Di pranzi e mazzi di fiori

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Finalmente dopo due settimane passate sommerso dalle scartoffie aveva potuto ritagliare un pomeriggio solo per lui e Niccolò.

Era dura stargli così tanto lontano, ma era certo che un ragazzino sveglio come lui avrebbe sicuramente capito le cause di forza maggiore che lo portavano ad allontanarsi così tanto dalla famiglia.
C'era stato un periodo, dopo la caduta del primo governo in cui erano tornati ad essere felici, loro due, e nonostante l'insuccesso professionale di un Governo fatto a pezzi Giuseppe era incredibilmente sereno nel godersi semplicemente la compagnia di suo figlio in mezzo ai castelli di sabbia, sulla decappottabile con il vento tra i capelli e la genuina risata di Niccolò nelle orecchie.

Quando era tornato ad essere il Presidente del Consiglio in quel nuovo Governo aveva letto lo sguardo deluso del figlio, avrebbe tanto voluto spiegargli che non accettava quel ruolo per allontanarsi da lui, avrebbe voluto fargli mille discorsi su quanto la carica che ricopriva fosse importante, ma sapeva che qualsiasi ragione agli occhi di un undicenne sarebbe stata vana.
Lui voleva solo suo padre, Presidente o meno.

Quel giorno aveva ordinato McDonald da asporto, sapeva quanto Niccolò andasse pazzo per quella roba che Giuseppe guardava con scetticismo, aveva apparecchiato tutto nel piccolo tavolinetto che si trovava nel suo studio onde evitare di far cadere maionese su importanti documenti che si trovavano sulla scrivania.

Niccolò era entrato, dietro di lui una zelante assistente che lo aveva accompagnato fino allo studio, nonostante lui sapesse perfettamente la strada.
"Ciao papà!" esordì passandosi una mano sui capelli biondi per tenere a bada un ciuffo ribelle
"Nicco, vieni qui" disse Giuseppe aprendo le braccia, Niccolò gli concesse un abbraccio, raro privilegio per un pre adolescente.
Era strano, pensò Giuseppe godendosi quel breve abbraccio, quanto fosse cresciuto.
Fino a qualche tempo prima era lui a correre in sua direzione euforico, Giuseppe apriva le braccia per accoglierlo in un abbraccio, non doveva chiederglielo, Niccolò semplicemente correva verso di lui sicuro che l'avrebbe afferrato.
La dolce genuinità che rende meravigliosi i bambini.

Quando si separarono lo scrutò per un paio di secondi, lo sguardo furbo, i capelli biondi perfettamente sistemati, indossava addirittura una camicia celeste tenuta fuori dai jeans scuri "Che signorino" disse Giuseppe dirigendosi verso al tavolo "Papà!" lo sgridò il figlio sedendosi di fronte a lui "Non si dice più signorino!"
"E come si dice?" domandò Giuseppe iniziando a tirare fuori il cibo dai sacchetti
"Non lo so... Figo. Signorino è una parola della preistoria"
Giuseppe scoppiò a ridere "Chiedo scusa, sei proprio figo"

Iniziarono a mangiare chiacchierando del più e del meno. Niccolò era sempre stato un bambino loquace e Giuseppe se ne compiaceva, era sempre suo figlio a parlare senza che lui dovesse tirargli fuori di bocca gli argomenti.

Gli raccontò dei suoi ultimi progressi a scuola, degli ottimi voti che prendeva, del torneo di calcio che avevano perso per un soffio, dello splendido rigore che aveva segnato. Giuseppe lo ascoltava rapito mentre Niccolò raccontava tutta la sua vita di quelle ultime settimane e realizzò quando la sua vita scorrese rapida, di quando crescesse in fretta, senza aspettare che lui fosse libero dagli impegni presidenziali.
Niccolò cresceva, il tempo passava e non aspettava certamente lui.

"In questo periodo sei più triste" disse Niccolò portandosi alla bocca il bicchiere di Coca Cola "Come?" domandò Giuseppe alzando un sopracciglio "Lo ha detto mamma"
"Lo ha detto a te?"
"No, alla sua amica Federica e io ho sentito"
"Non si origliano le conversazioni altrui" lo rimproverò Giuseppe cercando di cambiare argomento
Niccolò scrollò le spalle "Non ho origliato, ero a casa, non potevo mica tapparmi le orecchie"

Giuseppe sorrise, la risposta sempre pronta  era una dote che inevitabilmente aveva preso da lui, se ne compiacque. Gli piaceva vedere che suo figlio avesse così tanto di lui e più cresceva più certe somiglianze erano evidenti. Era proprio un piccolo Conte.

Mr President in love || Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora