Maledetta primavera

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Passare quei giorni insieme fu un apostrofo dolcissimo in mezzo alla loro vita caotica.
Chiacchieravano per ore, lui la interrogava in vista dell'esame steso sul letto mentre osservava Irene passeggiare per la stanza parlando dei capitoli del libro.

Il libro che li aveva fatti incontrare.

Irene dal canto suo si era trasformata in una perfetta infermiera, di tanto in tanto controllava la ferita con l'occhio acuto di un' esperta, lui la prendeva in giro per la meticolosità con cui si dedicava alla sua salute, senza nascondere che in verità essere trattato con così tanto amore, lo rendeva felice.

Passarono quei due giorni chiusi in una bolla, Irene di tanto in tanto leggeva gli articoli di giornale in merito a ciò che era accaduto a Giuseppe, a volte chiudeva l'articolo furiosa per ciò che veniva scritto, e tornava a dedicarsi all'uomo che si trovava accanto a lei.

Nonostante Casalino avesse affermato che il Paese non sarebbe crollato senza Presidente per due giorni, dal primo piano arrivarono diverse scartoffie da mostrare a Giuseppe, alcuni documenti da firmare o da controllare.

Lui prendeva il faldone e si sedeva alla scrivania munito di penna, gli occhi assottigliatti nello sguardo più concentrato che Irene avesse mai visto fare a qualcuno, ogni tanto si torturava le labbra e Irene cercava di scacciare qualsiasi pensiero poco casto dalla sua mente.
Prendeva i suoi appunti si sedeva vicino a lui per studiare, ogni tanto sentiva la sua mano su una coscia, anche se non alzava lo sguardo dai documenti, e Irene lo odiava per quel contatto che la riempiva di brividi.

Era bello stare così, immersi l'una nella braccia dell'altro, senza regole, fotografi, appuntamenti improrogabili.
Vederlo spettinato, con indosso vestiti diversi dai costosi completi che indossava sempre le scaldava il cuore, sapere di vedere un lato di Giuseppe che nessuno fuori da quella stanza poteva vedere la faceva sorridere.

Ed era bello essere baciata all'improvviso, senza un perché, per il semplice desiderio di farlo. Spesso lui le cingeva la vita e la attirava in un bacio.
Non c'era nessuno che potesse osservarli, criticarli, riportarli all'ordine.
Nessun assistente, giornalista, politico.
Non esisteva etichetta di Palazzo lì in quella stanza, c'erano solo i loro sorrisi mischiati insieme da un bacio, i loro corpi che parevano essere fatti per incastrarsi perfettamente.

Il loro piccolo angolo di serenità ovviamente non poteva essere eterno e scoppiò come una bolla di sapone.
Giuseppe abbandonò i vestiti comodi ed informali tornando alle camicie bianche e alle cravatte abbinate alle giacche.
Irene ancora in mezzo alle soffici coperte lo osservava tra un notifica di Facebook e l'altra.

Mentre lui si passava una mano tra i capelli per cercare di nascondere la ferita sulla fronte Irene pensò che era un uomo troppo dignitoso per sfruttare ciò che gli era accaduto per ottenere consensi, pietismo, indignazione.

Però qualcuno di indignato c'era per fortuna, tanti utenti e giornalisti avevano detto la loro.
Aveva letto numerosi post e articoli al riguardo, gli schieramenti di estrema destra prendevano le distanza dal gesto del ragazzo, ma...

C'era sempre un "ma" nelle loro parole, come se quel gesto fosse minimamente giustificabile, Irene leggeva cercando di trattenersi e scuoteva la testa quando leggeva simili dichiarazioni.

Quella mattina mentre Giuseppe cercava di rendersi presentabile, Irene lesse una notizia ad alta voce "Giuseppe, il ragazzo che ti ha ferito è stato arrestato e verrà processato"
Non riuscì a trattenere un po' di contentezza nella sua voce, lieta che la giustizia si fosse mossa e che il ragazzo non fosse stato rilasciato una volta arrivato in caserma.
Non trovò però la stessa sua serenità nel volto di Giuseppe che si era contratto in un'espressione sconsolata.

Mr President in love || Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora