Epilogo

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Irene era stesa nel letto, avvolta tra le morbide coperte del loro letto, dopo essersi leggermente ridestata per colpa di qualche raggio di sole che riusciva, impertinente, a passare tra le fessure delle persiane.
Come spesso accadeva l'altro lato del letto era vuoto, Irene sospirò ormai abituata a svegliarsi per poi trovare il marito in cucina già vestito di tutto punto mentre preparava il caffè per entrambi.
Si prese qualche minuto per stare ancora a poltrire nel letto dato che si era svegliata con qualche vantaggio sulla sveglia e istintivamente la sua attenzione ricadde sull'anello dorato che faceva capolino sul suo anulare. Era un anello delicato, per niente ingombrante, anzi dopo ormai cinque anni Irene non si accorgeva quasi più di portarlo, ma ogni tanto capitava che si fermasse ad osservarlo, a pensare.

Iniziò a vagare coi ricordi come spesso le accadeva e tutta la sua vita degli ultimi cinque anni le si palesò nella mente, un ricordo dietro l'altro e si ritrovò a sorridere come una bambina.
La proposta di matrimonio sulla spiaggia, il suo palese nervosismo mentre quel pover'uomo tentava di formulare delle parole romantiche, il suo sì gridato prima di fiondarsi addosso a Giuseppe gettando entrambi sulla sabbia.
Subito i ricordi scivolarono di qualche mese avanti e nella sua mente apparirono, nitidi come fossero eventi accaduti il giorno prima, i momenti delle loro nozze.
La festa intima per pochi amici, i tentativi di evitare accuratamente che i giornalisti entrassero, il volto di Giuseppe nel vederla andare incontro a lui col vestito bianco, i balli, le risate, la prima notte da sposati passata nel loro appartamento a Chigi, appartamento che ora era di qualcun altro.

Il fatto che Giuseppe non fosse più Presidente era per la loro vita di coppia un sollievo piuttosto evidente, ma in qualche modo pensava con nostalgia a quell'appartamento che era stato testimone del loro amore. Ora che si trovavano a Firenze, più di duecento kilometri da Roma, la vita da Presidente che aveva condotto Giuseppe sembrava un lontano ricordo.

Ancora diversi giornalisti lo chiamano nei loro salotti televisivi come ospite, Giuseppe rimaneva comunque un esperto politologo nonché uomo di diritto, ed era stato uno dei pochi Presidenti che, nonostante le innumerevoli difficoltà, era riuscito a completare il suo ultimo mandato restando in carica il tempo previsto, senza far tornare al voto gli italiani.

Era evidente che gli mancasse la politica, ma non quel mondo. Amava parlarne, rimanere informato e sempre presente, ma farne parte lo aveva provato come uomo. Quando aveva deciso di tornare ad insegnare all'università Irene aveva appoggiato la sua idea ed erano andati a vivere a Firenze, città in cui vivevano da poco più di anno e che li aveva conquistati.
Niccolò l'anno successivo sarebbe venuto a frequentare lì l'università e Irene già poteva figurarseli, seduti insieme mentre Niccolò arranca sulla materia più difficile della facoltà di Giurisprudenza e suo padre gliela spiega.

Diritto privato, pensò tra sé e sé, non c'era studente che non lo avesse odiato eppure per lei era stato l'inizio della sua nuova vita, quel libro maledetto scritto da quell'uomo affascinante.
Osservò nuovamente l'anello che le fasciava perfettamente il dito e pensò a quanto la vita fosse strana, nonostante non fosse particolarmente incline al credere a cose come il destino, quello che era successo a loro pareva proprio essere stato architettato a tavolino da qualcuno, qualcuno con un notevole senso dell'ironia e un particolare gusto per il sadismo date tutte le difficoltà che avevano incontrato.
Ma quante probabilità c'erano, si domandò di nuovo Irene, che quella sera di dicembre il Presidente del Consiglio vagabondasse vicino a Palazzo Chigi e che proprio in quel preciso istante anche lei fosse lì.
Se non avesse avuto il suo libro con sé, se fosse tornata a casa senza fare la sua sosta a Castel Sant'Angelo, forse non sarebbe stesa in quel letto, con una fede al dito con scritto il nome di quell'uomo che ogni sera le dormiva accanto e che la rendeva così tremendamente felice.

La vita era davvero strana, asserì di nuovo con convinzione tra sé e sé, ma prima che i suoi pensieri tornassero a vagare a briglia sciolta un odore di caffè le pervase le narici e si alzò immediatamente, quasi fosse un implicito richiamo.

In cucina trovò Giuseppe che nel frattempo stava leggendo un giornale mentre attendeva che il caffè fosse pronto "Buongiorno marito" gli disse semplicemente regalandogli un bacio sulle labbra, lui non riuscì a nascondere un sorriso "Buongiorno moglie"


Volevo rubare qualche minuto del vostro tempo per ringraziarvi tutti (anche se penso di rivolgermi a un pubblico prettamente femminile). Grazie di cuore per aver letto questa storia che mi ha tenuto compagnia in tutti questi mesi, per i voti e per i commenti sempre entusiasti.
Penso che la storia di Irene e Giuseppe sia conclusa qua, scrivere di più per me sarebbe superfluo, preferisco salutarli così, e credetemi che lo faccio con rammarico.

Grazie soprattutto alle meravigliose ragazze del gruppo telegram in particolare Gio, Anna e Sofi, ma anche tutte le altre che ho conosciuto dopo.

Grazie per avermi dato tutto il vostro affetto, e se volete saperne ancora di me e non vi siete stufate di sentirmi blaterare mi trovate su twitter: @ElisaSnape99

Ancora mille grazie ❤️

Mr President in love || Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora