Bella come Roma

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I due mesi a Londra erano stati incredibilmente gratificanti per Irene sia personalmente che professionalmente. Aveva avuto l'occasione di lavorare per un noto studio legale della città, assistendo avvocati rinomati nelle loro cause, finalmente tutto ciò per cui avevo studiato con tanta fatica stava prendendo forma nella sua vita. Era felice di aver pensato a sé stessa, alla sua carriera, al suo futuro. La faceva sentire incredibilmente adulta, un po' spaventata nel doversi confrontare con un mondo che non fosse quello accademico, ma aveva passato due mesi elettrizzanti, nonostante la nostalgia dei suoi affetti e della sua bella Roma era triste che il tirocinio si fosse concluso.

Lei e Mattia erano tornati a Roma per la laurea di Clarissa, un giorno che Irene sognava da una vita, lo avevano progettato così tante volte tramite lo schermo di un computer mentre Clarissa le ripeteva una tesi piena di assurdi nomi medici e sceglieva cosa indossare.

Quel giorno Clarissa era bellissima, fasciata in un abito scuro molto elegante e professionale, Irene le sorrideva tenendole la mano mentre Clarissa faceva profondi respiri e si mordeva le labbra. Era strano vederla così, lei sempre così sicura, spavalda, lei sempre pronta ad infondere coraggio agli altri, con le parole giuste per tutti, in quel momento aveva le mani sudate e continuava a ripetere nomi per Irene incomprensibili per fissarli nella testa, come se non avesse dedicato alla sua tesi un'attenzione e una cura maniacali.

E poi il momento dell'esposizione era arrivato. La sua amica parlava con sicurezza e convinzione, con la consapevolezza di meritare ogni risultato che aveva ottenuto.
La proclamazione, la corona d'alloro, le grida degli amici, lo spumante con cui Michele aveva schizzato tutti quanti, evitando accuratamente Clarissa e il suo abito per non scatenare la sua ira celebre in tutto il gruppo.
I bicchieri di vino, gli abbracci, i regali, i cori, la torta in faccia.
E tanta, tanta felicità.
E Irene vagando per Roma con i piedi doloranti, tutto il vino di quella serata a pensarle sulla testa, a renderle leggero il cuore, mano per mano con la sua migliore amica, si ricordò cosa le era così tanto mancato durante il suo tirocinio.
Clarissa guardava il cielo con aria sognante mentre toccava le foglie della sua corona d'alloro, con la stessa gioia e consapevolezza che aveva provato anche Irene.

Una volta tornate a casa si buttarono stanche sul divano fin quando Irene non ricevette un messaggio

<<So che sei a Roma, posso venirti a prendere? >>

Giuseppe.

Giuseppe l'aveva seguita sui social come una ragazzino di 15 anni, si sentiva terribilmente sciocco ma era il solo modo che avesse per sapere cosa stesse facendo.
Aveva visto le foto fatte nelle pause caffè in ufficio, alcune di Londra con sotto alcune canzoni che amava, i piatti cucinati da Mattia, alcuni selfie che lui aveva guardato con un sorriso involontario all'angolo della bocca. E si era ritrovato a pensare a quanto terribilmente bella fosse.
Inmezzo ad un mucchio di documenti a volte perdeva la concentrazione tornando a guardare quelle foto, di quella vita lontano da lui, la vita che meritava.

<<Mi cerchi sempre dopo una festa di laurea, te ne sei accorto? >>

<<Hai ragione. È un sì?>>

<<Noi ci siamo lasciati>>

<<Quindi è un no? >>

Non era un no, moriva dalla voglia di rivederlo, di trovarlo sul pianerottolo con la sua ineguagliabile eleganza, il suo sorriso sornione. Ma non poteva.
Non poteva continuare a farsi male in quel modo, cedere alle lusinghe di quell'uomo terribilmente abile ad ammaliarla, doveva avere un po' di rispetto per sé stessa.

"È lui?" domandò Clarissa giocherellando le foglie della corona che portava sulle gambe "Sì, ma non è importante"
"Sa che sei a Roma immagino, e presumo voglia vederti"
"Già, ma io..." stava per giustificarsi di fronte a Clarissa, tentando di scacciare via la voglia irrefrenabile di correre da lui, nonostante tutto, Clarissa la fermò prima che potesse proseguire "Vai da lui"
"Clari ma tu mi hai sempre detto che lui..."
"Mi sono sbagliata" ammise Clarissa sorridendole serenamente "Vi amate, non essere così sciocca da perdere questa occasione"
"Mi ha lasciata lui" precisa Irene cercando di ricordarsi il motivo della loro ultima rottura "Non siamo fatti per stare insieme. Lo sai bene, ogni volta c'è sempre qualcosa che non va, siamo troppo diversi"
Clarissa le toccò il braccio dolcemente "Ti meriti un amore così, Ire. Ti prego vai da lui, datevi quest'ultima possibilità. Vi state corrodendo nel vostro amore impossibile. Tu non hai smesso di pensare a lui, e lui ha iniziato a spiarti su Instagram come i ragazzini"

Mr President in love || Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora