Come fai a respirare?

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Giunti nell'appartamento di Giuseppe Niccolò ovviamente sperimentò un altro degli effetti collaterali di chi esagera con l'alcol, Irene gli accarezzava la schiena, Giuseppe stava appoggiato allo stipite della porta con il cuore gonfio di preoccupazione nel vedere suo figlio, il suo bambino, ridotto così.
Dopo aver portato Niccolò nel letto matrimoniale uscirono dalla camera, Giuseppe si torturava le mani, ansioso e agitato.

Irene gli regalò una carezza sulla guancia con il dorso della mano, vederlo così provato le spezzava il cuore, soprattutto se il motivo era suo figlio.
"Dovrei denunciarli tutti" ripeteva Giuseppe camminando agitato lungo l'elegante salotto, la giacca scura abbandonata sul divano, le maniche della camicia tirate fin sopra i gomiti "Hanno fatto bere dei minorenni, dei... Hanno tredici anni per la miseria, ma come si può?!"
Irene annuiva in silenzio comprendendo lo stato d'animo di Giuseppe decisamente alterato "Tredici anni..." ripeteva "Andrebbero tutti denunciati, anche i genitori di Ludovica che non c'erano! E... Mio dio Valentina cos'ha nella testa?! Manda nostro figlio in giro a quell'ora senza nemmeno sapere chi c'è?!"
Irene si avvicinò a Giuseppe costringendolo a sedersi e prendere fiato per qualche secondo  "Io non credo che denunciare tutti i parenti di Ludovica sia una buona idea, di sicuro non è questo che sistemerà le cose con tuo figlio"
Giuseppe provò a replicare, ma Irene lo zittì prima che ne avesse la possibilità
"Mi rendo conto quanto sia orribile ricevere una chiamata del genere, vedere il proprio figlio tredicenne ridotto così, semi svenuto e chinato su un water a vomitare. Credo che sia davvero una cosa orribile per un genitore, ma non è certo con tutta questa rabbia in corpo che puoi risolvere le cose"

Giuseppe abbassò lo sguardo fissando un punto indefinito del pavimento "Mi ha sempre detto che come padre faccio schifo. Da quando il mio lavoro ha iniziato a rubarmi molto tempo Valentina non ha mai mancato di farmelo notare. Non in modo diretto come stasera, ma lo leggevo nei suoi occhi. Anche Niccolò ha inziato a condividere questa idea collezionando i momenti in cui non ci sono stato"
Irene gli strinse una mano con dolcezza
"Anche se tutto questo è accaduto in un momento in cui toccava a Valentina prendersi cura di lui non posso che sentirmi in colpa. Questo è il risultato di tutte le nostre assenze, di intere giornate passate con la baby sitter. Niccolò aveva bisogno di due genitori presenti, e noi siamo stati a malapena capaci di farne uno in due"

Irene non sapeva cosa dire dinnanzi alla rabbia e ai sensi di colpa dell'uomo davanti a lei che si stava torturando le mani "Ora devo chiamare Valentina" disse alzandosi dal divano con aria autorevole "Forse dormirà" azzardò Irene "Suo figlio non è rincasato, credo dovrebbe far tutt'altro che dormire" rispose seccamente Giuseppe.
Irene avrebbe voluto provare a calmarlo, spiegargli che forse Valentina non era in pensiero perché Niccolò avrebbe dormito a casa di Ludovica, ma Giuseppe in quel momento aveva le mani che tremavano per la rabbia a la frustrazione.

Si alzò per raggiungere Niccolò e controllare che dormisse mentre Giuseppe attendeva una risposta dalla moglie che, nonostante l'ora, non tardò ad arrivare.
Si sedette sul bordo del letto per accarezzare timidamente i suoi capelli biondi, fortunatamente già dormiva.

Dall'altra stanza poteva sentire le parole di Giuseppe abbastanza nitidamente, usava un tono di voce involontariamente alto mentre litigava al telefono con la sua ex moglie, accuse al veleno. Come se quell'episodio fosse il riscatto di Giuseppe: per anni trattato da Valentina come il più assente tra i due era stato stavolta il salvatore della situazione.

"Alla fine succede sempre così" lo sentì dire "Dei nostri errori risente sempre nostro figlio" e chiuse così la chiamata, profondamente svuotato.
Provava un miscuglio di emozioni difficile da capire per lui stesso, e aver sfogato la sua rabbia e la sua frustrazione su Valentina non lo aveva fatto sentire meglio, non lo aveva fatto sentire meno colpevole perché sapeva che se Niccolò in quel periodo era particolarmente ingestibile, se avevano iniziato ad arrivare note dei professori e se si era ubriacato di sabato sera fino a ritrovarsi in quello stato, la colpa era anche sua e delle sue assenze.

Mr President in love || Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora