Irene sospirò giocando col bordo del suo vestito "È solo Natale" "Già" ammise lui mettendosi a gambe incrociate sul suo letto e appoggiando il viso sul palmo della sua mano "Posso fare qualcosa per tirarti su?"
Irene sorrise in direzione di quel ragazzo così gentile. Da quando erano amici lui era sempre stato veramente carino con lei, mai una parola fuori posto, mai un litigio, discussioni tante, si scannavano su alcune tematiche poi brindavano e ridevano insieme. Lui nel frattempo continuava a guardarla coi suoi dolci occhi verdi "Ti sei incantata?" domandò lui sorridendo "No scusa è che... Pensavo"
"Quanto pensi!" esclamò il ragazzo buttandosi a pancia in su sul morbido letto della sua amica, fissando il soffitto come se cercasse di decifrare qualche codice segreto. Irene si stese accanto a lui "Stai così per colpa di qualcuno?" domandò nuovamente Mattia "Già" "Se ti riduce in questo stato non ti merita" ammise semplicemente lui, Irene annuì pensando attentamente a quelle parole.
"Sei sicura che non posso fare niente?" domandò Mattia girandosi verso di lei "Posso farti un the, raccontarti una barzelletta" disse sempre più vicino alle labbra di Irene, lei avrebbe tanto voluto respingerlo, ma il pensiero di Giuseppe non la frenava anzi la invitava ad avvicinarsi ancora di più alle labbra del ragazzo di fronte a lei.

Giuseppe era spartito, certo con una validissimo motivo, ma era sparito. Non le aveva scritto nessun messaggio, non l'aveva più chiamata.
Ripensò alle mani della sua ex moglie che gli accarezzavano la nuca, alle loro mani strette, al conforto che lei sembrava donargli.
Ogni fotogramma di quei gesti le creava una fitta allo stomaco.
Tornò a guardare negli occhi Mattia, quel ragazzo così dolce, la guardava come si guardano le cose preziose.
Ripensò alle parole che Giuseppe circa un mese fa le aveva dedicato "Devi dedicare il tuo tempo solo a chi ti ritiene una cosa preziosa", quelle parole che le avevano fatto battere il cuore adesso glielo distruggevano in mille pezzi.

"Ti sei incantata di nuovo" disse Mattia sorridendo "Vuoi che me ne vada?" ma non riuscì a finire la frase perché Irene lo baciò, un bacio che di romantico aveva ben poco.

La mattina seguente Irene si svegliò con il braccio di Mattia sopra il suo addome, il ragazzo dormiva a pancia in giù, i capelli rossicci meravigliosamente scompigliati.
Irene si passò una mano sul viso.
"Che cosa ho fatto.." ripeteva a sé stessa senza trovare il coraggio di alzarsi, di svegliare Mattia, temeva di dover parlare con lui, di dovergli spezzare il cuore.

Non voleva ammettere di essere così meschina da scacciare il pensiero di un uomo usandone un altro.
"Che razza di persona sono" continuava a ripetersi fissando il soffitto.
Con delicatezza spostò il braccio di Mattia e si recò in cucina, dopo essersi ricomposta.

La casa era in disordine, ma non c'era più nessun altro ospite, eccetto quello che Irene aveva ospitato nel suo letto.
"Ehi buongiorno principessa!" la salutò Clarissa mentre si stava preparando una tisana "Com'è andata la serata?" domandò Clarissa ammiccando, ma smise di sorridere non appena vide l'espressione grave di Irene "Oddio così male?".
"Ti prego non dirmi che ieri sera ho fatto sesso con Mattia" disse Irene abbandonandosi su una sedia della cucina, la testa poggiata sul tavolo "Beh okay, se vuoi non te lo dico" rispose perplessa Clarissa "Ma questo non cambia i fatti"
Irene si tirò su sospirando "Sono una persona di merda"

Clarissa si sedette davanti a lei "Non so cosa sia successo fra te e Giuseppe, ma non ti scrive da giorni e tu sei stata così male.. Quando ho visto Mattia venire verso camera tua ero contenta che potessi distrarti da quella brutta situazione"
Irene scosse la testa "No, tu non capisci..."
Clarissa girò il cucchiaino nella tisana
"Allora parlami, così posso capire come mai ti senti così in colpa nei confronti di un uomo che ti sta dimostrando così poco interesse", le parole di Clarissa arrivarono come un pugno allo stomaco, la sua amica sapeva essere brutalmente sincera "Mattia è un bravo ragazzo" continuò Clarissa "E ti tratta con rispetto"
Irene sospirò e raccontò tutto a Clarissa: della sorella, della ex moglie, della loro ultima notte insieme e attese un giudizio perentorio della sua amica che si fece attendere
"Clari, non mi dici nulla?"
"Non so che dirti"

Era difficile lasciare Clarissa senza parole e Irene ci era riuscita
"Tu credi che sia una persona orribile"
Clarissa scosse la testa "No, io credo che tu sia solo in una situazione complicata"
"Ho tradito un uomo che sta affrontando un dolore così grande..."
Clarissa le prese una mano tra le sue "Hai tradito un uomo che ti porta sulle montagne russe. Prima ti fa battere il cuore, ti vedo sorridere quando nomini il suo nome, e subito dopo ti trascina giù e ti vedo girare per casa con l'umore sotto i piedi"
Clarissa sospirò "Non so cosa succederà tra voi, ma meriti stabilità, non le montagne russe"

Irene afferrò il cellulare per distrarsi e controllare qualche messaggio, tra i vari messaggi dei gruppi di whats app ce n'era uno, era di Giuseppe.

<<Buon Natale, mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto sopportare. Mi manchi>>

Il telefono le scivolò dalle mani.
Le aveva scritto quel messaggio mente lei era già chiusa in camera con Mattia.

Appoggiò la fronte sul tavolo incapace di realizzare quanto male avesse provocato in una sola sera.

Mr President in love || Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora