Dopo aver trascorso un'altra ora in ospedale finalmente i medici decisero di dimettere Giuseppe. Tutti e tre si fondarono immediatamente dentro una delle berline nere dai vetri oscurati per evitare di essere assaliti dai giornalisti che, ammassati davanti all'ospedale, cercavano di parlare con qualcuno.
Finalmente fuori dall'asettico edificio Giuseppe poggiò la testa contro lo schienale dell'auto, gli occhi chiusi
"Ti fa male la testa?" domandò Casalino mentre armeggiava col cellulare
"Tu che dici?" domandò a sua volta toccandosi la fasciatura
"Dico che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda" asserì Rocco guardandolo con un sorriso ironico, Giuseppe gli tirò una debole gomitata sul fianco.Arrivati davanti a Palazzo Chigi entrarono velocemente, per quanto fosse possibile al precario equilibrio di Giuseppe, una delle guardie del corpo si avvicinò per aiutare il Presidente, ma Casalino con un cenno della testa lo allontanò passandosi il braccio di Giuseppe attorno alla spalla e tenendolo per un fianco.
"Non è necessario" disse Giuseppe senza allontanarsi dal corpo dell'uomo che lo stava sostenendo "Non voglio averti sulla coscienza se cadi e ti fai del male"Lungo il tragitto fino all'appartamento presidenziale Irene ebbe modo di osservarli come mai li aveva osservati prima.
Non aveva mai avuto a che fare con Rocco, lo aveva incrociato nei corridoi del palazzo un paio di volte, aveva sentito parlare di lui nei racconti di Giuseppe, niente di più.
Era una bella persona, si vedeva che credeva in ciò che faceva e che teneva molto a Giuseppe come collega, come Presidente, come amico. Le veniva un po' da ridere nel vederli in quella buffa posizione, eppure constatare che in quel l'enorme palazzo ci fosse qualcuno che tenesse tanto sinceramente a Giuseppe le scaldò il cuore.Una volta entrati lo aiutò a stendersi sul letto "Ho una benda in testa, non il gesso alla caviglia" disse Giuseppe ridendo della cura con cui Rocco lo aveva portato fino in camera "Levati quel sorrisino dalla faccia, Beppe" lo fulminò Rocco tentando di mantenere un'espressione seria "Vado a parlare con l'ufficio stampa, tu rimani qui, per 48 ore non ti voglio vedere al primo piano" disse puntandogli contro un indice.
Categorico e limpido, era sempre stato così.
Così perennemente preoccupato per lui, per la sua carriera, per la sua popolarità, per la sua vita in ogni suo aspetto.Giuseppe alzò le mani e posò la testa sul cuscino "Prometto di fare il bravo e di non fare impazzire la mia infermiera"
"Tu" disse Rocco a Irene con un tono più dolce di quanto avrebbe voluto "Non farti abbindolare, il Paese non cadrà se il Presidente sparisce per due giorni, se necessario legalo al letto"Non appena ebbe pronunciato quella frase Irene e Giuseppe scoppiarono a ridere dopo essersi scambiati un' occhiata eloquente
"Mio dio" sussurrò Rocco alzando gli occhi al cielo "Non voglio sapere in quali prestazioni erotiche vi cimentate"
I due risero ancora più forte se possibile, Rocco scosse la testa e uscì, aveva sentito fin troppo.Irene si stese accanto all'uomo poggiando le mani con delicatezza sul suo petto, come se fosse fatto di cristallo "Ti ricordi cosa mi hai detto quando eri imbottito di farmaci?" domandò Irene iniziando a slacciare alcuni bottoni della camicia che doveva assolutamente essere cambiata "Sinceramente no" ammise Giuseppe sorridendo "Ma ho paura di scoprire cosa ti ho detto in quelle condizioni"
"Mi hai detto che volevi presentarmi tuo figlio"
Temeva che a quelle parole l'espressione di Giuseppe si sarebbe fatta più seria, cupa, invece Giuseppe mantenne il suo sorriso "Ho buone idee anche sotto morfina, potrei provarle ad usarla in Consiglio dei Ministri, magari potrei davvero salvare il Paese"Irene alzò gli occhi al cielo
"Comunque io non ho un mio familiare da presentarti" disse Irene giocherellando con un lembo della camicia "Però stasera Clarissa viene a portarmi un borsone con le mie cose e... Insomma lei è... Lei è lei"
Il sorriso di Giuseppe si allargò ancora di più
"Lei è la mia famiglia, la cosa più simile ad una sorella che io abbia mai avuto. Non ho genitori da presentarti, né fratelli o sorelle. Avrei un padre, distante e distaccato dalla mia vita, un gruppetto di fratellastri, ma... Clari è la mia famiglia"
Alzò lo sguardo verso Giuseppe che stava ancora sorridendo con tenerezza "Sarò felice di conoscere la tua famiglia"Giuseppe si fece una doccia veloce e si mise qualcosa di comodo per la sera mentre Irene chiacchierava con lui dall'altra parte della porta e gli faceva un centinaio di raccomandazioni al minuto sulla ferita. Il telefono della ragazza squillò mentre Giuseppe si passava un asciugamano sui capelli umidi.
"Clari, sei arrivata?"
"Sì credo di essere davanti al portone dell'appartamento"
"Credi?"
"Oh ma che ne so, questo posto è immenso. Io sono al terzo piano, è qui che dovrei essere giusto?"
"Sì, ti vengo ad aprire"Corse ad aprirle col cuore in gola, le era mancata più di quanto potesse sembrarle, in sua assenza aveva scoperto un Rocco molto dolce e premuroso ma non era la stessa cosa. Piangere davanti ad una sigaretta come una liceale aveva un altro sapore se fatto davanti all'amica di sempre.
Aprì la porta e abbracciò subito la sua amica "Ehi" disse Clarissa guardandola con aria incuriosita "Da quando facciamo queste cose?"
"Queste cose?"
"Sì sai.. Dimostrare affetto"
Irene scoppiò a ridere e la fece entrare.La invitò a sedersi su uno dei divanetti del salottino "Ti ho preso il libro se volessi studiare anche se ne dubito" iniziò a dire Clarissa aprendo il borsone e facendo il punto della situazione "Il pigiama, lo spazzolino lo hai già qui, caricabatterie..." mentre revisionava il contenuto della borsa Giuseppe fece il suo ingresso nella stanza
"Buonasera"
Clarissa trasalì "Oddio mi ha spaventata" disse portandosi una mano al petto, si alzò subito in piedi e gli strinse la mano "Piacere di conoscerla Presidente, sono Clarissa"
"Giuseppe" rispose lui cordialmente
"Come si sente?"
"Dammi del tu, sei la migliore amica di Irene, per te non sono il Presidente. Sto bene, un po' stordito ma...Bene"Irene li guardava e non capiva cosa stesse succedendo, si fissavano con un sorriso quasi di sfida come due giocatori di scacchi seduti ad un tavolo che aspettano la mossa sbagliata dell'altro.
Irene faceva saettare lo sguardo da lui a lei sempre più confusa dal loro modo di fissarsi."Giuseppe" esordì Clarissa "Irene è la mia migliore amica. Qualsiasi cosa le accade io la so ancora prima che lei me la racconti"
Giuseppe annuiva con rispetto alle parole della ragazza che si rivolgeva a lui con un tono sicuro, impertinente.
"So quando è felice e quando non lo è" disse rivolgendo all'uomo uno sguardo decisamente eloquente "È la cosa più preziosa che ho su questa terra, anche se non me lo sentirà dire mai più" e disse l'ultima frase sorridendo in direzione di Irene "Se ne prenda cura".
Giuseppe abbassò la testa in un lieve inchino, come se Clarissa gli avesse conferito un ruolo istituzionale importantissimo e che Giuseppe aveva accettato con grande onore
"Farò del mio meglio"
"Lo spero" rispose Clarissa, insolente, come sempre, ma Giuseppe non ne era infastidito, anzi era felice che Irene avesse nella sua vita una persona disposta ad esporsi così per lei, a tenere testa al Presidente del Consiglio.
Anche se sera in tuta con i capelli umidi, la faccia stanca e una ferita sulla testa era pur sempre il Presidente ma a Clarissa poco importava.
Per lei era solo l'uomo della sua amica e non avrebbe esitato a fargli pagare ogni mossa falsa."Sappiate che io e Luca siamo diventati amici" disse Clarissa sorridendo "Quindi posso entrare a Palazzo quando voglio"
Giuseppe scoppiò a ridere "Devo assolutamente cambiare guardia del corpo allora"
"Se si comporterà bene non avrà niente da temere" replicò Clarissa facendo l'occhiolino e si congedò subito dopo lasciando i due soli nella stanza."La tua amica..."
"Sì lo so è un po' irriverente, devi scusarla ma..."
"È tosta, mi piace"
Irene sorrise e Giuseppe la strinse a sé tuffando il naso tra i suoi capelli, rimase in quella posizione per bearsi di quel contatto
"Mi rendo conto che sia un po' intimidatoria, ma lo fa perché mi vuole bene. Prometto che non te la ritorverai a Palazzo" disse Irene ridendo, lui la strinse più forte"Mi piace la tua famiglia"
Irene si sciolse in quell'abbraccio, come faceva ogni volta che sentiva le braccia dell'uomo stringerla in quel modo così dolce e possessivo.
Angolo autrice: questo capitolo è un po' più breve degli altri, ma ci tenevo che le persone più importanti per Irene si incontrassero e ho pensato di dedicare questo capitolo proprio all'amicizia. A quella che lega Rocco e Giuseppe e soprattutto a quella tra Irene Clarissa.
Spero che nonostante la sua semplicità vi sia piaciuto❤️
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Mr President in love || Giuseppe Conte
Fiksi Penggemar{COMPLETA} Irene, laureanda in Giurisprudenza, conduce una vita come quella di tutte le giovani donne della sua età finché, nella bella Roma, non incontra qualcuno che cambia per sempre la sua vita. ~ Questa ff non vuole in alcun modo offendere o...